Ai semafori ci penserà l’intelligenza artificiale?
LUGANO - L’intelligenza artificiale sarà in grado di migliorare lo scorrimento del traffico nel Luganese? Per verificarlo la Città, in collaborazione con il Cantone, ha deciso di rivolgersi a Jürgen Schmidhuber, direttore dell’Istituto Dalle Molle e definito da molti uno dei padri dell’intelligenza artificiale. L’iniziativa è del Servizio statistica urbana di Lugano - il responsabile è Giorgio Maric - che con Schmidhuber sta lavorando a uno studio che si può definire esplorativo e che mira a stabilire se sia possibile ottimizzare ulteriormente i semafori di Lugano. I risultati saranno resi pubblici verso fine estate.
«I dati della centrale semaforica di Lugano sono un patrimonio incredibile, un oceano - afferma Maric. - La centrale per ogni semaforo è in grado di registrare i passaggi delle vetture al verde e i tempi di passaggio. Quello che stiamo facendo è dare in pasto questo oceano di dati all’intelligenza artificiale per fare diverse analisi incrociate. Cerchiamo cose che finora non cercavamo. In una prima analisi, per esempio, abbiamo preso i secondi verdi ai semafori ogni secondo, ora, giorno, mese, e abbiamo analizzato il passaggio delle auto in vari momenti della giornata, guardando anche quanto aspetta chi ha il rosso. Poi si tratterà di alzare lo sguardo, per esempio valutando se potrebbero esserci percorsi alternativi».
Lo studio, come detto, è ancora in fase di svolgimento, quindi di risultati ancora non ce ne sono. Ma alcuni trend sono già emersi. Ancora Maric: «Prendiamo il semaforo che da via San Gottardo porta al tunnel di Besso: quanto mi conviene tenerlo verde? E più in generale, è meglio avere un verde lungo o uno corto? Con un verde corto abbiamo visto che la perdita di tempo iniziale (ndr. cioè la frequenza dei passaggi) è molto corta, mentre con un verde lungo mediamente fra l’ottava e la dodicesima vettura in transito notiamo che il numero di passaggi cala drasticamente».
Per provare a risolvere il problema del traffico a Lugano non ci si può però limitare al singolo semaforo: le varianti sono molteplici. Vi sono ad esempio da considerare il trasporto pubblico, i ciclisti e i pedoni. «Ma con questo studio stiamo facendo un’entrata in materia - spiega Maric. - Qualcosa di piccolo, circoscritto, ma serio». Si sta provando a gettare le basi, in altre parole. E, se la centrale semaforica non è in grado di contare ciclisti e pedoni, questi dati possono essere recuperati per altre vie. Sono informazioni, aggregate e anonimizzate per rispetto della privacy, che ad esempio vende Swisscom, che le raccoglie dagli smartphone che abbiamo in tasca. Informazioni che permettono di distinguere tra le varie modalità di spostamento, ciclisti e pedoni compresi. Un’altra miniera di dati da esplorare, che potrebbero essere implementati (con l’installazione di ulteriori contatori e di nuovi censimenti) e dati da analizzare all’intelligenza artificiale. Ma questo è un discorso del futuro, che - se vi sarà volontà politica - si potrà intavolare se i risultati dello studio in corso confermeranno le possibilità date dall’intelligenza artificiale (e a questo stadio c’è un cauto ottimismo fra gli addetti ai lavori).
Test su un problema concreto
A proposito di volontà politica, quella di vagliare quantomeno le possibilità sicuramente c’è: «Nelle nostre linee di sviluppo per il prossimo decennio è indicato che Lugano come ambito di crescita intende puntare sulle nuove tecnologie - dice il sindaco Marco Borradori. - La parola 'innovazione' è fra quelle che appare più spesso nel documento. Di conseguenza stiamo prendendo contatto con persone che in quest’ambito hanno qualcosa da dire, come Schmidhuber. Nello specifico vogliamo applicare una nuova tecnologia, quale è l’intelligenza artificiale, a un problema molto concreto, rendendola così al contempo meno astratta. Abbiamo scelto la viabilità, che qualche problema in città lo sta causando. Ci interessa vedere se tramite l’intelligenza artificiale si possano fare dei passi avanti».
