L'appuntamento

Alzatevi che si sta alzando la canzone popolare

Da oggi fino a domenica, Bellinzona ospiterà 400 concerti e 2 mila artisti – Ad aprire la manifestazione federale saranno i Vad Vuc, che riconoscono: «È un grandissimo onore»
© CdT/Chiara Zocchetti
Paolo Galli
Alan Del Don
21.09.2023 06:00

Parafrasando Ivano Fossati, alzatevi, «che si sta alzando la canzone popolare». A Bellinzona sta per alzarsi la musica popolare, e sarà una grande festa. Anche perché, lo ricordiamo, alla Festa federale sono attese tra le 60.000 e le 100.000 persone. Una baraonda popolare, che andrà oltre quindi ogni carnevale e ogni sabato al mercato. C’è grande curiosità, anche perché per il nostro cantone sarà una prima volta, una primizia. E ad aprire le danze - perché con le canzoni popolari si balla, sì - saranno i Vad Vuc. O meglio, loro saranno tra i primi a esibirsi, occupando Piazza del sole questa sera a partire dalle 23, e fino all’una di notte, se non oltre. Che con la musica è così, si sa quando e dove inizia, ma non quando e dove finisce. Ne sanno qualcosa i Vad Vuc, abituati a girare per pub con musica live e scene alternative, piazze e piazzette, ticinesi e irlandesi. A Bellinzona vivremo quel clima lì, o perlomeno è ciò che ci aspettiamo. Fabio Pusterla, momò come i Vad Vuc, ci ha regalato un titolo memorabile: «Quando Chiasso era in Irlanda». Ecco, per quattro giornate e serate, Bellinzona sarà in Irlanda. Be’, più o meno.

Il nostro percorso e la nostra natura sono legati a doppio filo con la musica popolare ticinese e con la musica popolare lombarda
Cerno, voce dei Vad Vuc

«Un po’ fuori dagli schemi»

Cerno è la voce dei Vad Vuc, band ormai storica della scena ticinese, ma non a tutti gli effetti una band di musica popolare. La festa partirà comunque da loro: «Il nostro percorso e la nostra natura sono legati a doppio filo con la musica popolare ticinese e con la musica popolare lombarda», ci dice. La musica popolare ticinese ha d’altronde la stessa matrice di quella lombarda. «Poi su quella base sono subentrate altre influenze, prima tra tutte quella della musica irlandese». Rieccola, l’Irlanda. «Ma certo andiamo a pescare a piene mani dalla musica popolare. Essere stati chiamati per il concerto d’apertura della Festa federale di musica popolare è un grandissimo onore. E lo sappiamo, che non calziamo in pieno il concetto di musica popolare nel suo senso più stretto. E che, alla festa, ci saranno bande che faranno musica popolare in senso stretto. Per l’occasione abbiamo comunque pensato a un set più acustico, anche se saremo comunque un po’ fuori dagli schemi canonici». In tutti i casi, trovare una definizione per «musica popolare» non è semplice. La Confederazione la interpreta come segue: «La musica popolare svizzera è un insieme collettivo che comprende fenomeni tanto diversi quali il corno delle Alpi, la Ländlermusik e lo jodel, ma anche le musiche popolari ticinesi, i cori della Svizzera occidentale o i cantautori bernesi». L’enciclopedia Treccani precisa: «Per musica popolare si intende l’insieme delle diverse tradizioni musicali che non rientrano nell’ambito della musica colta europea, e che comprendono invece ogni espressione musicale legata a gruppi etnici o sociali». Cerno ci pensa su: «È difficile, più che altro, definire quando la musica diventa popolare, anche perché non è detto che la musica popolare non possa evolvere, cambiare. Noi usiamo tanti strumenti della tradizione, anche popolare, dalla fisarmonica al violino, dalla tromba ai flauti». La formazione dei Vad Vuc è bandistica. «Tutti noi arriviamo da lì. Tutti noi abbiamo quella formazione. Io ricordo che non volevo passarci e che dicevo, a mia mamma: “No, io voglio fare rock, non voglio suonare in una banda”. Ma per fortuna ho seguito il suo consiglio. Per fortuna ci sono le bande, che offrono una grande formazione musicale, popolare, per tutti, insegnandoti a suonare bene e a suonare insieme».

