Scuola

Abilitazione, parlano i docenti: «Come sono stati possibili tali errori di calcolo?»

I docenti interrogano il DECS e il DFA sul caso dei tredici studenti che in settembre avevano iniziato il percorso all’Alta scuola pedagogica di Locarno per diventare insegnanti di italiano nelle scuole medie superiori e che non avranno il posto di lavoro in Ticino il prossimo anno scolastico
©CHRISTIAN BEUTLER
Red. Online
21.03.2025 12:27

Dopo i due atti parlamentari del Partito socialista e dell’MPS che hanno chiesto lumi al Governo e al DECS in merito ai tredici studenti che in settembre avevano iniziato il percorso all’Alta scuola pedagogica di Locarno per diventare insegnanti di italiano nelle scuole medie superiori e che non avranno il posto di lavoro in Ticino il prossimo anno scolastico, le reazioni non mancano. Ieri il sindacato VPOD Docenti ha preso posizione, e quest'oggi anche i docenti hanno detto la loro, con una lettera giunta in redazione che pubblichiamo di seguito per intero.

«La mancanza di trasparenza rilevabile nel corso degli studi al DFA pare permeare non solo il percorso di abilitazione per le scuole medie superiori (SMS), ma anche quello di coloro che conseguono un Master in Insegnamento per la scuola media (SM).  Una premessa: dei docenti d’italiano (SM) abilitati nel 2022 e nel 2023, molti lavorano a bassa percentuale, poiché il mercato del lavoro non riesce ad assorbire la continua richiesta d’ore.

Entro questo contesto, sempre per la materia italiano, nel giugno 2024 sono stati abilitati dodici docenti, e tutti hanno svolto il concorso d'assunzione cantonale. Ci si aspettava che la maggior parte di questi avrebbe ottenuto un impiego, ma le attese sono state deluse: solo pochi abilitati hanno ricevuto una quota oraria dignitosa; gli altri hanno invece ottenuto percentuali lavorative che variano dal 10 al 45%, e che evidentemente non permettono la sopravvivenza in Ticino. Ancora più eclatante è il caso dei neoabilitati che, pur avendo superato il concorso di assunzione, non hanno ricevuto alcun incarico. Sollecitato in merito, il DECS non ha saputo fornire spiegazioni esaustive e consistenti, fuorché quella di un generico calo della popolazione scolastica. Possibile che non potessero esser effettuate previsioni maggiormente accurate, fondate sui censimenti e sulle nascite? Si è trattato di un secondo, imprevedibile errore di calcolo?

Ciò nonostante, il DFA ha continuato, di anno in anno, ad avviare in maniera sistematica la formazione per l’italiano. Nel giugno 2025, quattordici neoabilitati si troveranno a concorrere con chi ha conseguito il titolo nel 2024 e, tuttavia, ancora non ha un posto di lavoro: l’effetto cumulativo di questa situazione non richiede particolari studi matematici. Un terzo errore, dunque? Non bastassero questi dati, s’aggiunga che nel 2026 altri nove aspiranti docenti verranno abilitati per l’insegnamento dell’italiano nelle SM. Chiare le parole di formatori e colleghi: non ci sono ore d’insegnamento, come è ampiamente noto. Un quarto errore?

Sempre nel 2024, inoltre, lo stesso schema s’è ripetuto per altre discipline delle SM. La stragrande maggioranza dei docenti di storia ha ottenuto percentuali di lavoro esigue, normalmente inferiori al 50% e spinte fino a un 4%. Il concorso d’assunzione per i docenti d’inglese, invece, non è stato aperto, sebbene i docenti fossero già formati e pronti a entrare nel sistema scolastico. Un quinto e un sesto errore di calcolo? Ancor prima, nel 2022-23, presso il DFA è stato avviato un percorso di formazione per insegnanti d’italiano L2 – percorso che, però, è stato chiuso ancor prima di iniziare, in quanto “erano stati fatti male i conti”: un settimo errore di calcolo.

Il caso dei tredici docenti di italiano del medio superiore, quindi, non è affatto un unicum, e la gravità della situazione, peraltro, aumenta notevolmente se si prendono in considerazione coloro che, beneficiando di un accordo tra l’università di Friburgo e la SUPSI, si sono abilitati oltralpe, pur svolgendo il tirocinio di pratica in Ticino. I tredici abilitandi SMS, in realtà, non fanno che aggiungersi a una lista d’attesa che va misurata nell’ordine delle decine, e della quale il pubblico ticinese non è stato messo a conoscenza: da anni, diversi docenti già abilitati sono in attesa di un posto di lavoro – un dato che DECS e DFA hanno scelto di passare sotto silenzio, quando sono stati interrogati dai media negli scorsi giorni. Il numero tredici è dunque solo la punta dell’iceberg. Queste informazioni, putroppo, sono da tempo note. È legittimo chiedersi, dunque, perché i numerosissimi campanelli d’allarme siano stati sistematicamente ignorati. Nell’agosto 2024, nelle direzioni dei licei cantonali già si vociferava che il concorso per l’italiano SMS non sarebbe stato aperto; dal 2022, se non da periodi ancor precedenti, i colleghi continuano a denunciare le pressioni imposte da un mercato del lavoro saturo, e nessun interlocutore ci pare esser rimasto stupito degli anzidetti «errori di calcolo»: non pare essere un caso.