Ancora qualche settimana d’attesa e lo studio verrà presentato al pubblico, sia se sarà foriero di possibilità, sia se non lo sarà (una decisione, spiega Borradori, figlia della volontà di quest’amministrazione di essere trasparente). «Sulla base delle risposte che otterremo valuteremo come potranno essere usate per cambiare la realtà», conclude Maric.
L’esperto: «Ben venga che si migliorino gli algoritmi, ma non basta»
«Gli algoritmi che regolano il software della centrale semaforica di Lugano hanno ormai una decina d’anni. Ben venga che qualcuno guardi se possono essere migliorati». Parole dell’ingegnere del traffico Mauro Ferella Falda, che ha contribuito a progettare e implementare il PVP e che abbiamo contattato a proposito dello studio portato avanti dalla Città sui semafori e sulla gestione del traffico oggi (e domani) a Lugano.
Ferella Falda condivide il principio che sia tempo di un aggiornamento, e non solo a livello di software: «Per esempio, all’introduzione del PVP l’autostrada non era a saturazione, e i nuovi modelli dovranno tenerne conto. Però la centrale già oggi è piuttosto reattiva, e in base alle informazioni che riceve può modificare i cicli semaforici in pochi minuti per cercare di rendere più scorrevole il traffico. Magari gli strumenti del futuro saranno in grado di prevedere le colonne, di agire prima che si ponga il problema».
Ma l’arrivo dell’intelligenza artificiale non sarà una panacea in questo senso: «L’ottimizzazione è sempre possibile, ma non si può prescindere da dalle priorità. Il PVP si basa sul principio del tridente: dalla galleria Vedeggio-Cassarate l’automobolista può arrivare in centro da tre strade privilegiate: seguendo via Trevano o il fiume Cassarate, o passando da Pregassona bassa e Viganello. Per rendere attrattive queste tre arterie è stata creata un’onda verde, cioè il cercare di far sì che il traffico scorra lineare, con i semafori coordinati. Inoltre il ciclo semaforico è più lungo, per permettere un maggiore scorrimento». Delle fondamenta, insomma, frutto di una scelta precisa. Fondamenta che andare a modificare potrebbe essere complicato: «Dipende dagli obiettivi - continua il nostro interlocutore: - chi si vuole favorire? Ad esempio pedoni e ciclisti a Lugano oggi hanno tempi d’attesa relativamente lunghi a certi semafori, ma dare più verde a loro toglierebbe tempo al traffico automobilistico, rischiando di rallentarlo». Le variabili da considerare, sono quindi numerose, e non ci si può limitare al singolo semaforo. Serve una visione d’insieme: «La modifica dei tempi di un impianto semaforico ha conseguenze anche sugli altri, può scatenare un effetto domino». Tutte cose di cui una futura intelligenza artificiale dovrà tenere conto.
In ogni caso, ha concluso Ferella Falda, la mobilità come la conosciamo è sull’orlo di un grande mutamento, e i discorsi sui semafori potrebbero (relativamente) presto essere superati: «Il decennio all’orizzonte si annuncia interessantissimo. Il vero salto sarà l’arrivo di veicoli a guida totalmente autonoma e capaci di parlarsi tra loro. Se sostituiranno le auto con guidatore questo potrebbe significare la scomparsa dei semafori: non ce ne sarà più bisogno». Oggi qualcosa di simile a Lugano si vede già: «I bus comunicano già ora con i semafori cittadini fornendo informazioni relative alla loro posizione e direzione. In questo modo il semaforo può fornire al bus la giusta priorità».