Balerna

«Ammanettato, poi picchiato»

Il procuratore generale ha firmato un atto d’accusa e due decreti nei confronti di tre agenti della PolCom di Chiasso che a gennaio fermarono un cittadino algerino – Configurati, secondo la Magistratura, i reati di abuso d’autorità e vie di fatto: l’uomo venne percosso dopo essere stato ammanettato
© CdT/Chiara Zocchetti
Stefano Lippmann
12.09.2023 19:30

Per il procuratore generale Andrea Pagani non ci sono dubbi: qualcuno, in quella notte di gennaio, è andato «lungo». E quel qualcuno sono tre agenti della Polizia comunale di Chiasso. Il tutto è da ricondursi all’intervento di polizia avvenuto il 26 gennaio scorso attorno alle 3 del mattino: alcune pattuglie stavano infatti cercando di fermare, nel Basso Mendrisiotto, un’auto in fuga, rubata – con la complicità di un altro uomo – nel Bellinzonese. Un inseguimento che terminò in via Passeggiata a Balerna, dopo un incidente, proprio in prossimità di una raffineria d’oro, elemento che avrà una certa importanza nel chiarire la dinamica dei fatti. Già, ma quali fatti? Uno degli occupanti dell’auto quella notte fu, finalmente, raggiunto dagli agenti di polizia, intervenuti in forze, e fermato. Gli furono messe le manette. A quel punto, però, all’uomo furono assestati alcuni colpi: insomma, ci furono delle botte: tecnicamente percosse denunciate dopo la fase di ammanettamento. Una scena, stando a quanto abbiamo potuto appurare, che fu immortalata dalle telecamere della videosorveglianza della raffineria d’oro. Ed è anche grazie a quelle registrazioni – finite sulla scrivania del procuratore generale – che l’inchiesta ha potuto definire ruoli e responsabilità del fermo «oltre i limiti». Una notizia anticipata dal CdT lo scorso 6 marzo. A seguito di quanto avvenuto la notte del 26 gennaio, il Ministero pubblico aprì un’inchiesta nei confronti di agenti della Polizia comunale di Chiasso, un agente della PolCom di Mendrisio e quattro poliziotti della Cantonale. Inchiesta che ora è stata chiusa e il procuratore generale – oggi in una nota stampa – ha comunicato che sono state emanate «quattro decisioni che tengono conto anche del genere, dell’intensità e della reiterazione delle percosse», ovvero dei colpi sferrati all’uomo fermato, un cittadino algerino che, come vedremo più tardi, era già finito al centro delle attenzioni 3 giorni prima in un grande magazzino della zona.

Un atto d'accusa, due decreti...

Si sono quindi delineate le posizioni dei 9 agenti coinvolti – a vario titolo – nell’inchiesta. Quella penalmente più rilevante riguarda un poliziotto della PolCom di Chiasso (che fu sospeso in attesa delle risultanze dell’inchiesta). Nei suoi confronti Andrea Pagani ha firmato un atto d’accusa con rinvio a giudizio di fronte alla Corte delle assise correzionali per i reati di abuso d’autorità e vie di fatto. La pena proposta è di 12 mesi di detenzione sospesi condizionalmente per un periodo di prova di due anni, oltre a una multa di mille franchi, a un risarcimento per torto morale di 2.000 franchi e al pagamento delle spese giudiziarie. Il processo, si legge nel comunicato stampa, si svolgerà nella forma del rito abbreviato avendo le parti accettato i reati e la pena proposti. Due distinti decreti d’accusa sono stati emanati nei confronti di un secondo e di un terzo agente, sempre della Comunale di Chiasso. In entrambi i casi i reati ravvisati sono quelli di abuso d’autorità e vie di fatto. Nel primo caso è stata proposta una pena – sempre sospesa condizionalmente per un periodo di prova di due anni – di 90 aliquote giornaliere da 140 franchi ciascuna, oltre al pagamento di una multa di 700 franchi e delle spese giudiziarie. Trenta aliquote giornaliere da 140 franchi (pena sospesa per due anni) nei confronti dell’altro agente raggiunto da un decreto d’accusa; alle quali si aggiungono una multa di 400 franchi e le spese giudiziarie.

... e sei abbandoni

Decreto d’abbandono, invece, per altri agenti: 4 poliziotti della Cantonale, uno della PolCom di Mendrisio e un collega di Chiasso. «Sulla base delle ricostruzioni e degli atti acquisiti – informa il procuratore generale – non sono risultati adempiuti i presupposti del reato di favoreggiamento». In particolare, al centro delle attenzioni era finito il fatto che i sei agenti fossero sospettati d’aver omesso di segnalare al Ministero pubblico, ai rispettivi superiori o all’Autorità di nomina le azioni delittuose del principale imputato.