All'appello contro Fabri Fibra risponde il presidente del LAC: «Il concerto si farà»
«Disdite il concerto di Fabri Fibra del 6 luglio 2022 al LAC di Lugano». L'appello è del collettivo femminista Io L'8 ogni giorno, che ha indirizzato una lettera aperta al Municipio, alla direzione del centro culturale LAC Lugano Arte e Cultura e ai media partner, tra cui il Corriere del Ticino. «Ci siamo trovate allibite e incredule - vi si legge - di fronte alla vostra decisione di offrire un palco illustre, altamente simbolico ed un'ingente campagna pubblicitaria ad un personaggio che da 20 anni costruisce la propria fama e profittabilità commerciale inneggiando pubblicamente all'odio e alla violenza contro le donne e le persone LGBT, vantandosi regolarmente di perseguire unicamente una logica utilitaristica e le esigenze di mercato nella scelta dei contenuti e della violenza dei suoi messaggi». In un approfondimento di quattro pagine a lui dedicato, il collettivo definisce Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra, come un personaggio che «banalizza e legittima la cultura sessista, misogina, omofoba, violenta e discriminante per farne un vettore commerciale».
Da noi contattato, il municipale Roberto Badaracco, capo Dicastero Cultura Sport ed Eventi, esclude ogni possibilità di annullare l'evento. «Il concerto ci sarà. La prevendita è stata lanciata mesi fa e sono stati venduti quasi tutti i biglietti. È un peccato che si lanci questo messaggio a tre settimane dal concerto». Il vicesindaco di Lugano, anche presidente del Consiglio direttivo del LAC, è particolarmente infastidito dalle accuse rivolte dal collettivo femminista all'«estate culturale ticinese, - citiamo - già ampiamente criticata per gravi discriminazioni verso le moltissime artiste, musiciste, cantanti locali e internazionali, che sono state sistematicamente ignorate e sono sottorappresentate nei programmi dei principali festival».
«Siamo una Città aperta»
Per Badaracco, «incolpare la Città o il LAC di essere sessisti o omofobi è esagerato». Anzi, «Lugano in diverse occasioni ha dimostrato di promuovere le donne in tutti gli ambiti. Anche al Gay Pride del 2018 eravamo in prima linea, con il sindaco Marco Borradori, e avevamo fatto tutto il possibile affinché l'evento potesse aver luogo. Siamo una Città aperta». Intanto, sui social i commenti non si sprecano. rra chi invoca la «libertà di espressione», chi punta il dito contro chi «non capisce il rap e la trap» e chi non apprezza di principio il rapper, la maggioranza sembra concordare: «Se non ti piace Fabri Fibra, non vai al suo concerto, non chiedi di annullare l'evento».
Due brani al centro della polemica da 18 anni
Nella lettera, il collettivo femminista fa particolare riferimento a due brani di Fabri Fibra, «Venerdì 17» (2004) e «Su le mani» (2006). E non è la prima volta che l'artista si trova al centro delle proteste. Nel 2013 era stato escluso dal Concertone del Primo maggio di Roma a seguito delle richieste dell’associazione D.i.Re (Donne in rete contro la violenza). Allora, Tarducci aveva commentato (in una lettera pubblicata online dall’Huffington Post): «Sono stanco di essere descritto ancora come il rapper violento: in passato mi accusavano di non rispettare le donne nelle rime, ma io scrivevo quello che vedevo non quello che pensavo. Il rap, come il cinema, racconta delle storie, alle volte crude alle volte spensierate. Spesso le rime e il rap servono per accendere i riflettori dove c'è il buio. Dove c'è il silenzio, le rime arrivano a descrivere mondi spesso mai raccontati. Dover spiegare certe rime come se fossero consce dichiarazioni virgolettate è strano e le deforma, ma le canzoni non sono la realtà. Tutt'altro. Il rapper non prende una posizione sulla canzone che scrive: è l'ascoltatore che è costretto a riflettere e a prendere una posizione. Non sono mai stato un violento in assoluto. Non essendoci una conoscenza approfondita del rap, sembra sempre che ciò che canti, lo pensi davvero. Non è così. Nemmeno Quentin Tarantino, con i suoi film spesso crudi, crede o incita alla violenza; quella non è la realtà. I suoi film non sono documentari. Il rap segue lo stesso principio».
«Invitarlo non giustifica in nessun modo quelle frasi»
Le parole del vicesindaco di Lugano sono abbastanza in linea con quelle di Fabri Fibra: «Il collettivo cita due brani, del 2004 e del 2006, che contenevano frasi a dir poco fuori posto. Brani che mi pare non vengano più presentati pubblicamente. Da allora il rapper ha scritto tante altre canzoni. Puntare il dito contro due produzioni di 16 e 18 anni fa che non vengono più esplicitamente citate, tralasciando tutto il resto, mi sembra un po' esagerato. Il rap usa un linguaggio esplicito e immagini molto forti a volte anche per evidenziare dei problemi o esprimere un malessere giovanile. Sono situazioni reali riportate in maniera scabrosa e dura». La musica, come l'arte in generale, a volte fa discutere. Ma l'organizzatore di eventi «non punta a esprimere giudizi di valore». Sia chiaro, «questo non giustifica in nessun modo quelle frasi. Ma escludere Fabri Fibra per due canzoni vecchie che non si vogliono più sentire è esagerato».
Il vicesindaco assicura che Io l'8 ogni giorno riceverà una risposta. Ma non risparmia del risentimento nei confronti dell'attacco frontale agli eventi della Città di Lugano: «Mi ha dato fastidio leggere che l'estate culturale avrebbe ignorato e discriminato artiste, musiciste e cantanti. Non è vero ed è un'accusa assolutamente gratuita».