«Tendenzialmente favorevoli ai parchi solari alpini»

Di fronte a questo sole d’autunno - che bacia anche le nostre montagne -, a quella che potremmo definire un’«estate indiana», abbiamo ripensato a una delle frontiere più controverse del momento. Il solare alpino. Perché «controversa»? Be’, perché sta riscontrando risposte e reazioni poco continue e poco uniformi. Se in alcuni cantoni sembra una risorsa - o una potenzialità - ben accolta, in altri non ha ancora ottenuto riscontri incoraggianti, anzi, tutto il contrario. Basti pensare ai risultati delle votazioni in Vallese - dove il popolo ha bocciato il relativo decreto - e a quelli delle votazioni in singoli comuni grigionesi, invece molto positivi.
«Possono esserci conflitti»
Il nostro Cantone, intanto, ha incassato le prime domande di autorizzazione e ha posto in vigore le disposizioni transitorie ad hoc. Qualcosa quindi sembra muoversi anche dalle nostre parti. Anche se il direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali, ha già avuto modo di sottolineare - in particolare in un’intervista di qualche mese fa alla Regione - che «secondo me è opportuno iniziare a dotare di fotovoltaico le zone edificabili già predisposte, il cui potenziale è più facilmente sfruttabile». Ecco, siamo tornati a sollecitare il consigliere di Stato sul tema, anche alla luce dei primi passi in avanti mossi sul tema (con tanto di prima licenza preliminare concessa). Sull’approccio del Cantone rispetto ai parchi solari alpini, Zali spiega: «Noi siamo tendenzialmente favorevoli, consapevoli però che possono esistere conflitti con talune zone alpine particolarmente meritevoli di protezione sia per la flora, la fauna o l’aspetto paesaggistico, quindi non incondizionatamente favorevoli ma tendenzialmente favorevoli e, ovviamente, anche il PECC (ovvero il Piano energetico e climatico cantonale, ndr) ha un interesse a una grande produzione di energia fotovoltaica, specie se è garantito un potenziale anche in inverno».
«Il Cantone non temporeggia»
«Tendenzialmente favorevoli». Una definizione che sembra in qualche modo confermare l’impressione che il Cantone voglia temporeggiare, in materia. Ma per Zali questa «è un’impressione sbagliata». Anzi, «il Cantone non sta per nulla temporeggiando, si è chinato su tutte le domande che sono state presentate. Il fatto che non si esca continuamente a comunicare in tempo reale quello che si fa non significa che non si stia lavorando». Quantomeno allora è stata imboccata questa via comunicativa a fari spenti. Zali spiega: «Il Cantone ha agito con accortezza, nel senso che disponeva già di un quadro moderno come il piano cantonale con autorizzazione a costruire. Su questo istituto,di cui eravamo già dotati in legge, abbiamo adottato le norme di regolamento calzanti al tema del fotovoltaico alpino, ritenuto l’imperativo della Confederazione di fare in fretta e quindi di accelerare e snellire le procedure». Intanto già, come detto, sono giunte le prime richieste. «Sì, ci sono state alcune richieste, una ha ricevuto una licenza preliminare e le altre hanno ricevuto risposte negative». Va quindi sottolineato come, per ottenere una risposta positiva, i progetti debbano avere determinate caratteristiche, per essere considerati interessanti e sfruttare eventuali agevolazioni. «Occorre che ci siano promotori validi, dotati del necessario capitale proprio e della volontà di agire in tempi brevi e che intendono rispettare quanto disposto dalla Legge federale anche in termini di dimensioni dell’impianto». In questo primo caso, a ricevere risposta positiva è stato il progetto del Monte Tamaro.
