La presa dei molini bernasconi

A 25 anni dalla nascita dell’autogestione a Lugano

Il 12 ottobre 1996, in un Ticino distratto dai Mondiali di ciclismo, un gruppo di autonomi occupò l’edificio abbandonato dando il via a un movimento che resiste da un quarto di secolo - «A Lugano per i giovani, a parte il mainstream, non c’era nulla»
© KEYSTONE/Karl Mathis
John Robbiani
12.10.2021 06:00

Dodici ottobre 1996. Il Ticino era completamente immerso nei Mondiali di ciclismo. Si stavano festeggiando gli ori di Alex Zülle e Barbara Heeb e - elemento importante - tutte le forze dell’ordine disponibili nel nostro cantone erano impegnate a preparare la gara in linea del giorno seguente: quella in cui Mauro Gianetti perse in volata sul rettilineo di Cornaredo. È in questo contesto che, a un paio di chilometri di distanza (in via Molinazzo 2 a Viganello), esattamente 25 anni fa iniziava a Lugano l’esperienza dell’autogestione. Dopo un corteo gli autonomi occuparono gli ex Molini Bernasconi. La settimana prima, a Bellinzona, era stata occupata casa Cinzia. Venticinque anni di storia. Controversa e discussa, sì, ma non ancora conclusa. Una storia che Olmo Cerri - documentarista - ha voluto raccontare in un podcast (Macerie) la cui prima di nove puntate verrà messa a disposizione online proprio oggi. «Anni - spiega Cerri - in cui sono successe cose incredibili». Fuoco, sgomberi e macerie. «Venticinque anni che rappresentano un pezzo di storia di Lugano e del Ticino. E si può magari considerare l’autogestione una questione marginale, ma non si può far finta che non esista».

Dal Tassino all’incendio
«Iniziamo col dire - sottolinea Cerri - che il podcast non rappresenta la voce del Molino o della sua assemblea. È un lavoro collettivo, a cui hanno partecipato diverse persone, e che vuole essere storico e narrativo». Non necessariamente giornalistico dunque (Cerri non ha mai nascosto le sue simpatie per l’autogestione) ma che ha voluto raccogliere le testimonianze di chi c’era. Basti pensare che, essendo passati appunto 25 anni, alcuni di coloro che parteciparono alla «presa» dei Molini oggi si avvicinano all’età della pensione, mentre tanti di coloro che ora appartengono al movimento in quel 1996 non erano neppure nati. «Io avevo 12 anni - spiega Cerri - e dunque troppo piccolo per partecipare in prima persona. Ho iniziato a frequentare il Molino soprattutto dopo, quando l’autogestione si è spostata all’ex Macello. Ma ho chiaramente sentito gli echi di quanto accaduto nel ‘96 e, avendo vissuto il seguito, è stato interessante realizzare questo podcast e scoprire dettagli e storie legate a quel periodo». Ma quali furono i motivi che portarono all’occupazione? «In realtà - spiega Cerri - già negli anni Sessanta il tema era stato sollevato a più riprese. Dalle interviste raccolte emerge che fu soprattutto l’insurrezione zapatista del 1994 a riaccendere la miccia. In ogni caso in quel periodo il panorama luganese era desolante». Una città - si può sentire nelle interviste del podcast - in cui per i giovani l’offerta era nulla o quasi. «Arrivava solo il mainstream. Solo quello che volevano loro (l’autorità, ndr). «E importante - spiega Cerri - è stato l’episodio della festa al Tassino (in cui si possono leggere similitudini con quanto accaduto recentemente a villa Saroli), segnata da un intervento massiccio della polizia. C’erano stati tentativi di trovare un luogo , alla Termica per esempio, ma il Municipio non è mai stato in grado di dare risposte. L’occupazione dei Molini è stata una sorta di extrema ratio». A Viganello il CSOA rimase meno di un anno. Nel 1997 la struttura andò a fuoco e il centro sociale si spostò al Maglio, sgomberato nel 2002. Poi si arrivò - dopo settimane di occupazione delle piazze cittadine - all’accordo con Città e Cantone per l’utilizzo dell’ex Macello. Ma come mai a Lugano l’autogestione ha sempre fatto tanto discutere? In altre città elvetiche il fenomeno è ormai dato per scontato. «È una domanda complicata. Tra le ipotesi c’è il fatto che non abbiamo mai avuto un vero passato industriale e operaio. Si è passati da una società rurale a quella dominata dalle banche. È mancato dunque un periodo intermedio che avrebbe lasciato sul territorio una serie di spazi, anche mentali. Lugano poi è una delle poche città medio-grandi guidate da un Municipio di destra ed è chiaro che la Lega non vede di buon occhio questi movimenti».

© TiPress/Francesca Agosta
© TiPress/Francesca Agosta

«Resta un punto di riferimento»
C’è chi sostiene che l’autogestione fosse un po’ in crisi negli ultimi anni. Che avesse perso consensi e si fosse troppo isolata. Ma anche che quanto accaduto il 30 maggio (lo sgombero e la parziale demolizione dell’ex Macello) abbia rinvigorito il movimento. Cosa ne pensa? «In crisi? Non dimentichiamo che in mezzo c’è stata una pandemia. All’ex Macello c’era ancora molta vita ed era ancora un punto di riferimento per diversi giovani. Lo dimostrano le manifestazioni organizzate dopo lo sgombero».

Come ascoltarlo
Il podcast può essere ascoltato su spreaker.com/show/macerie, su Spotify e Apple podcast e sarà trasmesso da diverse radio.

I molinari tornano in centro
Oggi i molinari saranno in piazza della Riforma (da loro ribattezzata piazza Rivolta) a partire dalle 18.30 per festeggiare i 25 anni del movimento. Previste dalle 19.30 videoproiezioni, poetryslam, slide e sound.

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