Vita serale e musica

A Chiasso le note live resistono alla crisi

Il Murrayfield pub della cittadina di confine è uno dei rari locali del cantone che ancora propone concerti - L’accoppiata bar-musica sta vivendo un momento difficile - «In Ticino molti ritrovi trascurano la loro immagine»
(Foto Reguzzi)
Lidia Travaini
23.07.2019 06:00

CHIASSO - Bar e musica live. L’accoppiata è talmente classica da sembrare scontata. In Ticino però è sempre più rara, i ritrovi pubblici che ospitano un palco, seppur magari di dimensioni ridotte, e propongono più o meno regolarmente concerti di gruppi nostrani e non stanno infatti chiudendo uno dopo l’altro. Gli ultimi finiti su questa triste lista sono ritrovi che in Ticino hanno fatto la storia come il Living Room di Lugano – dopo 21 anni - e il Peter Pan di Bellinzona, che dopo 27 anni di attività ha annunciato la chiusura per il 31 dicembre. E il Mendrisiotto negli ultimi anni non è restato immune a questa sorta di epidemia: la cessazione dell’attività dello Zion Club di Morbio Inferiore prima (nel 2009) e dell’Arena Live Pub di Mendrisio poi (nel 2014) ne sono la prova. La carenza di ritrovi serali per i giovani è inoltre un tema sentito e più che mai attuale.

Un messaggio da trasmettere

In questo mare tempestoso c’è però chi resiste e sopravvive, fungendo ormai da più di un quarto di secolo anche da punto di riferimento per quanto concerne la vita serale. È il caso del Murrayfield pub di Chiasso, un ritrovo pubblico da cui sono passate generazioni di giovani (e meno giovani) e di appassionati di musica, birre e whiskies. «In Ticino hai vinto se quando entri in un locale pubblico pensi di non essere in Ticino» esordisce lo storico gerente Tomaso Gobbi.

«In Ticino hai vinto se quando entri in un locale pubblico pensi di non essere in Ticino»

Sia ben chiaro, ci tiene a precisare subito il nostro interlocutore, questa non è né una critica nei confronti dell’offerta attuale cantonale, né l’ammissione di avere trovato la ricetta del successo. «Ho l’impressione che dalle nostre parti molti locali non si preoccupino abbastanza della loro immagine. Spesso quando qualcuno ritira un bar riapre mantenendo l’arredamento già presente senza voler dare la propria impronta per poter far passare il proprio messaggio». È in questo senso che si inserisce anche l’offerta musicale che contraddistingue da 26 anni il pub della cittadina di confine. «Nei primi anni di attività proponevamo musica live ogni domenica a partire dalle 16. Inizialmente andava benissimo poi la gente ha cominciato a diminuire e abbiamo rinunciato». Una rinuncia non dal carattere definitivo, dopo qualche tempo l’accoppiata bar-musica è infatti tornata, ma di sabato: «Da qualche tempo abbiamo anche rinunciato al biglietto d’entrata. Questa scelta ha fatto sì che un maggior numero di persone si avvicinasse alle nostre proposte musicali».

Palco troppo piccolo per i ticinesi

La ricetta per il successo non è quindi facile da individuare, e soprattutto non è sempre la stessa: «Bisogna proporre cose diverse per capire cosa piace. Qui ad esempio abbiamo provato più generi musicali, con artisti da tutto il mondo – anche persone che dalle loro parti venivano seguite da migliaia di fans – ma, alla fine, il pubblico non ha mai dimostrato troppo interesse per cui ora proponiamo essenzialmente blues, un genere musicale molto variegato che si adatta ai gusti di molti. Il nostro lavoro è apprezzato dai musicisti, al punto che negli anni si è creato un certo passaparola che ha fatto sì che riceviamo proposte di artisti di livello provenienti da ogni parte del globo». A mancare sul palco del pub chiassese sono i musicisti ticinesi che, ammette il nostro interlocutore, non sempre sono disponibili ad esibirsi in spazi così piccoli.

Crisi difficile da spiegare

La scelta di puntare sul blues si riflette anche sulla clientela del pub, frequentato da persone di ogni età, estrazione sociale, nazionalità, professione, eccetera – «È quello che mi piace di questo locale ed è sempre un piacere quando tra il pubblico vediamo gente giovane incuriosita dalle nostre proposte». La crisi che stanno vivendo altri ritrovi che storicamente puntano sulla musica live per Gobbi è però difficile da spiegare. «La chiusura del Living sinceramente non ho capito come possa essere successa. Era un locale pionieristico per il Ticino e con delle ottime proposte musicali».

Ciò che resta scontato e inscindibile è il legame tra il pub chiassese e la musica. A confermarlo è anche il fatto che il suo nome avrebbe dovuto essere quello di una canzone: «The auld triangle». «I primi proprietari del locale volevano chiamarlo così, in quel periodo però non era concesso scegliere nomi in lingue straniere che potessero essere tradotti in italiano e l’ufficio preposto negò il permesso». La seconda opzione era Murrayfield, come lo stadio di Edimburgo. Il resto è storia.

Una storia, quella del locale, che è stata celebrata durante la festa di compleanno, il 26.esimo, tenutasi negli scorsi giorni durante la quale non è naturalmente mancata la musica live.