Malaedilizia

Accusa e difesa concordi, ma la Corte fa «saltare» l'usura

Malgrado un accordo di pena in extremis, per problemi formali il giudice Marco Villa ha prosciolto un imprenditore accusato di aver taglieggiato le buste paga di 12 operai - Condannato però per amministrazione infedele e falsità in documenti
©CdT/Gabriele Putzu
Federico Storni
16.12.2024 14:30

Accusa e difesa erano concordi: l'imprenditore italiano 52.enne andava condannato a 18 mesi sospesi e all'espulsione per cinque anni per avere, fra il 2014 e il 2017, taglieggiato le buste paga di 12 operai per un suo guadagno di 100.000 franchi, nonché per aver spostato senza giustificazione (meglio: con giustificazioni false) almeno 1,2 milioni dalla sua ditta svizzera alla sua ditta italiana. Di diverso avviso però la Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Marco Villa, che ha mandato prosciolto l'uomo dall'accusa di usura (ma non da quelle di amministrazione infedele e falsità in documenti) e l'ha condannato a 12 mesi sospesi, senza espulsione. È possibile che la vicenda approderà in Appello. Caduti invece per prescrizione (l'atto d'accusa firmato dal procuratore pubblico Daniele Galliano risale a fine 2020) i reati di infrazione alla Legge federale sull'assicurazione per la vecchiaia e di infrazione alla Legge federale sulla previdenza professionale.

Problemi formali

Due i problemi con la realizzazione del reato di usura, per la Corte. Il primo: gli operai sono stati sentiti senza che fosse presente il legale dell'imputato, avvocato Massimiliano Schiavi. Una grave violazione del diritto di difesa che non è più stata sanata nel corso dell'inchiesta. Inoltre, o di conseguenza, dagli atti su cui la Corte è tenuta a basare le proprie decisioni non emergeva che a livello soggettivo l'imputato sapesse di stare sfruttando lo stato di bisogno o di dipendenza degli operai, o la loro inesperienza. Criteri necessari per l'adempimento del reato d'usura. E, nel dubbio, si deve assolvere. In tutto questo non ha aiutato che l'imputato fosse assente giustificato. Un'assenza che stava bene alle parti e che la Corte ha accettato, seppur a denti stretti. 

Il «complesso sistema»

Quando all'accusa per cui è stato assolto, all'uomo era imputato di aver messo in piedi «un complesso sistema» atto a far figurare che la sua società edile retribuisse gli operai secondo i crismi del contratto nazionale mantello di categoria mentre, in realtà, non lo faceva. Semplificando un po', gli operai erano impiegati a tempo indeterminato con la società italiana dell'imputato, ma lavoravano per quella svizzera tramite agenzie interinale, in apparenza in modo conforme al CCL. L'imprenditore però, con l'aiuto di tre capisquadra condannati per il loro ruolo tramite decreto d'accusa cresciuto in giudicato, faceva figurare alle agenzie interinali un monte ore «nettamente inferiore alla prestazione lavorativa effettivamente svolta dagli operai in Svizzera». Talvolta, invece, imponeva semplicemente agli operai di restituirgli parte dello stipendio. In tutto questo agli operai veniva riconosciuto quello che Galliano nell'atto d'accusa definisce «un 'salario italiano' leggermente maggiorato di circa 19 euro all'ora lordi». O, nelle parole dell'imputato: «Qualche euro all'ora in più per il lavoro in Svizzera per tenere in conto del 'fastidio' che l'operaio doveva sobbarcarsi per il fatto di dover venire in Svizzera per lavorare». 

Il risultato erano taglieggiamenti di quasi la metà degli stipendi nominali. In un caso un operaio, che si sarebbe rifiutato di eseguire ulteriori restituzioni dopo essere stato accompagnato da un caposquadra al Postomat per prelevare e ridare seduta stante, sarebbe poi stato licenziato.

Ma, come detto e benché di merito praticamente non si sia discusso, per tutto questo l'imprenditore è stato prosciolto.

Manca giurisprudenza

C'è poi una questione laterale che riguarda il reato d'usura applicato all'edilizia: non vi è particolare giurisprudenza al riguardo. Il principale caso di questo tipo - l'OCST l'aveva definito «il peggior caso di malaedilizia di sempre - si era risolto con lo stralcio dell'accusa di usura per tutti gli imputati per un vizio di forma. Discorso diverso per due italiani rappresentanti di un'altra ditta edile: erano stato condannati per usura dallo stesso giudice Villa a fine 2021, ma avevano interposto ricorso. Sarebbe dunque stata la prima volta che la Corte d'Appello si esprimeva su un caso simile, ma all'ultimo l'appello è stato ritirato e la decisione è cresciuta in giudicato. È storia recente, perché il processo odierno è stato »differito« sino a ora proprio per attendere di capire se vi sarebbe stata una decisione di secondo grado su un caso simile. Così non è stato, e allora forse potrà essere questa vicenda a fare chiarezza, sempre che il Mistero pubblico e il rappresentante della maggior parte degli operai, l'avvocato Davide Ceroni, decideranno di opporsi alla sentenza delle Assise criminali.