Cultura

A Lugano la spazzatura di lusso diventa arte (e aiuta le donne malate)

Alla Kromya Art Gallery l'esposizione di Pietro Terzini, che trasforma lo scarto dei brand di moda in quadri con elementi pop e dissacranti
© Hemmeler Comunicazione
Red. Online
15.12.2023 11:44

Si è tenuto ieri il vernissage dell'attesissima mostra «(TRA)SH» di Pietro Terzini e curata da Chiara Canali presso la KROMYA Art Gallery di Lugano. Una trentina di opere dell'artista italiano pop-concettuale sono state esposte per la prima volta in Svizzera, con numerosi appassionati che hanno approfittato di questa opportunità per conoscere e interagire con Terzini, che sui social vanta un impressionante seguito da oltre mezzo milione di followers. 

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Il vernissage è stato una bella occasione per approfondire il suo percorso artistico, avvolti da una suggestiva cornice musicale e accompagnati da una selezione di drinks di Bisbino. Molti gli artisti e i collezionisti presenti all'evento: un'occasione per ispirarsi e favorire connessioni, creando ponti tra persone di diverse culture, formazioni e generazioni.

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Il titolo della mostra, (TRA)SH, allude al medium espressivo utilizzato per realizzare lo sfondo delle opere, cioè i sacchetti, le scatole, i contenitori dei più grandi marchi internazionali di moda e design che, dopo essere diventati materiali di «scarto», «trash», «immondizia di lusso», vengono riattivati e trasformati in «arte» (TRA=ART), cioè oggetto di valore, attraverso una operazione dadaista di recupero, decostruzione e ricostruzione.

Pietro Terzini non riproduce pittoricamente il packaging con i loghi e le firme in bella vista, come accadeva per gli artisti della Pop Art degli anni Sessanta, ma preleva dalla strada gli involucri e li utilizza esattamente così come sono, accumulandoli e sovrapponendoli in collage di texture, perché i colori, le scritte, i segni e i simboli che esibiscono sono già di per sé elementi «pop», facilmente riconoscibili e memorizzabili per il pubblico.

Secondo l’autore, infatti, i brand di moda, ma anche quelli nell’ambito tecnologico o della consulenza, rappresentano oggi le nuove religioni, pervasive e presenti con i loro loghi, che, amplificate dal sistema pubblicitario e dei social media, dominano la nostra cultura popolare. Immortalare i brand vuol dire, dunque, evidenziare lo Zeitgeist, lo spirito del tempo degli anni Duemila, un tempo dominato dal consumismo, dalla globalizzazione e dall’iper-connessione.

L’immaginario dei brand diventa quindi, per Pietro Terzini, la tela su cui intervenire attraverso il proprio carattere unico e personale, il proprio tone of voice. 

In un'ottica di avvicinare l'arte ad un pubblico variegato, oltre le opere, è stato inoltre possibile acquistare la prima raccolta «100 DMs» (Direct Messages) dell'artista cosi come una serie di grafiche a tiratura limitata numerate e firmate di un DM («It's impossibile / Let's do it»). L'artista ha generosamente ceduto una sua frase («the best things are not things») che è stata stampata su una borsa in cotone; il 30% del ricavo netto è stato offerto all'associazione no-profit svizzera IMperfect, che con le sue attività sostiene attivamente le donne con diagnosi di cancro al seno.

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