Mendrisiotto

A Pasture l'asilo diventa definitivo

Inaugurato il nuovo Centro d’accoglienza che potrà alloggiare fino a 350 migranti: all’interno gli ospiti avranno possibilità lavorative in cucina, in giardino e in lavanderia
©CdT/Gabriele Putzu
Lidia Travaini
24.05.2024 16:25

Da una parte la fierezza e la felicità per l’apertura di un Centro d’asilo nuovo di zecca, moderno e definitivo; dall’altra i timori e le criticità legate alla presenza di una struttura simile sul territorio, ma anche del parziale mantenimento del centro attuale di Chiasso (ci torneremo in seguito). Sì perché, e questa forse è la vera novità della giornata, il dormitorio di via Motta a Chiasso non chiuderà, resterà operativo come centro d’emergenza in caso di forte richiesta. Una notizia questa, che le autorità locali non hanno nascosto di essere intenzionate ad osteggiare, ma ci torneremo in seguito.

Quella di oggi è stata innanzitutto un’occasione di celebrazione. Il Centro federale d’asilo definitivo in zona Pasture era atteso da anni e permetterà ai migranti che depositano una domanda d’asilo di alloggiare in una struttura studiata appositamente per questa funzione. Il costo per la sua realizzazione? 62,8 milioni di franchi, ha reso noto la Segretaria di Stato della migrazione Christine Schraner Burgener, giunta in Ticino con una nutrita delegazione della Segreteria di Stato della migrazione (SEM). Avrà una capienza di 350 posti, coprendo la disponibilità sia del centro di via Motta (130 posti), sia del centro attuale di Pasture (220). Trasloco definitivo ed entrata in servizio sono previsti il 3 giugno.

Percorso anche amministrativo

I primi a compiere il percorso che faranno i futuri ospiti del Centro sono stati i giornalisti, accompagnati in una visita della struttura fedele all’iter di un richiedente l’asilo che si presenterà a Pasture, da Jimmy Ferro, capo sezione Partner e Amministrazione della SEM. Prima tappa la cosiddetta loge, il locale dopo l’ingresso dedicato all’accoglienza e alla registrazione dei migranti. Le superfici dedicate all’attesa e all’avvio della domanda d’asilo proseguono lungo un corridoio che accoglie un locale per i controlli e le perquisizioni per trovare eventuale oggetti pericolosi o nocivi (sulle persone o nei bagagli) e due camere da 4 posti letto ciascuna per consentire il pernottamento di quei richiedenti che si annunciano in orari notturni (o al di fuori degli orari di registrazione). In seguito, lungo lo stesso corridoio, spazio a una stanza igienica che include una sorta di cella frigorifera: «È per quelle persone che all’arrivo manifestano problemi ad esempio di tipo cutaneo, qui possono ricevere vestiti nuovi, lavarsi ed eventualmente iniziare un trattamento. La cella è per impedire la propagazione delle cimici dei letti, in 24 ore questi insetti (e le loro uova) sono eliminate», ha spiegato Ferro.

Più lavoro per gli ospiti

Il nuovo Centro porterà con sé delle novità anche a livello occupazionale. E parliamo delle possibilità lavorative degli ospiti. Questo aspetto è emerso durante la presentazione «di un valore aggiunto»: l’area esterna per il tempo libero della struttura, con campetto da calcio/basket/pallavolo, un parco giochi per i bimbi e una zona verde con tavoli. A gestire il verde saranno gli ospiti stessi, indicativamente due al giorno su base volontaria. Possibilità parallele esisteranno in cucina, come supporto ai cuochi (5 persone per ogni pasto, quindi 10 al giorno) e in lavanderia (4-5 al giorno). Queste opportunità sono date sia dalla volontà di coinvolgere maggiormente i richiedenti, consentendo loro di lavorare, ma anche dal fatto che nel «vecchio» Centro non c’è un’area verde, e servizio cucina e lavanderia sono affidati a ditte esterne. La paga? Di 30 franchi al giorno.

Ci lasciamo alle spalle l’area di svago esterna e rientriamo nel Centro per raggiungere i livelli superiori. Lì ci sono le camere, vari servizi igienici e docce e il grande refettorio con 240 posti a sedere, più la cucina. Distribuite su vari livelli ci sono 29 camere da 10 posti letto e 12 camere da 6 posti. Tutte identiche, non solo tra loro ma anche con le stanze degli altri Centri d’asilo svizzeri. Tutte hanno gli stessi armadi, gli stessi letti e anche le medesime lenzuola.

