Al via il processo all'accoltellatrice della Manor
Si apre oggi al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona il processo all'autrice dell'aggressione di matrice jihadista avvenuta ai danni di due donne il 24 novembre 2020 alla Manor di Lugano. L'imputata, cittadina svizzera di 29 anni, è accusata di tentato assassinio e di violazione della legge federale che vieta i gruppi «Al-Qaïda» e «Stato islamico» nonché le organizzazioni associate.
La donna deve anche rispondere di esercizio illecito della prostituzione.
Secondo l'atto di accusa del Ministero pubblico della Confederazione (MPC), la donna, che vive in Ticino, si sarebbe fatta consigliare un coltello da pane affilato da una commessa del reparto casalinghi dei grandi magazzini Manor di Lugano prima di commettere il crimine. Con esso ha poi accoltellato due donne scelte a caso. La lama del coltello da pane seghettato era lunga 21 centimetri, si legge nell'atto di accusa.
Alla prima vittima, la 29.enne avrebbe inferto una ferita al collo profonda almeno dieci centimetri e altre lesioni al viso, agli avambracci, ai polsi e alle mani. La seconda vittima, secondo il MPC è stata ferita alla mano destra.
Durante l'aggressione con il coltello, la 29.enne avrebbe gridato «Allah u Akbar» - «Dio è il più grande» e «Sono qui per l'Isis». La vittima ferita più gravemente si è costituita parte civile nel processo contro la 29enne. Ha presentato una richiesta di risarcimento per 440'000 franchi.
Secondo le informazioni dell'Ufficio federale di polizia (fedpol), cinque anni prima l'accusata aveva avuto contatti con un combattente jihadista, del quale si era innamorata tramite i social media. Nel 2017 ha cercato di recarsi in Siria, ma è stata fermata al confine turco-siriano e rimandata in Svizzera dalle autorità turche.
Come ha precisato nel 2020 fedpol, la donna ha sofferto di problemi psichiatrici ed è stata ricoverata in un istituto psichiatrico al suo ritorno in Svizzera. Tuttavia, dal 2017 non è comparsa in nessuna indagine a sfondo terroristico presso la fedpol.