Animali e zoo: anche Magliaso sta soffrendo

Senza visitatori e, di riflesso, senza incassi. Gli zoo stanno vivendo giorni difficili. Anzi, difficilissimi. Quello di Berlino, raccontano le agenzie di stampa, perde circa 500 mila euro a settimana. Di più, in Germania l’associazione mantello che raggruppa tutti i giardini zoologici ha scritto alla cancelliera Angela Merkel chiedendo 100 milioni in aiuti e sovvenzioni. Al grido (d’allarme) «dobbiamo prenderci cura dei nostri animali». In Svizzera e nello specifico in Ticino, va da sé, le cose non vanno meglio.
«Per noi è difficile parlare di cifre» racconta Sabina Fehr, manager dello zoo al Maglio di Magliaso. «Le strutture più grandi hanno entrate costanti sull’arco dell’anno, noi invece siamo più stagionali e dipendiamo da diverse variabili, come il bel tempo. Posso comunque dire che a Pasqua, solitamente, facevamo il grosso delle entrate annuali. Potete immaginare cosa significhi, adesso, rimanere chiusi». Allo zoo malcantonese lavorano dieci persone, mentre gli animali sono poco più di duecento. Quarantotto le specie.
«Di cose da fare, nonostante la chiusura, ce ne sono parecchie» prosegue Sabina. «Certo, per contenere le spese abbiamo fatto ricorso al lavoro ridotto. Al momento, ci sono solo due persone al giorno che si occupano degli animali e della pulizia. Io mando avanti l’amministrazione. Rispettiamo le misure».

Di cose da fare, diceva Sabina, ce ne sono parecchie. Non mancano nemmeno le preoccupazioni, anche perché le spese non sono sparite assieme ai visitatori. «La spesa più grossa ovviamente è legata alla cura degli animali. Per fortuna, abbiamo alcune riserve. Penso alla carne. Abbiamo quattro leoni adulti e consumano molto. Fino all’estate per fortuna dovremmo essere a posto. Ma la situazione potrebbe farsi critica. Quanto alla frutta e alla verdura, noi solitamente ritiravamo quella in eccesso destinata al consumo alimentare. Ci mettevamo, banalmente, il lavoro per smaltirla ma potevamo disporne. All’inizio dell’emergenza sanitaria, in molti hanno preso d’assalto i supermercati e così la situazione per noi, e di riflesso per i nostri animali, si è fatta più stretta. Abbiamo lanciato un appello e, per fortuna, c’è stata una buona risposta. Attraverso donazioni e grazie al sostegno dell’associazione ‘‘Amici dello Zoo al Maglio’’. Detto ciò, è chiaro che in un momento del genere ogni acquisto in più è un peso sul budget a disposizione».
Sabina Fehr, nella sua vita a stretto contatto con gli animali, ne ha viste e vissute tantissime. Ma questo, ammette, è in assoluto «il momento più complicato da quando lo zoo di Magliaso esiste». E parliamo di 46 anni di attività. «Abbiamo chiuso una volta sola in passato, quando morì mio papà. Poi sì, abbiamo avuto varie difficoltà e giornate senza clienti. Ad esempio quando pioveva tutto il tempo. Ma arrivare ad una situazione del genere, in cui non sai se e come si potrà andare avanti, beh, non era mai successo».
Una consolazione? Lo zoo di Sabina non è l’unico in difficoltà. L’associazione WZS, che raggruppa tutti gli zoo a livello svizzero, si è attivata per fornire assistenza e consiglio ai vari proprietari. «C’è chi magari è anziano e non è molto bravo con le nuove tecnologie» afferma la nostra interlocutrice. «Inoltre, l’associazione ci sta dicendo come agire. Quali aiuti richiedere, insomma. Questo perché gli zoo, incredibilmente, non rientrano in una categoria precisa. C’è chi ci considera un’attività turistica e chi culturale, per dire»

E gli animali? Come stanno vivendo questo momento particolare? È stato detto, ad esempio, che sono più tristi del solito. «Più tristi non saprei, di sicuro più annoiati» continua la nostra interlocutrice. «È vero che la gente va allo zoo per osservarli, ma in realtà anche gli animali passano parte delle loro giornate ad osservare le persone. Sì, il pubblico manca. Ce ne accorgiamo, in questi giorni particolari, quando siamo davanti ai vari recinti. Gli animali arrivano subito a curiosare. E se ci allontaniamo loro ci seguono a lungo con lo sguardo. Purtroppo, non abbiamo abbastanza tempo per le coccole. Ma un minimo di attenzione lo garantiamo, questo sì».
A proposito di coccole, c’è un problema in più. Ed è chiamato Covid-19. Proprio così, anche gli animali possono contrarre la malattia. «In particolare le scimmie» chiarisce Sabina. «Noi abbiamo, penso, il gibbone più vecchio del mondo. Ha 56 anni e, proprio per evitare che possa ammalarsi, non ci avviciniamo a lui. La mancanza di contatto lo fa soffrire. Invece di stare di fuori, preferisce dormire. Ha accorciato le sue giornate».
I contatti con l’esterno, anche per tutelare gli animali, sono vietatissimi. «Ci sono arrivate un sacco di richieste da parte dei nostri sostenitori» conclude Sabina. «Tanti, visto il periodo, vorrebbero venire a darci una mano. Si sono offerti come volontari. Ma non possiamo accettare, sia pensando ai nostri dipendenti sia pensando agli animali». Giorni difficili, già.