L’esperto

Terremoti, eruzioni ed esplosioni, «ma la fine del mondo è lontana»

Prima una scossa in Ticino con epicentro a Bergamo – Poi il botto, gigantesco, alle isole Tonga – Il Servizio sismico svizzero rileva che «aumenta l’intensità» – Silvio Seno, direttore del Dipartimento ambiente, costruzioni e design della Supsi: «Tutto normale, è il nostro pianeta che vive e respira, nulla di cui preoccuparci»
© EPA/TONGA METEOROLOGICAL SERVICES
Jona Mantovan
28.01.2022 12:00

Arcipelago di Tonga, Oceano Pacifico. È il 14 gennaio 2022. Una gigantesca esplosione causa onde d’urto e tsunami che provocano danni anche dall’altra parte del mondo. La potenza dell’eruzione del vulcano Hunga Tonga è paragonabile a centinaia di volte quella della prima bomba atomica sganciata su Hiroshima. Un enorme fungo di polveri e gas si innalza fino a 30 chilometri di altezza. Un colosso di turbini, fulmini, saette e onde d’urto che fanno il giro del mondo più volte. Cenere e piogge acide ricoprono le 170 isole. Il disastro, secondo il governo locale, è «senza precedenti». Uno scenario da «fine del mondo». Reso ancora più inquietante da una scossa che, pochi giorni prima, si è sentita pure nella Svizzera italiana. In effetti, l’epicentro è a pochi chilometri oltre il confine nazionale. Ma non solo. Pochi giorni fa, il Servizio sismico svizzero ha fatto un bilancio dei «tremori» nel 2021: «Sono stati poco più di 1.100. Cifra inferiore a quella degli anni precedenti, ma ad aumentare è stato il numero di sismi mediamente forti». Dobbiamo temere il peggio? Non secondo Silvio Seno, direttore del Dipartimento ambiente, costruzioni e design della Supsi: «No, niente panico. È solo il nostro pianeta che respira e che vive – dice lo scienziato al Corriere del Ticino –. Stiamo calmi e non preoccupiamoci. La fine del mondo è lontana».

«È vero, però, che i terremoti sono tra i fenomeni naturali che più di altri possono provocare danni ingenti e possono costare caro anche in termini di vite umane», sottolinea l’esperto. Che, tuttavia, getta acqua sul fuoco rimettendo le cose al loro posto: «Il pianeta, da che esiste, respira e vive. E un segnale di questo respiro sono proprio i terremoti. L’altro fenomeno, molto collegato a questi, è rappresentato dall’attività dei vulcani. Proprio in questi giorni ne abbiamo avuto una testimonianza con quanto successo nell’arcipelago delle isole Tonga». Tuttavia, dal punto di vista della scienza, non c’è una relazione diretta tra i terremoti sulle Alpi, in Svizzera, e quanto succede nel Pacifico: «Ciononostante, dobbiamo ammettere che il pianeta ha dei meccanismi che sono uguali dappertutto. Quindi, i movimenti delle placche, la formazione delle catene, l’apertura degli oceani fanno sì che si scatenino terremoti. E se noi confrontassimo la mappa della Terra con i più grandi terremoti, ovvero le zone con più sismicità, con un’altra mappa nella quale sono segnati i vulcani più attivi, beh, vedremo che le due si sovrappongono. Vulcani e terremoti sono la stessa faccia, doppia, della medaglia: i movimenti tra le placche tettoniche che avvolgono la crosta terrestre».

Più che il terremoto, sostiene Silvio Seno, preoccupano di più le conseguenze, come un’improvvisa interruzione della rete web su larga scala, che potrebbe costare parecchie vite umane.
Più che il terremoto, sostiene Silvio Seno, preoccupano di più le conseguenze, come un’improvvisa interruzione della rete web su larga scala, che potrebbe costare parecchie vite umane.
I prossimi grandi terremoti avverranno nelle zone che ne hanno registrati anche negli ultimi tempi: Pacifico, Giappone, costa meridionale dell’America del Sud, le faglie di San Andreas

