Il caso

Artecasa chiude dopo un giorno tra sorpresa e amarezza

Organizzatori e istituzioni non si aspettavano lo stop repentino alle fiere deciso dal Consiglio federale, e gli espositori chiedono rimborsi
Nel 2020 le luci in fiera si sono spente presto. ©CDT/CHIARA ZOCCHETTI
Federico Storni
Federico StornieChiara Nacaroglu
29.10.2020 17:12

Pochi minuti dopo l’annuncio delle nuove restrizioni dovute al coronavirus, decise mercoledì dal Consiglio federale, agli espositori presenti ad Artecasa e a iViaggiatori (le due fiere quest’anno si tenevano contemporaneamente) è stato comunicato che quella sera si chiudeva baracca. La manifestazione, che da programma doveva protrarsi fino a domenica, è quindi durata solo un giorno. E, per motivi diversi e malgrado il crescente numero di contagi in Svizzera, l’aver dovuto chiudere ha colto di sorpresa tutti gli attori coinvolti, dagli espositori fino alla Città.

«Decisione radicale»

Ancora mercoledì mattina, all’inaugurazione, la manifestazione non sembrava in dubbio. E questo malgrado vi fosse il sentore che poche ore dopo il Consiglio federale avrebbe varato nuove misure più restrittive. Ma da dove veniva questo relativo senso di sicurezza? Dall’idea che, in ogni caso, ci sarebbe stato tempo. Come conferma il capodicastero Eventi Roberto Badaracco, «si sperava che ci fosse qualche giorno di margine per l’applicazione delle nuove regole e invece la decisione del Governo è stata radicale. Capiamo la situazione, però è dura per tutti coloro che hanno investito tempo e denaro».

Sulla stessa lunghezza d’onda, per l’organizzatore della fiera Promax, l’event manager Marco Pion: «Per la nostra azienda è un danno quasi incalcolabile. Stavamo lavorando alla manifestazione da sei mesi ed eravamo speranzosi, dopo che ad aprile ci erano già state bloccate due fiere per legge. Se abbiamo speculato? Non direi: nessuno pensava che mercoledì venissero prese norme così drastiche e che entrassero in vigore subito, e i nostri partner istituzionali ci avevano sempre dato fiducia nell’avvicinamento all’evento».

«Ho perso ventimila franchi»

A essere colta di sorpresa è stata anche la sessantina di espositori (ne abbiamo contattati alcuni). «Si parla della serietà e dei modi degli svizzeri, ma questa non è stata una cosa corretta», dice il titolare di un’azienda del nord Italia: «In tanti mi avevano detto di stare attendo perché mercoledì potevano arrivare nuove restrizioni, e per questo aveva chiesto più volte alla società organizzatrice se era tutto a posto e ci erano giunte rassicurazioni. Poi ieri arrivo in fiera e tramite un fogliettino ci viene comunicato che si chiude. Sono rimasto senza parole». E le ripercussione finanziarie sono importanti: «È anni che partecipiamo alla fiera e siamo andati sulla fiducia. Fra affitto, trasporto e personale ci abbiamo perso circa ventimila franchi. Per ora dall’organizzazione non si è fatto vivo nessuno, ma credo che ci debbano agevolare». E di agevolazioni parla anche un’altra ditta proveniente dal centro Italia: «Finito a Lugano saremmo dovuti andare alla fiera EcoMondo a Rimini, che è stata annullata dal Governo italiano. E lì, molto correttamente, ci è stato chiesto se vogliamo essere rimborsati oppure se preferiamo lasciargli l’acconto e tenerlo valido per il prossimo anno. Mi auguro che anche a Lugano siano altrettanto seri». La ditta ci ha inoltre affermato di non aver avuto informazioni riguardo alla possibilità che mercoledì in Svizzera venissero prese misure più stringenti: «Ne eravamo all’oscuro. Si figuri che mercoledì mattina una persona dell’organizzazione mi aveva chiesto se volevo pagare il pass per il furgone fino a domenica. Mi auguro che fosse in buona fede». Promax, tramite Pion, ci ha fatto sapere che «per mettere in piedi questa fiera abbiamo impiegato buona parte di quanto avevamo messo da parte. Nei prossimi giorni contatteremo gli espositori per fare fronte comune: il nostro obiettivo primario è stare dalla loro parte. Capiamo che il mancato guadagno è un problema, così come lo è per noi. Vogliamo ragionare sul se sarà possibile ottenere qualche aiuto, anche perché finora la nostra categoria non è stata aiutata un granché».

La cultura resiste nella hall del LAC

Per quanto riguarda gli eventi culturali, il massimo dei partecipanti è sceso a 50 persone. «Per lo Studio Foce non c’è tanta differenza rispetto ai posti organizzati con il rispetto della distanza sociale», spiega il capodicastero Roberto Badaracco. «Per il LAC, che ha una sala da mille persone, è invece un colpo durissimo: l’intenzione è andare avanti organizzando piccoli spettacoli con poche persone che suonano nella hall e sfruttare le repliche: avendo il calendario libero si possono ripetere di più gli spettacoli. Lo scopo è lanciare un segnale, far vedere che la nostra paura è un secondo lockdown culturale e dare una parvenza di un’attività che resiste», conclude.

Gli altri annullamenti

Le nuove regole imposte dalla Confederazione non hanno avuto ripercussioni solo su Artecasa. Annullata anche Wopart, la fiera dell’arte su carta che si sarebbe dovuta tenere a metà novembre al Padiglione Conza. Nelle strutture della Città, inoltre, non si terranno cene o feste aziendali: «Tutti hanno disdetto per non correre rischi», spiega Badaracco. E se per la Città questi annullamenti significano meno introiti nelle casse comunali, per i settori della ristorazione e degli eventi, sono un’ulteriore colpo al cuore.

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