«Non è goliardia»

Il suonare insieme è un valore fondante, per i Vad Vuc. E lo è anche per la musica popolare. Una musica popolare che a Bellinzona troverà casa per quattro giorni. Ma il resto dell’anno, dove va a stare? Ha ancora una casa adeguata? «La musica popolare è strettamente legata alle sagre di paese. È lì che la trovi spesso. Dove ti capita di passare dal disco di un dj alla Madonnina dai riccioli d’oro. Sono convinto che la musica popolare non andrà a sparire. Per come vivo io il territorio, la sento ancora presente». E in salute, quindi. Anche se spesso si porta appresso qualche pregiudizio, in termini di qualità e ricercatezza. «Ed è un peccato enorme. Perché in effetti viene vista come musica esclusivamente da sagra, qualitativamente banale, ripetitiva. In poche parole, da molti non è presa sul serio. Poi però ascolto Babbo crudele, di Vittorio Castelnuovo, ed è una canzone struggente, di musica popolare sì, ma una signora canzone. Come molte altre della nostra tradizione». Le etichette, i pregiudizi. Ecco un altro punto di contatto tra i Vad Vuc e la musica popolare. Cerno ammette che è proprio così e dice che «ultimamente forse un po’ meno, ma è un aspetto che abbiamo vissuto direttamente, a lungo. Una parola che detesto, in questo senso, è “goliardico”. Spesso siamo stati etichettati come una band “goliardica”, anche quando si facevano e si fanno canzoni più impegnate, il tutto finiva sempre con quella parola», con quella etichetta. «Ci tengo a dirlo: non siamo un gruppo goliardico». L’ironia è un’altra cosa, quella fa parte anche della tradizione popolare, oltre che della natura dei Vad Vuc. Cerno accenna La bandella del Carletto. «Ecco, vedi? Questa canzone fa sorridere, certo, ma poi se guardi l’armonizzazione, be’, scopri che è un’altra grande canzone, con una grande composizione». E allora siamo già in piedi, che la canzone popolare già si è alzata.

La cassettina di Cerno

Abbiamo chiesto a Cerno, leader dei Vad Vuc, di farci una sua ideale «cassettina» di brani di musica popolare. Ecco le sue scelte:

La città, intanto, è pronta ad accogliere migliaia di curiosi

Sembrava quasi di essere a poche ore dal Rabadan, ieri a Bellinzona. Solo che al posto del villaggio del carnevale è spuntato quello delle sette note. Il giallo, il colore simbolo della Festa federale della musica popolare, domina dalla stazione a piazza Indipendenza. Le vetrine dei negozi e degli esercizi pubblici promettono d’illuminare (d’immenso, come declamava Ungaretti) la Turrita anche nelle giornate plumbee che si prospettano all’orizzonte almeno fino a sabato, la giornata clou dell’appuntamento che per la prima volta viene organizzato in Ticino. L’attesa è spasmodica. Molti turisti - non solo svizzeri, abbiamo sentito parlare anche inglese, in particolare da comitive di giapponesi e da qualche cinese - si aggirano (già) per la capitale. Contrariamente alle attese, ad essere maggiormente fotografati non sono tanto il Castelgrande e la chiesa Collegiata, ma i gonfaloni dei Cantoni appesi lungo il viale Stazione. C’è curiosità per la manifestazione e per la storia del nostro Paese, insomma.

«La musica unisce la popolazione», disse nel 2019 il consigliere federale Alain Berset, ospite d’onore a Crans-Montana. Vero, verissimo. Bellinzona e i bellinzonesi sanno far festa. Il loro entusiasmo (al momento, va detto, ancora un po’ timido) saprà certamente contagiare i partecipanti all’evento. Al resto ci penseranno bande e bandelle che animeranno i sei palchi principali (nelle piazze del Sole, Governo, Collegiata, Buffi, Indipendenza e Stazione) e i sette secondari disposti nel salotto buono della Turrita nonché le quattro sale concerti (all’oratorio, alla palestra della Federale e a quella alle scuole Sud ed al teatro Sociale). Senza dimenticare «PerBacco!», la festa del vino che garantirà quel pizzico di folklore aggiuntivo alla principale manifestazione ticinese del 2023.

Come detto, si è oramai agli ultimi, minimi, dettagli. Il villaggio è stato allestito. Capannoni (imponente quello in piazza del Sole), gazebo, tendine e spazi gastronomici (come quello, tipicamente rossocrociato, del succo di mele in piazza Simen) e degli sponsor sono pronti. Idem la sala stampa allestita nella sala del Consiglio comunale, che lunedì tornerà peraltro alla normalità ospitando la prima seduta di Legislativo dopo l’estate. Citiamo infine il Castelgrande (con l’esposizione dei costruttori di strumenti) ed il museo di Villa dei Cedri con la mostra dedicata alla piva ed al mandolino.

Il via alle danze verrà dato oggi, giovedì, alle 19 con la cerimonia d’apertura in piazza del Sole. Domani la Festa andrà in scena dalle 16 alle 2 con, sempre alle 19, i discorsi. Sabato non ci si potrà annoiare: il tradizionale mercato dalle 9 alle 16, ben 278 concerti, lo spettacolo medievale al Castelgrande (alle 13), dalle 17 la degustazione di vino lungo il viale Stazione. Infine, domenica, da segnare in rosso sull’agenda c’è in particolare il corteo dalle 14. Vi prenderanno parte mille figuranti. Info su www.bellinzona2023.ch