Il caso

Atti sessuali con fanciulli, fermato il cappellano del Papio: Collegio «sotto shock»

Un nuovo caso di abusi sessuali su minori scuote la Chiesa ticinese – Il rettore, don Patrizio Foletti, al CdT: «Sono sconvolto»
©Chiara Zocchetti
Dario Campione
08.08.2024 20:29

Un nuovo caso di abusi sessuali su minori scuote la Chiesa ticinese. Il Ministero pubblico ha aperto un fascicolo penale a carico di un sacerdote incardinato nella diocesi di Lugano.

Il prete, secondo le informazioni raccolte dal Corriere del Ticino, è don Rolando Leo, 55 anni, cappellano e docente del Collegio Papio, insegnante al Liceo di Savosa, assistente diocesano della Pastorale giovanile, direttore dell’ufficio insegnamento religioso scolastico nonché assistente dell’Azione Cattolica.

Don Leo è stato fermato dalla polizia mercoledì mattina ad Ascona, in collegio. Dopo essere stato a lungo interrogato, è molto probabile che, nelle prossime ore, il magistrato coordinatore dell’inchiesta, la procuratrice Valentina Tuoni, chiederà la sua carcerazione.

Spetterà poi in un secondo momento al giudice dei provvedimenti coercitivi valutare se vi siano o meno i presupposti per confermare il provvedimento cautelare. 

La vicenda è esplosa questo pomeriggio in virtù di un comunicato stampa diffuso dalla stessa diocesi nel quale si confermava che, «a seguito di una segnalazione giunta direttamente all’amministratore apostolico, monsignor Alain de Raemy», il ministero pubblico aveva «avviato un’indagine nei confronti di un presbitero. Le ipotesi di reato sono atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, pornografia».

La conferma

Il passaggio che ha portato all’apertura di un fascicolo penale è transitato inizialmente dalle stanze della curia. La vittima ha segnalato infatti le presunte violenze subìte direttamente al vescovo il quale, dopo aver coinvolto la commissione di «esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale», ha denunciato i fatti alla magistratura.

Al Corriere del Ticino, il Ministero pubblico si è limitato a «confermare l’apertura di un procedimento penale» e ha aggiunto unicamente che «l’inchiesta è coordinata dalla Procuratrice pubblica Valentina Tuoni».

Monsignor de Raemy, nei mesi scorsi, e in particolare dopo le rivelazioni sugli abusi nella Chiesa svizzera contenute nella lunga relazione elaborata dall’Università di Zurigo, aveva chiesto espressamente alle vittime di farsi avanti e di denunciare i fatti.

E dalla diocesi, questa sera, si è appreso che proprio questo nuovo caso è stato segnalato dalla vittima direttamente al vescovo. Il quale ha immediatamente applicato le nuove, rigidissime regole del Codice canonico (stabilite da poco da Papa Francesco), sospendendo il sacerdote dalle sue funzioni e, come detto, segnalando senza indugio l’accaduto alla giustizia penale.

«Siamo fiduciosi che l’opera dell’autorità giudiziaria possa giungere in tempi rapidi a determinare l’esatta fisionomia dei fatti accaduti», ha detto monsignor de Raemy nella nota stampa inviata oggi. La «delicatezza della fattispecie e il rispetto di tutte le persone coinvolte» hanno spinto il prelato a evitare ogni ulteriore dichiarazione.

Shock

Sotto shock l’intero Collegio Papio. Il rettore, don Patrizio Foletti, raggiunto telefonicamente dal Corriere del Ticino, ha manifestato il suo stupore e il suo «sconcerto: sono caduto dal quinto piano», ha detto don Foletti, chiaramente turbato. «Neanche lontanamente mi è mai passato dalla mente che tutto questo potesse accadere».

Lo stesso don Foletti ha confermato il fermo del suo collaboratore e ha annunciato che oggi la scuola invierà alle famiglie una comunicazione scritta. «Non possiamo certo fare finta di nulla». A precisa domanda, il rettore del Papio ha infine aggiunto che, in passato, dagli alunni del Collegio non è mai arrivata in direzione alcuna segnalazione su eventuali comportamenti scorretti del sacerdote adesso finito sotto inchiesta.