Alle Criminali

«Appena uscito di prigione non ha esitato a delinquere»

Condannato a sette anni e sei mesi l’uomo del Locarnese riconosciuto colpevole di aver trafficato complessivamente cinque chili di cocaina - Tre anni parzialmente sospesi e nessuna espulsione per la sua compagna di nazionalità cubana
© CdT/Chiara Zocchetti
Spartaco De Bernardi
08.04.2025 19:30

Si è fermato solo perché è stato arrestato, poco prima del Natale di due anni fa. Altrimenti avrebbe probabilmente venduto anche i due chili di cocaina che gli erano rimasti in casa dopo i tre viaggi compiuti in Spagna nel giro di pochi mesi insieme alla compagna e, quel che è peggio, alla figlioletta di pochi mesi. «Bimba che è stata passiva spettatrice dello spaccio che il papà compiva poi in macchina alla presenza della mamma», ha sottolineato il giudice Marco Villa, presidente della Corte delle Assise correzionali, nel condannare a 7 anni e 6 mesi di reclusione il 33.enne del Locarnese riconosciuto colpevole in via principale di un traffico di complessivi cinque chili di cocaina e di riciclaggio per un importo rimasto imprecisato, ma che gli ha comunque permesso di vivere agiatamente.

Recidivo e «professionale»

«Appena è uscito di prigione - ha aggiunto il presidente della Corte ricordando le tre precedenti condanne sempre legate alla droga ed al riciclaggio di denaro - ha ripreso bellamente a delinquere». Oltre ai tre chili importati dalla Spagna tra il giugno ed il dicembre 2023, sulla condanna hanno pesato anche gli altri due venduti ad una sola consumatrice in un periodo precedente. Sì, il quantitativo accertato dalla Corte è proprio di 2 chili, come sostenuto dalla donna che l’ha acquistata e che per questo è stata a sua volta condannata. Un quantitativo minore, ha spiegato il giudice Villa, non gli avrebbe consentito di vivere, di mantenere la compagna e di mettere sul tavolo un acconto di 9.000 franchi per acquistare l’automobile poi utilizzata per andare in Spagna ad acquistare la droga. Il 33.enne è stato inoltre riconosciuto colpevole di aver trafficato oltre 2 chili di hashish e poco meno di due etti di eroina. Sommati agli altri reati «minori» e al residuo di una precedente condanna (la sospensione condizionale è stata revocata), la pena decisa dalla Corte anche in considerazione della maggiore «professionalità» dimostrata rispetto al passato, è appunto di 7 anni e 6 mesi. Un anno in meno rispetto alla richiesta formulata lunedì dall’accusa.

Libera di riabbracciare la figlia

La 21.enne che ha approfittato dei proventi della vendita della droga da parte del suo compagno, ma il cui ruolo nel traffico di stupefacenti è stato del tutto marginale, è stata condannata a 36 mesi di detenzione, 15 da espiare e 21 sospesi condizionalmente per tre anni. Ciò significa che, dedotto il carcere preventivo sofferto, potrà uscire di prigione e riabbracciare la figlioletta. Proprio il fatto di poter stare accanto alla bimba avuta dal 33.enne, ha indotto la Corte a non decretare l’espulsione dalla Svizzera della donna di nazionalità cubana.

«Non è mai troppo tardi»

Nel corso della mattinata si erano espressi gli avvocati difensori, ad iniziare dall’avvocata Luisa Polli, patrocinatrice del 33.enne. «Non è mai troppo tardi per imparare. Dategli un’altra possibilità» aveva affermato la legale rispondendo al procuratore pubblico Roberto Ruggeri che lunedì aveva citato l’adagio «Non c’è il due senza il tre ed il quattro vien da sé». Proprio il fatto che il suo assistito abbia finalmente capito gli sbagli commessi nel recente passato aveva indotto l’avvocata Polli a chiedere per lui una pena massima di 4 anni e 6 mesi. Come già sostenuto dal suo assistito durante il dibattimento, l’avvocata Polli aveva ribadito che il quantitativo di cocaina importato dalla Spagna tra luglio e dicembre del 2023 era di 2,5 chili. Contestata del tutto, invece la vendita avvenuta precedentemente - dal novembre 2021 al maggio 2023 - di complessivi 2 chili di sostanza ad un’unica consumatrice: al massimo il 33.enne le avrebbe venduto 655 grammi, tenendo buone le dichiarazioni della donna. In tutto, il traffico di cocaina supererebbe di poco i tre chili, invece dei cinque indicati nell’atto d’accusa. Un quantitativo senza dubbio importante, che si aggiunge a 200 grammi di eroina e 480 grammi di hashish. E che ha permesso al 33.enne e alla sua compagna di vivere agiatamente. Compagna per la quale l’avvocato Nicola Matasci aveva chiesto una pena non superiore ai 3 anni, peraltro concordata con l’accusa, ed in parte sospesa così da consentire alla 21.enne di poter lasciare il carcere al termine del processo. «Il suo ruolo nel traffico di eroina è stato del tutto marginale», aveva sottolineato l’avvocato Matasci, il quale si era concentrato soprattutto sull’espulsione dalla Svizzera prospettata dall’accusa. Invocando la concessione di un caso di rigore, il legale aveva parlato di conseguenze devastanti nel caso in cui la donna, giovanissima, dovesse far ritorno a Cuba, suo Paese di origine. Conseguenze devastanti non solo per lei, ma anche e soprattutto per la bimba che in ogni caso, sia che si trasferisse all'Avana con la madre sia che restasse in Ticino con la nonna paterna, vivrebbe lontana da uno dei due genitori.