Arriva la Pasqua: «Le uova? Ci tocca importarle»

Il forte aumento della domanda ha portato a una carenza di uova svizzere. Così si concludeva l’analisi pubblicata dodici mesi fa dall’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG), relativa al 2023. I dati definitivi sul 2024 non sono ancora stati diffusi, eppure la situazione non sembra essere migliorata. Anzi. Tanto che, in vista della Pasqua, alcuni attori della grande distribuzione invitano i clienti a essere «più flessibili» qualora non trovassero gli scaffali pieni o tutti i prodotti desiderati.
La mancanza di uova si fa sentire a livello nazionale come nel nostro cantone. «Le galline ovaiole non possono fare magie e il coniglietto di Pasqua non depone ancora uova vere», ha dichiarato a inizio mese il presidente di GalloSuisse, Daniel Würgler. Nel 2024 il consumo pro-capite è stato di 198 uova, più che durante la pandemia (nel 2021 erano 195). Allo stesso tempo, anche la produzione nazionale è cresciuta (1.124 milioni, +2,8% rispetto al 2023), ma non a sufficienza da soddisfare la domanda.
Niente panico
Per Pasqua ci saranno uova a sufficienza per tutti, ma il deficit sarà coperto dalle importazioni. «L’obiettivo è chiaramente quello di garantire la generale disponibilità del prodotto. Faremo tutto il possibile per avere abbastanza uova. La percentuale di quelle importate, però, sarà significativamente più alta rispetto ad altri anni», fa sapere Migros Ticino. «Attualmente, sugli scaffali è generalmente disponibile un numero sufficiente di uova, tuttavia la disponibilità di quelle svizzere può essere difficile da garantire», conferma Coop, «per questo motivo, abbiamo aumentato la disponibilità di uova importate». L’ufficio stampa Aldi Suisse ribadisce che la domanda di uova svizzere è attualmente molto elevata. «La nostra clientela può comunque continuare a soddisfare il proprio fabbisogno come di consueto. Anche in vista della Pasqua, siamo ben preparati e saremo in grado di offrire alla nostra clientela una quantità sufficiente di uova». Lidl Svizzera non registra difficoltà: «Al fine di soddisfare pienamente l’aumento della domanda, ricorriamo in via integrativa e temporanea a due ulteriori soluzioni d’importazione. Oltre al nostro assortimento standard di uova, appositamente per la nostra clientela ticinese offriamo anche uova ticinesi. Siamo fiduciosi di poter garantire durante il periodo pasquale un’offerta adeguata. Il nostro obiettivo è quello di offrire sempre il miglior rapporto qualità-prezzo».
Una questione da risolvere
Dal 2022, la domanda di uova fresche svizzere da produzione convenzionale è aumentata di circa il 12%. «Per quanto riguarda la vendita al dettaglio, siamo in costante e stretto dialogo con i nostri fornitori e facciamo regolari previsioni sull’evolversi della situazione. Nessuno si aspettava, tuttavia, una tale impennata, che ha sorpreso tutto il settore», spiega ancora il portavoce di Migros Ticino. I magazzini, nei quali adesso dovrebbero cominciare ad accumularsi le scorte per Pasqua, sono praticamente vuoti. E l’unico modo per garantire la disponibilità è importare uova dall’estero. Anche lì, però, la domanda di uova da allevamento all’aperto è talmente alta «che possiamo procurarcele solo in misura limitata». Per produrre più uova è necessario disporre di un maggior numero di galline ovaiole. Ciò presuppone a sua volta più allevatori/produttori e, soprattutto, la costruzione di ulteriori pollai. Un’impresa impossibile a breve termine, tanto più in vista di periodi di punta come quello pasquale. A tale proposito va peraltro notato che la domanda diminuisce significativamente dopo Pasqua. «In sostanza bisogna fare un ragionamento sul medio-lungo termine, considerando sia che Migros Ticino propone quanto più possibile uova locali e confederate, sia che il consumo di uova da qualche anno in Ticino e in Svizzera è generalmente aumentato: è necessaria però un’analisi approfondita con il coinvolgimento di tutti gli attori di riferimento per trovare il giusto equilibrio, evitando poi di realizzare un eccesso di produzione (insostenibile) al di fuori dei picchi di domanda (Natale/Pasqua)».
Marco Consonni, dell’azienda Al Formicaio di Ponte Capriasca, parla proprio di questo equilibrio: «In Svizzera il fabbisogno di uova è stato per decenni coperto in misura dell’80% dalla produzione indigena e del 20% dalle importazioni. Oggi la ‘‘copertura’’ nazionale arriva al 70%. Questo perché al boom di richiesta nel periodo della pandemia, è seguito un calo. Tanto che il nostro Paese si è trovato con un esubero di produzione. C’è quindi stato un ribasso della produzione per far fronte a una nuova situazione di mercato in cui le esigenze erano diminuite. Ora la tendenza si è invertita. Diminuire è stato quasi immediato, ma il processo inverso è lungo e richiede invece molto tempo». Lo stesso avviene nel nostro cantone. «Il fabbisogno ticinese, dalla grande alla piccola distribuzione, viene coperto internamente, con un’aggiunta dalla Svizzera interna. La quale, però, attualmente, è pure in difficoltà. Ci stiamo organizzando per aumentare la produzione, ci sono già progetti a lungo termine. I quali però, come detto, richiedono tempo». Aumentare la produzione significa essere sicuri che le necessità «nuove» siano reali anche sul lungo periodo, per non ritrovarsi in un secondo momento in sovrapproduzione.
Consonni sottolinea comunque, in conclusione, che «le uova ci sono. La quantità può variare, e il cliente potrebbe non trovare esattamente la tipologia di prodotto che desidera in quel momento. Ma le uova ci sono eccome. Forse questo discorso è utile per capire che dietro a uno scaffale pieno di uova c’è un lavoro non indifferente e un’organizzazione non da poco».