Il caso

Apple contro Trivilini: la mela è il frutto della discordia

Una recente decisione dell’Istituto federale della proprietà intellettuale dà ragione al ricercatore ticinese, che dopo aver scelto il frutto per simboleggiare la sua «Dieta digitale» è stato tirato in causa dal colosso di Cupertino - Ora si andrà al Tribunale amministrativo federale (TAF)?
Il pomo della discordia, il simbolo di una mela. (foto Keystone)
Paride Pelli
12.06.2020 06:00

Nell’immaginario collettivo questo caso richiama la rappresentazione biblica in cui Davide sconfigge Golia. Una metafora abusata, forse, ma che calza a pennello nel caso di Alessandro Trivilini, ricercatore ed esperto di tecnologie, trovatosi (suo malgrado) opposto nientepopodimeno che ad Apple, l’azienda americana fondata da Steve Jobs e riconducibile al logo della mela morsicata. E proprio la mela, quella mela che rappresenta il frutto della conoscenza e nel contempo della discordia, è al centro della diatriba che porta dritto dritto in Ticino.

Ma andiamo con ordine. Trivilini, nel corso del 2019, ha pubblicato un libro dal titolo «La dieta digitale dei sette giorni» che propone per la prima volta un metodo per capire – come sottolinea l’autore – «se sei tu ad usare lo smartphone oppure è lui ad usare te». Un approccio innovativo che affronta il tema della potenziale (e presunta) dipendenza da telefonino, partendo dal rapporto sempre più stretto tra uomo e tecnologia. Ebbene, Trivilini ha proceduto, subito dopo l’uscita del libro, a registrare il marchio della dieta digitale: una mela centimetrata, che fa bella mostra di sé anche sul retro della copertina del libro in questione. «L’ho registrato all’Istituto federale della proprietà intellettuale con sede a Berna e dopo la consueta trafila la richiesta è andata a buon fine: il 9 ottobre 2019 l’Ufficio preposto l’ha infatti ufficialmente accettato e ha così pubblicato il marchio».

Poi, a inizio 2020, il fulmine a ciel sereno: il colosso di Cupertino, attraverso un importante Studio legale di Zurigo, decide di fare opposizione e richiede allo stesso Istituto di annullare il marchio di Trivilini. Il motivo? Apple lamenta uno sfruttamento e una strumentalizzazione del suo marchio oltre a un’ambiguità di fondo. In sostanza, il ticinese avrebbe utilizzato appositamente il simbolo di una mela per trarre vantaggi, sfruttando indebitamente l’immagine che Apple ha nel mondo.

Ma Davide non si spaventa davanti a Golia e decide di far valere i suoi diritti, sicuro di possedere argomenti convincenti. Con il suo avvocato Maurizio Collenberg, Trivilini risponde punto su punto ad ogni osservazione mossa da Apple. «Dal mio punto di vista non c’era nessuno sfruttamento del marchio Apple» spiega. «La mia mela è innanzitutto diversa da quella di Apple: è molto caratterizzante, per esempio, è centimetrata e a fianco vi è la scritta in stampatello Dieta digitale. E poi, io mi rivolgo a un campo che in ultima analisi è quello della salute: mica produco computer, telefoni e microprocessori. Io non sono e non posso essere un antagonista dell’azienda di Cupertino. Quindi non posso sfruttare l’immagine di Apple perché il mio settore di competenza è un altro». Inoltre, come ci ricorda il ricercatore, «quando si registra un marchio presso l’Istituto federale di Berna, si devono scegliere delle classi di merci e servizi che si intendono identificare e proteggere con il marchio: ebbene, nelle mie classi c’era innanzitutto l’igiene digitale, ambito nel quale Apple non ha nessuna competenza, oltre ad altre categorie tecniche, che toccano sì tecnologia e computer, ma solo perché il mio marchio “Dieta digitale” tutela la nuova applicazione che ho sviluppato per la misura della glicemia digitale in un’ottica di prevenzione e di cura della dipendenza digitale».

Nella motivazione della decisione dello stesso Istituto federale che dà ragione, in prima istanza, a Trivilini, si osserva che i due marchi coincidono solo in quanto riportano astrattamente una mela stilizzata. Tuttavia, tra le due raffigurazioni vi sono importanti differenze grafiche che influenzano l’impressione generale e il significato del marchio nella percezione di chi li osserva. In particolare, il marchio di Apple dà corpo a una mela morsicata, mentre il marchio di Trivilini rappresenta una mela centimetrata. L’immagine complessiva della mela del ricercatore diverge di conseguenza in modo chiaro per la concreta configurazione del soggetto che rappresenta rispetto a quella di Apple. Inoltre, questa chiara diversità a livello grafico dimostra che la mela della Dieta digitale è frutto di una concezione assolutamente originale, e non di un semplice adattamento o plagio del simbolo altrui. I due simboli si differenziano dunque a sufficienza dal punto di vista del diritto dei marchi e non vi è da attendersi che nell’ambito della circolazione del marchio della “Dieta” le persone possano presumere un qualsiasi tipo di legame con Apple. Ne discende che va negato qualsiasi rischio di confusione sul mercato, anche tenuto conto del grado di attenzione elevato negli utenti finali dei rispettivi prodotti e servizi.

Questa decisione, tutelando il marchio «Dieta digitale», può dirsi per certi versi storica, in quanto apre di fatto la porta a una nuova dimensione, che attiene alla cura della nostra salute anche in campo tecnologico, affinché la futura società digitale possa svilupparsi e crescere in modo equilibrato ed armonico nell’interesse di tutti. In altri termini, inaugura una nuova ecologia, di tipo appunto digitale, in cui i mezzi offerti da tecnologie sempre più sofisticate vengano gestite in modo sostenibile con un impatto positivo sulla società.

Ora Apple ha un mese di tempo per ricorrere al Tribunale amministrativo federale (TAF). Trivilini, che ha vinto il primo «round», si augura che «gli importanti principi giuridici molto ben enunciati nella decisione dell’Istituto federale della proprietà intellettuale vengano confermati dal TAF, anche in funzione della valorizzazione e tutela delle eccellenze scientifiche e imprenditoriali locali rispetto alla posizione dominante di colossi multinazionali che hanno per loro natura la tendenza ad escludere i piccoli dal mercato a prescindere dal valore dei loro prodotti e servizi».

«La mela nel mondo – conclude il ricercatore - non è dunque solo Apple: tutto si concentra sull’utilizzo di questo simbolo archetipo, che non può essere monopolizzato da chicchessia e che, dopo questa decisione, potrà rappresentare anche l’igiene digitale, ovvero il tema che tratta la mia dieta. Spero che questa decisione possa fare scuola».