Accoltellamento alla Manor di Lugano, domani il processo di secondo grado
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L'accoltellatrice della Manor di Lugano dovrà ripresentarsi presso il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona: nel processo di domani, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) si batterà per un inasprimento della pena inflittale nel settembre scorso, in relazione alle aggressioni perpetrate nel 2020.
Nove anni di detenzione in un istituto di cura e 2000 franchi di ammenda: questo è il tenore della sentenza pronunciata lo scorso 19 settembre dal TPF, che si era espresso nei confronti dell'allora 29.enne, condannata per ripetuto tentato assassinio - in relazione all'episodio del 2020 presso la Manor di Lugano - e violazione della legge federale che vieta i gruppi «Al-Qaïda» e «Stato islamico», nonché le organizzazioni associate.
Domani, il caso sarà esaminato dalla Corte d'appello del TPF: il MPC ha infatti inoltrato ricorso contro la sentenza pronunciata in prima istanza, durante il cui processo aveva chiesto una pena detentiva di 14 anni da scontare dopo una misura terapeutica, richiesta respinta dalla Corte penale.
L'imputata spera che domani la decisione del TPF sarà più blanda rispetto a quella pronunciata in primo grado. In quell'occasione, la difesa aveva cercato, invano, di convincere l'autorità giudicante che l'attacco con il coltello era stato compiuto esclusivamente da una donna mentalmente disturbata, senza alcun legame reale con motivazioni terroristiche.
Nonostante la condanna a una misura stazionaria in una struttura chiusa, la colpevole è ancora in detenzione preventiva, come ha reso noto a giugno l'emittente SRF. Il motivo: non è ancora stata trovata una collocazione per lei nei penitenziari psichiatrici, di cui è nota la scarsa disponibilità dei posti.