Bar e ristoranti, ridimensionatevi: niente veranda senza licenza

Senza ombra di dubbio le agevolazioni per gli esercizi pubblici messe in campo durante la pandemia hanno cambiato il volto di tanti angoli di Lugano. Bar e ristoranti, ma anche negozi di vario genere hanno beneficiato della possibilità di allargarsi e utilizzare un pezzo di suolo pubblico – chi con verande, chi con tavolini e sedie posati su un marciapiede, in una piccola piazza o lungo il Cassarate – rendendo la città più viva, più movimentata e più apprezzata sotto questo aspetto.
Agevolazioni che però avevano una data di scadenza, ovvero il 31 marzo, termine in cui scadrà la proroga concessa dal Municipio e gli esercizi pubblici dovranno «ridimensionarsi» come prima della crisi sanitaria. Basta verande, ad esempio. Che in estate non è un problema, ma in inverno il discorso cambia. A meno che non si mettano in regola con una licenza edilizia. L’Hotel Dante, ad esempio, è in attesa che gli uffici competenti valutino l’incarto per regolamentare la dozzina di tavolini in piazza Cioccaro, che solitamente vengono posati tra l’accesso alla funicolare e la fontana grazie, appunto, a queste facilitazioni.
Poca autonomia locale
Per chi se lo stesse chiedendo, la Città non può prorogare ulteriormente queste agevolazioni straordinarie perché è entrata in vigore la nuova Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (Lear), che disciplina a livello cantonale le regole nel settore. I Comuni, quindi, non hanno più così tanto margine di manovra. Peccato, dice la capodicastero Spazi urbani Karin Valenzano Rossi, «non poter più approfittare dell’autonomia comunale per dare seguito a eventuali necessità del territorio. Ora, finché gli esercizi pubblici non saranno conformi alla nuova Lear, si dovranno applicare due leggi (la vecchia e quella "fresca" di decisione, ndr), con un conseguente sovraccarico burocratico per chi controlla. La nuova legge è migliorata, certo, ma è anche più restrittiva».
Da quando la Città ha varato, durante la pandemia, una serie di misure a sostegno delle attività economiche, come ad esempio la possibilità di aumentare del 30% l’uso del suolo pubblico, sono stati esattamente 43 tra bar, ristoranti e negozi ad usufruirne. Entrando più nel dettaglio, trenta hanno beneficiato dell’estensione del 30%, nove avevano un’autorizzazione provvisoria (tra cui lo chalet Gabbani in piazza Cioccaro) e quattro erano autorizzati a estendersi oltre il 30%, ci fa sapere la municipale. Da fine marzo, come detto, bisognerà però ridimensionarsi. A meno che, appunto, non si ottenga una licenza per regolamentare la struttura. Il Mauri Concept, ad esempio, si trova in una posizione un po’ penalizzante avendo pochi coperti all’interno. «Stiamo cercando di capire se la metratura che perdiamo con la rimozione della veranda possiamo recuperarla da un’altra parte – osserva la titolare, Deborah Mauri –. La domanda di costruzione per poter regolamentare la terrazza esterna in via Vegezzi è al vaglio dell’Ufficio tecnico, ma sicuramente dovremo inoltrare una richiesta per avere dei metri quadrati da sfruttare visto che all’interno abbiamo pochi posti».
«È solo quando vivi una nuova legge che ti rendi conto delle sue falle», rileva il presidente di Gastro Lugano, Michele Unternährer. «Da qui all’autunno sarebbe ottimale avere un dialogo con il Cantone per trovare una soluzione al problema delle coperture esterne dei locali, ad esempio. È prassi, infatti, che dopo un periodo di prova effettivo con una nuova legge la Commissione costituzione e leggi si chini sul dossier per esaminare se si sono riscontrati dei problemi o meno».