Nella cittadina

A Chiasso non si cambia idea: l'osteria L'Uliatt rimane chiusa

La Fondazione Diamante ha incontrato i promotori della petizione per il mantenimento del ristorante, confermando la scelta fatta – «Nessuna volontà di smantellare»
© Fondazione Diamante
Red. Mendrisio
20.02.2025 22:05

La chiusura dell’osteria L’Uliatt «è definitiva». A confermarlo una volta per tutte, spegnendo le speranze di chi sperava in un contrordine e per agevolarlo ha promosso anche una raccolta firme, è la Fondazione Diamante, che gestiva l’esercizio pubblico aperto sino alla fine del 2024.

Il punto definitivo è stato messo oggi, dopo un incontro tra i promotori della raccolta firme (che ne hanno raccolte circa 5.000) e i rappresentanti della Fondazione. «Già lo scorso mese di ottobre, il Consiglio di Fondazione aveva esplicitato le ragioni, di natura socioeducativa, che hanno determinato la chiusura del ristorante – si legge in una nota firmata dalla Fondazione stessa –. Lo stesso era ubicato all’interno di una struttura socioeducativa, in cui la maggior parte dei collaboratori a beneficio di una rendita AI lavora in ambito artigianale. La necessità di garantire una ridistribuzione più equilibrata delle risorse educative disponibili ha portato alla decisione di rinunciare all’attività di ristorazione».

L’osteria faceva parte del progetto del laboratorio L’Idea, che propone attività in quattro settori: lavorazione di oggettistica in legno, realizzazione di cornici, attività di economia domestica e, appunto, l’osteria. Un laboratorio che rimarrà a Chiasso, «senza alcuna riduzione del numero di posti attribuiti. Non vi è quindi – nonostante la cessazione dell’attività di ristorazione – nessuna volontà di smantellamento della presenza della Fondazione a Chiasso (e tantomeno nel Mendrisiotto)».

La crescita della Fondazione negli ultimi 25 anni è stata possibile, si evidenzia, grazie al dinamismo ed alla capacità di adattamento, che in diverse occasioni ha richiesto di riorientare o trasferire strutture e attività». In quest’ottica non si escludono «possibili future attività volte a promuovere progetti inclusivi sul territorio». La Fondazione nella nota conferma la sua disponibilità a discuterne con il Municipio di Chiasso, «unico legittimo partner istituzionale». Progetti che dovranno in ogni caso confrontarsi anche con limiti economici: «Limiti finanziari che le recenti decisioni politiche hanno peraltro pesantemente ridotto, riducendo i margini in precedenza disponibili per avviare nuovi progetti».

L’amarezza dei promotori

Un feedback sull’incontro odierno lo hanno fornito anche i promotori della raccolta firme. Pur ammettendo di capire «le ragioni di una scelta tanto dolorosa», il gruppo ammette di avere «l’amaro in bocca per una decisione definita irrevocabile». La scelta della Fondazione «priva Chiasso di un luogo irripetibile – si sottolinea –. Resta comunque la speranza che in un futuro, grazie all’imprescindibile intervento delle autorità comunali, si possa, in collaborazione con altre associazioni presenti sul territorio, progettare un nuovo ritrovo dove l’interazione, l’inclusione, la vicinanza siano realmente fruibili da chiunque», scrivono Moreno Colombo, Stefano Tonini, Daniele Raffa, Tiziana Grignola, Edo Cavadini e Luigi Rigamonti. 

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