Di fronte a questa situazione, come si giustificano DFA e DECS? Come spiegano la continua apertura dei percorsi di abilitazione? Vi è la reale volontà di inserire i docenti nel sistema scolastico ticinese, o le formazioni vengono in verità avviate per ragioni altre?

Le supplenze: un ripiego precario reso insostenibile dai tagli alle spese

Alcuni neodiplomati in italiano (SM) che non hanno ottenuto un incarico sono riusciti quantomeno a ottenere delle supplenze di lunga durata, spesso assegnate grazie all’intercessione degli stessi docenti da supplire. Questo ripiego, già di per sé precario, è stato però reso ancor più sconveniente dalle nuove disposizioni cantonali, che impediscono la trasformazione delle supplenze lunghe in incarichi limitati. La retribuzione e la stabilità di questi posti di lavoro, dunque, sono notevolmente peggiorate, minando la validità di una delle sole alternative all’incarico.

I dipendenti non abilitati

Per di più le supplenze di lunga durata, gli incarichi annuali e le docenze di classe sono non di rado assegnati a persone prive dell’abilitazione all’insegnamento, che talvolta lavorano per lunghi periodi (anni) con percentuali che superano di gran lunga quelle di coloro che hanno passato il concorso di assunzione cantonale e che sono in possesso di un titolo di studio che li abilita alla professione di insegnante.

Questo atteggiamento svaluta il valore dei diplomi abilitanti e manca di rispetto a coloro che li hanno conseguiti. Come mai alcune sedi riportano supplenze previste e note solo ad anno inoltrato, anziché come saldo ore durante il movimento docenti? Come si posiziona il DECS rispetto all’assegnazione non meritocratica di queste rare e preziose ore lavorative?

Gli arcana imperii dei concorsi d’assunzione cantonali

Inoltre, la posizione raggiunta dai candidati in graduatoria non viene mai resa nota, neppure in caso di ricorso, e i criteri per l’attribuzione delle ore lavorative restano ignoti. Chiediamo dunque: qual è il criterio con cui vengono distribuite le ore? Perché chi non supera il concorso non ha diritto di sapere come migliorare in vista della successiva prova di assunzione?

Questioni di responsabilità

In una recente dichiarazione, il sig. Berger ha sottolineato come il DFA sia un ente formativo e che, conseguentemente, non è sua responsabilità garantire ai docenti sbocchi lavorativi, così come avviene quando si consegue una laurea in lettere.  Sottolineiamo come l’abilitazione del DFA sia un percorso estremamente specifico che per di più, nel caso dell’italiano, permette di esercitare la professione unicamente in Ticino, nella maggior parte dei casi in seno al DECS.  

Usque ad finem – fino alla fine

Siamo delusi e profondamente preoccupati per il nostro futuro. Da anni ci viene chiesto di riporre fiducia e pazienza, ma la continua incertezza sta minando la nostra sicurezza e serenità. I docenti, che hanno investito anni in un lungo percorso di formazione, non possono continuare a subire questa condizione di instabilità. È giunto il momento di dare risposte concrete e immediate, affinché si possa garantire loro un futuro professionale stabile, che riconosca il valore del loro impegno, della loro preparazione e del loro ruolo educativo. Segue quindi una serie di richieste.

Richieste rivolte al DECS

1) Quali soluzioni avete intenzione di adottare, affinché i neoabilitati in stato di precariato trovino aiuto e sostegno? Ci riferiamo, in questa sede, a tutti i casi anzidetti e, più estesamente, a tutti i docenti che, finora, ancora non hanno avuto occasione di trovare un posto di lavoro in seno al DECS.

2) Come intendete rispondere dell’inefficacia dei calcoli elaborati negli ultimi anni?

3) Quali dispositivi permetteranno, in futuro, che la grave impermeabilità del mondo del lavoro sviluppatasi nell’ultimo decennio sia finalmente dissipata, a vantaggio di tutti i docenti d’oggi e di domani?

4) Acconsentirete, d’ora in avanti, a rendere noti i dettagli intorno all’assunzione dei nuovi docenti, allo svolgimento dei concorsi e all’elaborazione delle stime sul fabbisogno di docenti?

5) Perché le stime rispetto al fabbisogno di docenti non vengono fornite per tempo agli abilitandi, in modo da favorire un eventuale vaglio di opportunità lavorative altre rispetto all'insegnamento con un certo margine d’anticipo?

Richieste rivolte al DFA

6) Avete intenzione di reimpostare i percorsi d’abilitazione per evitare realmente di formare un numero eccessivo di docenti, anziché riproporre una modalità organizzativa evidentemente inefficace?

7) Quali soluzioni avete intenzione di adottare, affinché i neoabilitati in stato di precariato trovino aiuto e sostegno?

8) Quali dispositivi intendete attivare, affinché la qualità della formazione erogata dal DFA sia rivalutata e, in futuro, garantita sotto tutti gli aspetti?

9) Nella fattispecie, su quali esatte stime vi siete basati nel corso degli ultimi anni, quando avete ammesso un dato numero di abilitandi per i corsi di italiano, storia, inglese, ecc.? Se le stime erano corrette, perché molti abilitandi si sono trovati senza lavoro o con percentuali molto basse? Perché questo esito è stato possibile nel contesto della scuola dell'obbligo, rispetto alla quale le cifre sono normalmente prevedibili con un buon grado di anticipo e precisione? In caso contrario, per quale motivo il DFA ha ammesso un numero di abilitandi superiore al reale fabbisogno?».