Camere per tutti

Le varie camere sono pronte ad accogliere categorie diverse di richiedenti l’asilo: ci sono quelle per famiglie (10 camere da 10 posti), quelle per uomini solo (124 letti), 90 letti per minori non accompagnati e 36 letti per altre persone bisognose. Una ripartizione che, naturalmente, può essere modificata a seconda delle esigenze derivanti dai flussi migratori.

Al primo piano si trovano anche due aule scolastiche (altre due esistono a Mezzana). I docenti sono nominati dal Cantone, il programma è deciso da loro stessi e può variare molto, «dipende dai ragazzi, capita che ne arrivino con già delle basi di inglese ma capita anche di accogliere bambini alla prima esperienza scolastica».

Nel Centro sono inoltre disponibili dei locali per l’isolamento di persone malate, dei servizi sanitari interni con tre medici generalisti, psichiatria per adulti e gestione delle dipendenze, psichiatria infantile, psicologia per adulti e un ottico. Disponibile altresì uno sportello per la protezione giuridica, quello di ONU Migration per l’aiuto al ritorno e tre assistenti spirituali. Per i minorenni a disposizione vi è infine un team specifico di assistenti ed educatori.

La visita dedicata ai media è stata seguita da quella aperta ai politici e ai vari invitati all’inaugurazione. Poi, nel pomeriggio, è stato il momento della popolazione a cui è stata data la possibilità di conoscere gli spazi in prima persona. Non per niente la convivenza con la popolazione è uno dei temi più sentiti nella regione.

Un Centro che chiude e un altro che diventa d'emergenza

Il nuovo Centro federale d’asilo sostituirà la struttura provvisoria di Pasture (ubicata di fronte) e lo storico dormitorio di via Motta a Chiasso. Il primo dei due sarà dismesso dal 3 giugno, «forse rimarrà come struttura d’appoggio, ma non d’accoglienza», ha precisato Micaela Crippa, direttrice della Regione procedurale d’asilo Ticino e Svizzera centrale. Diverso il discorso per via Motta a Chiasso. Quell’edificio rimarrà operativo, «come struttura d’emergenza da usare in situazioni migratorie straordinarie – un po’ come il Punto di affluenza fino allo scorso anno, ndr – un piccolo numero di ospiti continuerà ad alloggiarci per mantenerlo attivo». Un doppio annuncio, questo, emerso durante l’inaugurazione, che ha già sollevato le prime contrarietà: «Per noi il numero di 350 richiedenti l’asilo è il massimo che la regione può accogliere», ha ribadito il sindaco di Balerna Luca Pagani. 

«Che sia un luogo di convivenza pacifica, non di scontro»

«Questo Centro rappresenta per la SEM e tutta la Regione d’asilo un nuovo inizio. Gli ultimi 4 anni per noi sono stati straripanti di sfide», ha detto durante il suo discorso Micaela Crippa. Il suo sentimento di orgoglio è stato condiviso dalla Segretaria di Stato della migrazione Christine Schraner Burgener: «Grazie a chi ci ha dato la possibilità di realizzare questo progetto, speriamo di ripagare la fiducia», ha affermato accennando anche alle discussioni e ai colloqui avuti con Comuni e Canton Ticino negli ultimi anni. «Per chi merita l’asilo, noi vogliamo esserci anche in futuro», ha aggiunto in relazione alle novità che sta vivendo il settore.

Le emozioni predominanti tra gli attori della Confederazione non sono però le stesse di quelle dei partner locali, sia cantonali che comunali. Per loro, la convivenza con la popolazione e la suddivisione delle responsabilità all’interno del Paese sono temi prioritari. «La nostra situazione di accoglienza quasi obbligata vista la nostra posizione geografica ci consente di criticare quei Cantoni che potrebbero fare di più, questa è una lacuna», sono state le parole del Consigliere di Stato Norman Gobbi, che ha sollecitato la discussione:«Collaborare porta risultati, nonostante gli episodi di criminalità. Gli equilibri tra chi vive dentro e fuori i Centri sono sempre delicati».

«Siamo una terra d’accoglienza e siamo pronti a fare la nostra parte, mi auguro che questo Centro sia un luogo di convivenza pacifica e non di scontro – ha detto il sindaco di Balerna Luca Pagani –. Perché ciò avvenga ci sono condizioni da soddisfare: non oltrepassare i 350 posti letto che riteniamo il massimo che il territorio possa gestire, un concetto di sicurezza per l’esterno del centro, fermezza verso chi non rispetta le regole e curare i rapporti con la popolazione». Pagani ha già anche confermato che si opporrà all’intenzione di mantenere operativo il Centro in via Motta a Chiasso.