Ticino

Ai minimi il lavoro ridotto, «ma il Cantone sia sensibile»

Sono poco più di una decina le aziende che negli ultimi mesi hanno inoltrato una domanda per ottenere le indennità a causa della situazione sul mercato dell’energia - Stefano Modenini: «Ma diverse aziende si sono viste rifiutare la richiesta»
© CdT/Gabriele Putzu

«Il volume delle indennità per lavoro ridotto (ILR) in Ticino è tornato ai livelli pre-pandemici». Dopo le difficoltà legate alla pandemia e, in seguito, alla carenza di materie prime, il numero di aziende che beneficiano dell’indennità è diminuito massicciamente, conferma al CdT Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia. Se a gennaio 2022, a livello svizzero, le aziende che si avvalevano del contributo erano ancora 10 mila, sette mesi più tardi il numero è sceso sotto le 500 unità. L’ultimo dato pubblicato su lavoro.swiss.ch – il portale dell’assicurazione contro la disoccupazione - indica, per il mese di ottobre, 175 aziende a livello nazionale. Una proporzione che ritroviamo, a grandi linee, anche in Ticino, dove le indennità sono passate da 569 a gennaio 2022 a solo 14 nel mese di ottobre 2022.

Le domande negate

Qual è, dunque, oggi la situazione sul fronte cantonale? «Nel corso degli ultimi mesi, sono poco più di una decina le aziende che in Ticino hanno inoltrato una richiesta motivata dalla situazione sul mercato dell’energia», precisa Rizzi. L’emergenza pare, dunque, rientrata. Un piccolo numero di aziende continua tuttavia a beneficiare della misura. «Il tema energetico rimane un argomento per ottenere l’indennità per lavoro ridotto, anche perché il prezzo dell’energia non è destinato a scendere quest’anno», commenta dal canto suo il direttore di AITI, Stefano Modenini, che tuttavia aggiunge: «Come associazione mantello dell’industria, ci sono stati segnalati diversi casi di aziende che si sono viste rifiutare la richiesta».

Il ricorso all’orario ridotto è uno strumento che serve per mantenere l’occupazione e viene concesso in situazioni specifiche, ricorda il direttore di AITI: «Il punto è capire se le aziende hanno presentato la richiesta nella maniera corretta, dando tutte le informazioni necessarie per favorire una decisione, oppure se è intervenuta una modifica nell’interpretazione della norma a livello cantonale».

La norma e l’interpretazione

Il fatto di sapere fin d’ora che il prezzo dell’energia rimarrà un problema per tutto il 2023 potrebbe, di fatto, far dire alle autorità che la situazione non è più straordinaria, e negare così gli aiuti? Domanda che abbiamo girato al direttore della Divisione dell’economia: «L’impennata dei prezzi dell’energia, da sola, non è di principio sufficiente a giustificare l’ILR», precisa Rizzi, che aggiunge: «L’ILR può essere concessa per motivi economici soltanto quando un’azienda ha adottato tutte le misure ragionevoli per evitare perdite di lavoro». La concessione dell’ILR è consentita solo in presenza di perdite di lavoro straordinarie e non riconducibili al normale rischio d’impresa. Ad ogni modo, fa notare ancora Rizzi, «nella richiesta di lavoro ridotto, l’azienda deve illustrare dettagliatamente in che modo l’attuale situazione del mercato dell’energia incide, nel concreto, sul suo fabbisogno e su quello dei relativi settori produttivi, e per quale motivo non è possibile evitare la perdita di lavoro». Ogni richiesta, prosegue Rizzi, è valutata caso per caso dalla Sezione del lavoro, che è organo di esecuzione cantonale nell’ambito dell’assicurazione contro la disoccupazione. Così, insomma, prescrive la legge.

«Un paracadute necessario»

«La situazione causata dalla pandemia e dalla guerra è straordinaria, mai vissuta prima. Per questo è necessario applicare le norme con la giusta flessibilità. Sarebbe inaudito arrivare al punto in cui lo Stato neghi gli aiuti, suggerendo di fatto alle aziende di ristrutturare e, di riflesso, di tagliare sul personale», reagisce Modenini. Sì, perché secondo il direttore di AITI, negando quel paracadute, l’azienda potrebbe trovarsi costretta a licenziare. «Non deve succedere, perché se questa situazione si generalizzasse non sarebbe più soltanto un problema delle aziende, ma dell’intero tessuto economico». Di qui, l’appello rivolto a Cantone e aziende: «A quest’ultime chiediamo di essere precise nel presentare tutti i documenti necessari per poter ottenere gli aiuti. Dalle autorità ci aspettiamo, invece, la capacità di leggere la situazione, andando al di là della gestione amministrativa dei casi». Una situazione che, pur non essendo più inaspettata, continua a fare paura. «Sappiamo di realtà che hanno dovuto operare dei tagli sul personale. Licenziamenti che forse non sono dovuti solo alle difficoltà riscontrate a causa dell’aumento del costo dell’energia, ma in cui magari è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso», conclude Modenini.