A Malpensa in treno... o forse no, ma non di certo in bus

È tempo di estate, di vacanze, di partenze. E si torna a prendere l’aereo, per alcuni a distanza di anche 24 mesi, causa pandemia. Ma a pochi giorni dalla data fatidica, biglietti del volo e documentazione dell’albergo alla mano, sorge spontanea una domanda: in aeroporto come ci arriviamo? Per chi parte da Zurigo la risposta è scontata, due ore di treno. Ma i ticinesi, si sa, prediligono gli scali milanesi. Anche qui la soluzione dovrebbe essere assodata, perlomeno negli intenti dell’Ufficio federale dei trasporti (UFT). Un’ora e 55 minuti, 30 franchi, da Bellinzona; un’ora e 35 minuti, 23 franchi, da Lugano. Treni ogni ora tra le 5 e le 21.
Ma forse non è così scontato. Bastano poche domande tra i conoscenti ed emerge che la maggior parte preferisce recarsi in aeroporto in auto e affidarsi a uno dei tanti servizi di parking in zona o direttamente allo scalo. Per soggiorni più lunghi ci si affida alla cortesia e al passaggio di amici e familiari. «In fondo ci vuole solo un’ora». I diciotto mesi di coronavirus hanno un po’ scombussolato le cose. Ma c’è ancora chi rimpiange il servizio di bus. «Il Giosy Tours che sapeva offrire soluzioni economiche anche a orari improbabili». Un punto dolente per chi ama risparmiare sul costo del volo e all’alba o alla sera tardi si ritrova ora (quasi) senza possibilità.
Se si cerca online «Ticino-Malpensa», in questo momento l’offerta su strada si limita alla Luxury Bus, con sede legale in Bulgaria e filiale a Riva San Vitale. L’azienda propone un servizio di minivan su prenotazione verso (e da) i maggiori aeroporti. Con il problema della COVID-19 le tratte non possono essere condivise, così il titolare ha pensato a un pacchetto «famiglia», dallo scalo alla porta di casa con un prezzo fisso per tratta. Che tra Lugano e Malpensa, ad esempio, è di 100 franchi. «La domanda in questo momento è alta, si è alzata tantissimo - ci spiega il titolare -. C’è tanto movimento negli aeroporti e noi abbiamo ricominciato a viaggiare». Una voce completamente opposta arriva da Cadenazzo, proprio dalla Giosy Tours. Che sul sito Internet non lo scrive, ma offre un servizio (simile) di trasporto privato verso lo scalo varesino. E, ci dicono, i clienti sono davvero pochissimi. «Perché la gente ancora non se la sente di volare, molti paesi stanno aumentando le restrizioni e la situazione è ancora precaria».


I tempi dei grandi bus dal Ticino all’aeroporto sono ormai solo un ricordo. Dal 1. gennaio 2020, lo ricordiamo, Berna non ha rinnovato la concessione federale alle aziende di trasporti private su strada, per favorire il servizio ferroviario. Già nel 2017 l’UFT aveva anticipato la sua decisione, giustificandola con la volontà di «evitare che i collegamenti su gomma compromettessero seriamente l’offerta ferroviaria», nella quale Canton Ticino e Confederazione hanno investito ingenti mezzi. Inizialmente la concessione sarebbe dovuta scadere alla fine del 2017, ma il ritardo registrato nell’attivazione del collegamento diretto con lo scalo lombardo aveva indotto Berna a rinnovarla almeno per il 2018. E così era stato anche per il 2019. Il consigliere nazionale Lorenzo Quadri aveva più volte portato la questione davanti al Consiglio federale. Oltre 5 mila cittadini avevano firmato una petizione su change.org. Senza ottenere nulla. L’UFT non ha più fornito licenze, con l’obiettivo di «permettere il consolidamento dell’offerta ferroviaria». Lasciando un piccolo spiraglio: «Dopo tre anni, la Confederazione potrebbe poi valutare il rilascio di nuove concessioni per i bus», appurato (come prevede la Direttiva concernente i trasporti internazionali mediante autobus tra la Svizzera e Stati terzi ) che il trasporto su gomma non pregiudichi «l’esistenza, sui tratti diretti interessati, di un’offerta di trasporto comparabile coperta da uno o più contratti di pubblico servizio».
Tre anni a partire da gennaio 2020. La pandemia avrà aumentato questo periodo di stop alle licenze? «Al momento, il corso di azione dopo la fine della fase di sperimentazione di tre anni non è ancora stato determinato», fanno sapere dall’UFT. Ma durante i «mesi caldi» di COVID-19 «il traffico transfrontaliero è stato temporaneamente interrotto», vigeva l’obbligo di restare a casa e «la domanda di servizi di trasporto pubblico è calata bruscamente». Per questo «non ci sono ancora dati significativi» che illustrino quanto effettivamente il nuovo servizio venga usato e se, quindi, si sia già consolidato. Berna, comunque, sottolinea (così come recentemente precisato nella risposta del Consiglio federale all'interpellanza del socialista Bruno Storni) che «un servizio di pullman transfrontaliero tra l'aeroporto di Malpensa farebbe seriamente concorrenza all’ancora nuova offerta regionale di trasporto pubblico in coordinamento con la regione Lombardia. Per questo motivo, l'UFT rifiuta attualmente il servizio di autobus di linea su questo percorso».
Se ne riparlerà, forse, più in là.