«A queste condizioni noi piccoli hotel non sopravviviamo»

«Un anno nero», «che delusione», «il 2018 disastroso»: così titolavano vari media qualche settimana fa dopo la pubblicazione dei dati relativi ai pernottamenti in Ticino l’anno scorso, calati del 7,5% rispetto a quello precedente. «Attenzione – ribattono gli esperti del settore – in realtà è il 2017 ad aver registrato numeri straordinari grazie all’inaugurazione di AlpTransit, al Ticino Ticket e all’azione Raiffeisen con sconti su treni e hotel convenzionati». Sia come sia, nel settore alberghiero c’è sempre movimento, ma in generale si assiste a una progressiva e inesorabile perdita di posti letto. Ma come vivono i diretti interessati? C’è chi non ce la fa più e vende, chi trasforma in appartamenti e chi (ma sono pochi) decide di lanciarsi in questo settore, con fortune alterne. Raccontiamo tre esempi recenti nel Luganese.
Una «strage» sul lago
Una trentina di camere tutte vista lago, una darsena e una terrazza direttamente sull’acqua, a due passi dalla città e dall’entrata autostradale: l’hotel Garni Battello di Melide sembrerebbe avere tutte le caratteristiche per attrarre clienti. E invece è in vendita, per 3 milioni, meno della metà del suo vicino Hotel Dellago, acquistabile per 7 milioni. «Le cifre non sono più quelle di una volta, il settore turistico è crollato, la concorrenza dell’Italia troppo forte». Le motivazioni che il gerente Gabor Borostyan ripete sono quelle classiche, ma i problemi non sono solo questi. «La mia famiglia gestisce l’hotel da molti anni, abbiamo investito di tasca nostra anche centinaia di migliaia di franchi per vari lavori di sistemazione e rinnovo. Da parte sua la proprietà (una società gestita da un tedesco) ha mantenuto l’affitto invariato e pretende cifre che ormai non sono più sostenibili. Così non si può andare avanti». Così l’hotel è finito sul mercato. «Avevamo pensato di comprarlo noi, perché una struttura del genere funzionerebbe solo a gestione familiare, ma per vari motivi la mia famiglia non può continuare e io da solo non me la sento». La situazione a Melide è drammatica, rivela Borostyan: «In 15 anni da 15 hotel siamo rimasti in tre». Il problema delle strutture sul lago è che il Piano regolatore prevede solo la destinazione alberghiera e non quella residenziale. «Ma ormai chi vuole comprare un hotel con i tempi che corrono?» dice il nostro interlocutore, citando come esempio il Dellago, in vendita dal 2014, chiuso dal 2017 e tuttora senza un futuro.
Dal Moosmann a 24 appartamenti
Nel 2014 era stata messa in vendita un’altra struttura dalla posizione spettacolare ma ormai in difficoltà: l’hotel Moosmann di Gandria. Anche in questo caso la famiglia proprietaria non se la sentiva di proseguire, ma a Gandria la destinazione residenziale (primaria) c’è ed è quindi stato più facile trovare un acquirente. Il pittoresco edificio ottocentesco incastonato nel nucleo del villaggio è passato in mano a una società immobiliare di Zugo, che intende ricavarne 24 appartamenti.
Una domanda di costruzione vera e propria non c’è ancora, anche se il progetto è già finito sul tavolo del Municipio, ma la notizia ha fatto preoccupare la Commissione di quartiere che è già in allerta e pronta a difendere gli interessi del borgo affacciato sul Ceresio: «Il problema è che l’edificio si raggiunge solo a piedi e quindi gli appartamenti non avranno posteggi – spiega il presidente Diego Luraschi – Dove saranno posteggiate le venti automobili dei nuovi inquilini? Se ricevono il contrassegno per il parcheggio pubblico si rischia di non avere più posti liberi per i visitatori che vengono a Gandria, penalizzando ancora di più il nostro quartiere, che già è mal servito dai mezzi pubblici». La commissione ha già segnalato la propria preoccupazione al Municipio e preannuncia ricorsi nel caso in cui i timori dovessero concretizzarsi.
«Merita gli antichi splendori»
Quando all’inizio del 2018 l’avvocato Ernesto Palomba ha acquistato il Parkhotel Rovio non si aspettava una stagione così: «È stata una batosta, ho perso centinaia di migliaia di franchi – ammette, ma non si abbatte – Abbiamo ridimensionato alcune cose e proviamo ad andare avanti con la stagione che si apre ora». Palomba, originario di Torre del Greco ma con uno studio a Roma, è un «outsider» del mondo alberghiero. Si è buttato in questa avventura perché conosceva Antonio Sabino, titolare per oltre 40 anni dell’hotel insieme alla famiglia, ma che era ormai giunto all’età della pensione. Nel 2013 aveva messo in vendita la struttura, che comprende un edificio di inizio Novecento e un corpo più recente per un totale di una cinquantina di camere, oltre a un grande giardino con piscina affacciato su un panorama mozzafiato. «L’edificio necessita di moltissimi lavori: l’anno scorso abbiamo rinnovato la reception, la hall e quattro camere, poi piano piano faremo il resto» spiega Palomba, che è affiancato nella gestione da Roberto Castaldi in veste di direttore. «Io e mia figlia, che studia all’USI, ci siamo innamorati di questo posto e il nostro sogno sarebbe ristrutturarlo completamente. Meriterebbe di tornare agli antichi splendori». Ma la strada è in salita, i costi altissimi: «Ci vorrebbero sgravi contributivi per aiutare gli imprenditori del settore, altrimenti è difficilissimo farcela e si perdono tanti posti di lavoro» conclude Palomba.
Un altro 4 stelle sul mercato
Negli scorsi giorni è apparso un annuncio su un sito immobiliare riguardante un hotel 4 stelle in vendita a Lugano per 15 milioni di euro. Secondo nostre informazioni si tratterebbe dell’Admiral, ma la proprietà, da noi contattata, non rilascia informazioni.