Ancora violenza sulle donne a Lugano: inseguita e picchiata perché «non ci stava»

(Aggiornato) La movida luganese macchiata da un nuovo episodio di violenza contro le donne. Una giovane è stata seguita, molestata e successivamente picchiata da un coetaneo. «Ero alla Foce a far serata con le amiche – racconta al Corriere del Ticino –, quando un ragazzo si è avvicinato e ha cominciato a chiedermi di andare con lui. Al mio rifiuto ha insistito e allora mi sono allontanata. Con il resto del gruppo abbiamo deciso di cambiare posto e lui ha continuato a seguirmi fino a quando siamo entrati in un locale del quartiere Maghetti. Pensavo fosse finalmente finita ma, quando dopo un paio d’ore sono uscita fuori dal locale, lui era incredibilmente ancora lì e mi è arrivato addosso, cominciando a darmi fastidio e a toccarmi».
Il peggio tuttavia non era ancora arrivato: «Ero profondamente turbata da quanto stava succedendo, per questo mi sono spaventata e ho provato ad allontanarlo. Per tutta risposta lui mi ha tirato un pugno in faccia che mi ha fatto cadere a terra perdendo i sensi».
Da noi interpellata, la Polizia cantonale si è limitata a confermare un intervento «in collaborazione con la Polizia Città di Lugano», il 13 agosto scorso, «poco prima delle 5 per una lite tra un uomo e una donna all’esterno di un esercizio pubblico. I due sono stati trasportati in ambulanza all’ospedale per degli accertamenti. Nel contesto dell’intervento non sono stati ravvisati reati perseguibili d’ufficio e le parti sono state informate della possibilità di procedere con una denuncia ed eventualmente della prassi da seguire».
Al di là del brutto episodio, con la vittima che ancora oggi riporta i segni dell’accaduto, tra cui giramenti di testa causati dal trauma cranico e un occhio particolarmente gonfio, a lasciare perplessa la donna, ora, sono le difficoltà a ottenere giustizia.
Non solo perché l’autore delle molestie non è stato fermato in quanto «non sono stati ravvisati reati perseguibili d’ufficio»: «Fare denuncia è stato molto più complicato del previsto – spiega la donna –. Quando sono andata allo sportello non sono riuscita a farla immediatamente e c’è stato anche il rischio di perdere il materiale video, la grande prova che dimostra in modo inappellabile le colpe del mio aggressore. Inoltre trovo assurdo che nella denuncia vengano indicate le mie generalità, dando l’opportunità all’autore della violenza di rintracciarmi. Ho dovuto fare richiesta formale al giudice per nascondere i miei dati. Non c'è la certezza che venga accettata, in quanto ci deve essere un pericolo di morte. Queste difficoltà fanno quasi più male delle ferite fisiche».
Interpellata dal Corriere del Ticino non sul caso specifico, bensì su come una vittima debba comportarsi in caso di aggressione, la Polizia specifica che: «Ogni caso va trattato come caso a sé stante, per la sua storia, le sue dinamiche e la sua particolarità giuridica. Ad esempio per i reati di lesioni semplici (art. 123 cpv. 1, CP), vie di fatto (art. 126 cpv. 1, CP) o minaccia (art. 180 cpv. 1, CP) vi è la possibilità di sporgere querela entro il termine di 3 mesi. Più nel dettaglio, è possibile inoltrare querela/denuncia penale nei seguenti modi: mediante l'apposito formulario, ottenibile sul sito della Polizia cantonale, presso ogni posto di polizia oppure alla Cancelleria del Ministero pubblico; mediante esposto scritto, nel quale il querelante espone in maniera chiara la fattispecie e l'azione oggetto di querela, da inviare al Ministero pubblico. Viene quindi aperto un procedimento e gli accertamenti fanno il proprio corso con la raccolta delle testimonianze e di tutti gli altri elementi utili a ricostruire l’accaduto. A seconda della fattispecie le parti possono essere messe in contatto con l’ampia rete di servizi che collabora con la polizia. Utili nel contesto della redazione della querela possono essere eventuali certificati medici».