Lugano

Anche la politica va a trenta all’ora

La proposta del Municipio d’investire 2,7 milioni per estendere le zone 30 in città risale ormai a un anno fa, ma il Consiglio comunale non è ancora pronto per esprimersi – La Commissione della gestione si è divisa, quella dell’Edilizia non ha scritto il suo rapporto
©CdT/Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
24.06.2024 06:00

Nelle zone trenta bisogna andare piano. Molto piano. Sarà forse per entrare nella filosofia di queste aree che, a Lugano, due commissioni del Consiglio comunale ci stanno impiegando più di un anno per esprimersi sulla proposta di estendere di una trentina di chilometri la rete delle strade a bassa velocità. Il relativo messaggio municipale, che include una richiesta di credito di 2,7 milioni, porta la data del 6 luglio 2023. Non sono ancora passati 365 giorni, è vero, ma considerando l’imminente pausa estiva, i dubbi politici e le controproposte che aleggiano sul progetto, per assistere a una discussione nella sala con le nuvole dipinte sul soffitto bisognerà attendere il prossimo autunno, sperando che nel frattempo, fuori, abbia smesso di piovere.

E pensare che un rapporto, quello della Gestione, era stato scritto, firmato e depositato lo scorso marzo. Dato però che i colleghi dell’Edilizia non avevano fatto lo stesso, il messaggio non aveva potuto esser votato nell’ultima seduta utile prima delle elezioni comunali, dopo le quali la composizione di ambedue le commissioni è cambiata. In questi casi, le nuove commissioni devono «riprendere» i rapporti di quelle precedenti e decidere se confermarli o meno.

Verso una spaccatura

Magari il «vecchio» rapporto verrà anche confermato. Il problema, per il Municipio, è che probabilmente ce ne sarà un altro, di minoranza, molto scettico sulla proposta di estendere le zone trenta in città. Dovrebbero inoltrarlo i commissari leghisti, come ci conferma Lukas Bernasconi. «La nostra perplessità è di tipo politico:non vogliamo che Lugano, cercando magari di copiare quanto fatto in altre città svizzere, diventi un’unica grande zona trenta, e che l’ente pubblico continui a imporre regole di comportamento ai cittadini. Siamo d’accordo a moderare il traffico dove la sicurezza è strettamente necessaria, come in prossimità di scuole, ospedali, case anziani eccetera, ma non a un’applicazione generalizzata che poi, spesso, si rivela essere punitiva nei confronti dei cittadini automobilisti».

Il credito decurtato

Alcune perplessità, seppur di altra natura, erano state sollevate anche nel rapporto già pronto, che proponeva di decurtare il credito fino a 2,1 milioni spendendo 300 mila franchi invece di 900 mila per i totem che segnano l’entrata in una zona trenta. Il Municipio vorrebbe sostituire quelli attuali per cinque ragioni: sicurezza (non sono abbastanza stabili in condizioni di forte vento e capita che si ribaltino), degrado (gli anni passano anche per loro), immagine (affinché sia uniforme), parità di trattamento (fra i cittadini di diverse zone) e riconoscibilità (dev’essere chiaro il cambio di regime). Gli ultimi tre motivi erano «poco convincenti» per la Gestione, che per il resto faceva notare come diversi totem fossero ancora in buono stato e che la loro stabilità potesse essere migliorata «con interventi puntuali». Nel rapporto (relatore Danilo Baratti dei Verdi) si rimproverava poi al Municipio anche di non aver proposto un piano abbastanza incisivo. «Altre scelte, più risolute, avrebbero potuto rendere più armonico l’intero progetto, con zone trenta più compatte e di conseguenza con qualche risparmio sulla segnaletica». Qualche dubbio era sorto anche quando il Consiglio degli Stati, lo scorso marzo, aveva accolto una mozione tesa a limitare l’introduzione di nuove zone trenta in Svizzera nelle strade «di transito e di collegamento». Quest’ultima precisazione esclude però i tratti interessati dal progetto in discussione a Lugano, ad eccezione di un pezzo della strada cantonale che porta a Carona.

Alcune sì e altre no

Questo per quanto riguarda la Gestione. E l’Edilizia? Nell’ultima legislatura il tema è stato trattato, ma di rapporti non se ne sono visti. Abbiamo chiesto il perché ad Angelo Petralli, che era membro della commissione precedente ed è presidente di quella attuale. «Non ci sono motivi particolari: stiamo facendo approfondimenti accurati, anche con il coinvolgimento delle Commissioni di quartiere, e valutando delle controproposte: vorremmo rinunciare ad alcune delle nuove zone trenta pensate dal Municipio e aggiungerne altre». Insomma, ci sarà ancora da dibattere. Un dibattito un po’ troppo lento?«Non è l’unico rapporto che richiede questi tempi» replica Petralli. «Per le nuove scuole di Viganello, ad esempio, ci sono voluti due anni». «Quello sulle zone trenta è un messaggio importante che getta le basi per le prossime tappe del progetto:questa è solo la prima. Comunque il mio obiettivo è portare il tema in Consiglio comunale al più tardi entro la seduta del prossimo 25 novembre. E di arrivarci, per quanto riguarda la nostra commissione, con un rapporto unico».

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