«Le premesse ci sono»
Lo scorso mese di settembre, il Parlamento federale aveva deciso che potranno beneficiare di procedure semplificate e di finanziamenti federali quegli impianti destinati a produrre almeno 10 gigawattora all’anno e che cominceranno a immettere una parte di quell’energia in rete entro la fine del 2025. I finanziamenti federali, a quel punto, potranno coprire fino al 60% dell’investimento, fino a una produzione cumulata di 2.000 gigawattora a livello nazionale. Claudio Zali è convinto che anche in Ticino riusciremo a vedere realizzato un parco solare alpino entro il 2025. «Mi auguro di sì, e le premesse ci sono. Il Cantone ha giocato di squadra, creando una procedura il più snella possibile. Le regole sono quelle del diritto federale, speriamo di poter cogliere l’opportunità: portare in Ticino, grazie a chi saprà fare questo lavoro, un’importante partecipazione federale e poter disporre di questa energia pulita il più presto possibile».
«Non è tutto confrontabile»
Alla luce di queste considerazioni, il direttore del DT empatizza con i vallesani, con la loro scelta di bocciare il decreto cantonale volto a facilitare la procedura di autorizzazione per la costruzione di grandi parchi. «L’esigenza di tempi brevi, come imposto in questo caso dalla Confederazione, mal si concilia con i processi democratici interminabili a cui siamo solitamente abituati, quindi in questo caso avere mantenuto l’impianto normativo a livello di Esecutivo cantonale, in quanto c’era già una base legale formale, ha facilitato di molto l’operazione». E allora, il sì dei grigionesi? «È difficile chinarsi su tutte le sensibilità locali presenti in Svizzera. È chiaro che per una comunità locale un progetto come questo porta da una parte, come sempre, il disturbo, l’incomodo, un certo impatto, ma dall’altra porta indotto, lavoro. E quindi ogni comunità pondera gli interessi, magari anche alla luce del singolo progetto. Non è sempre tutto confrontabile».
La soddisfazione di Rocco Cattaneo
Rocco Cattaneo, a nome della società anonima S’Rok, aveva depositato la domanda di costruzione preliminare per il parco solare alpino Duragno nel Comune di Mezzovico lo scorso 21 luglio. Come sottolineato dal Dipartimento del territorio, tale richiesta è l’unica, per ora, nel nostro cantone, ad aver ottenuto una licenza preliminare positiva. Da noi sollecitato, lo stesso Cattaneo oggi spiega: «Sì, il Cantone è arrivato alla conclusione che non sono emersi fattori determinanti che escludono a priori la realizzazione dell’impianto. Una conclusione incoraggiante». Che si somma alle disposizioni transitorie poste in vigore dal Governo. Cattaneo, in questo senso, aggiunge: «Ora ci sono condizioni chiare, e sappiamo quindi che cosa bisogna presentare per ottenere la licenza edilizia per un impianto che sia conforme alla legge federale. Noi, in questo momento, stiamo allestendo il dossier e vorremmo, entro fine anno, o al massimo entro fine gennaio, poter inoltrare la richiesta per la licenza edilizia di questo impianto». Impianto che sorgerebbe nella parte alta della Valle Duragno a 1900 metri di altezza. «Dove c’è già un’antenna della Swisscom e, quindi, un collegamento per trasportare a valle l’energia elettrica. È chiaro che, se ci sono infrastrutture in loco, ciò favorisce la realizzazione di questi impianti». Quello firmato da Cattaneo sorgerebbe su una superficie del patriziato di Mezzovico. «Tra i documenti più importanti necessari per la richiesta della licenza edilizia vi è senza dubbio il rapporto sull’impatto ambientale. Siamo entrati in questa fase di progettazione che dovrebbe occupare i prossimi tre mesi. Ci lavora un team eterogeneo». Insomma, intanto è arrivato un via libera di principio: non sembrano esserci impedimenti di partenza. «Ora si tratta di andare più in profondità, con aspetti tecnici e ambientali. Non va dimenticato che si lavora, nel caso, a 1900 metri d’altezza». Su una superficie attorno ai 5 ettari, che permetterebbero la realizzazione di un impianto di 10 MWp di potenza con pannelli fotovoltaici bifacciali. «Ci stiamo muovendo in modo molto moderato. In Vallese, si parla di impianti cento volte più grandi, e questo fatto ha messo in agitazione l’opinione pubblica. Non così nei Grigioni, dove si sta lavorando a diversi progetti simili al nostro».