Gli studiosi tengono d’occhio alcune aree particolarmente «calde» da questo punto di vista. «Le zone del pianeta nelle quali si attendono i prossimi grandi terremoti sono quelle che ne hanno registrati anche negli ultimi tempi: la zona del Pacifico, il Giappone, la costa meridionale dell’America del Sud. E, tra le specificità meglio studiate, c’è quello del sistema di faglie di San Andreas, in cui è atteso un grande terremoto nella parte meridionale, quella più vicina alla California meridionale, a Los Angeles». Il tema è stato cavalcato parecchio dalla cultura popolare, da cinema e videogiochi di genere catastrofistico. Oceani che ribollono facendo inabissare città intere, grattacieli che crollano mentre solo chi riesce ad alzarsi in volo con un aereo sopravvive, assistendo impotente al cataclisma apocalittico come succede nel film 2012. Silvio Seno non nasconde un sorriso per l’ingenuità delle rappresentazioni: «Sì, vedo spesso nei film che si aprono delle voragini che risucchiano chiunque e qualsiasi cosa. Benché ci siano delle spaccature che si aprono nel terreno in occasione dei terremoti più grandi, direi che queste sono decisamente esagerate e fantasiose. C’è però, di solito, una fedeltà abbastanza affidabile per tutto quanto riguarda la distruzione degli edifici». Quindi occhio, un fondo di verità, da qualche parte, c’è.

Un terremoto può mettere in ginocchio una nazione non tanto per i danni iniziali in sé, tanto per l’impatto a medio termine: un’interruzione della rete web su larga scala creerebbe il caos, dall’organizzazione dei soccorsi alla gestione di ospedali e reti elettriche

Il ricercatore, piuttosto, rivolge il pensiero a un altro aspetto, spesso trascurato. Che potrebbe provocare conseguenze davvero pesanti. «Siamo molto condizionati da Internet. Praticamente tutto viaggia attraverso la Rete. Un terremoto può mettere in ginocchio una nazione non tanto per i danni iniziali in sé, tanto per l’impatto a medio termine. Pensiamo, per esempio, all’organizzazione dei soccorsi, alla gestione degli ospedali, a quella delle reti elettriche. Un’interruzione della rete web su larga scala creerebbe parecchie difficoltà in tutte le operazioni di ripristino alle infrastrutture. Tutti piccoli ostacoli che potrebbero costare parecchie vite».

Ma come vive un addetto ai lavori la notizia del Servizio sismico svizzero? Il fatto che aumentino i terremoti di media intensità è una «spia» che segnala qualcosa di grosso in arrivo? Per nulla. Silvio Seno non si scompone: «Non è una notizia sorprendente. Rappresenta una normalità, il fatto che in Svizzera ci siano dei terremoti. La maggior parte di questi circa mille all’anno è così debole che non sono nemmeno percepiti dalle persone, ma solo dagli strumenti». Un piccolo scuotimento del suolo, insomma. Microscopico. Tanto rumore per nulla... «No, perché è necessario avere questo tipo di sorveglianza. È importante, perché serve a studiare la pericolosità e il rischio sismico della Svizzera per poi prendere delle misure. La soglia di percezione è sulla magnitudo 4. Se le persone sono molto vicine, possono percepire una scossa molto forte. Certo, le reti sismiche sono molto sensibili e possono registrare anche le vibrazioni emesse dalle attività umane: treni, cantieri, autocarri ma questi ‘rumori’ sono poi filtrati. E la ‘registrazione’ arriva agli occhi degli analisti epurata da questi effetti».

I cantieri sotterranei cambiano lo stato degli sforzi e dei delicati equilibri naturali nel sottosuolo. Ecco perché è importante che le stazioni rilevino tutti i cambiamenti a livello sismico

A proposito di attività umane, Silvio Seno ricorda un altro vantaggio di una verifica costante di quel che succede sotto i nostri piedi: «Tutte le opere sotterranee, per esempio la costruzione di gallerie, cambia lo stato degli sforzi e degli equilibri naturali nel sottosuolo ed è importante che le stazioni rilevino questi cambiamenti».

Svizzera e Ticino, comunque, sono aree «fortunate» sul fronte dei terremoti. «Viviamo in una zona molto tranquilla. Tanto che oltre a registrare i piccoli terremoti di casa propria, percepiamo anche quelli nelle nostre vicinanze. Com’è stato il caso di Bergamo, qualche giorno fa. Certo, la Svizzera italiana non si fa mancare altri pericoli naturali. Le alluvioni o le frane, mentre i terremoti sono praticamente assenti o sono così deboli che non li percepiamo nemmeno». La probabilità di avere un 2012 sotto casa, conclude l’esperto, è decisamente bassa. I veri cataclismi, insomma, continueremo a vederli al cinema e in tv.

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