L'editoriale

Bellinzona, la politica è un'arte ragionata

Mario Branda e colleghi, così come il plenum, non vogliono cadere nello stesso errore di chi li ha preceduti: quell’«improvvisazione regolata» che c’è stata nella «vecchia» Bellinzona a livello di infrastrutture scolastiche non deve più ripetersi
Alan Del Don
01.12.2023 06:00

Quando all’università ho studiato il pensiero del sociologo Pierre Bourdieu mai e poi mai avrei pensato che potesse tornare utile, dopo quattro lustri, per inquadrare la politica bellinzonese. E, nella fattispecie, le decisioni prese nella seduta di Consiglio comunale di mercoledì sera. Il concetto di «habitus», ossia sapere cosa fare e come attuarlo al momento opportuno, è quello che maggiormente ci interessa. Perché esercitato nel campo, appunto, della cosa pubblica.

Tra «formule belle e pronte» non è raro lasciarsi andare ad «un’improvvisazione regolata», sosteneva il compianto antropologo francese. Niente di folle, si badi bene. Brenno Martignoni Polti, confermato primo cittadino senza altri coups de théâtre dopo lo strappo con l’UDC, incarna alla perfezione il ruolo del politico-artista (è pure re del carnevale Lingera di Roveredo, a titolo abbondanziale). In oltre trent’anni di carriera ha saputo reinventarsi più volte (non cambiando altrettanti partiti, ma poco ci manca…), riuscendo in quella che rimane comunque un’impresa: difendere la poltrona di sindaco della Turrita nel 2008, con un movimento fondato appena pochi mesi prima, sapendo resistere alla forza dirompente del PLR, il suo ex partito dal quale si era separato in malo modo.

Con il Noce forse meno vigoroso di allora tenterà, il 14 aprile, di riprendersi una poltrona a Palazzo Civico. Missione ardua, resa ancora più complicata dal fatto che ad alcuni potrebbe sembrare la classica minestra riscaldata e dal panorama politico viepiù frastagliato. Con i Verdi che hanno lasciato l’MPS, ma non torneranno con il PS. Ed il gruppo Lega-UDC che sarà orfano di uno dei volti più noti e che non stravede per il suo municipale Mauro Minotti, che vorrebbe più sulle barricate e meno istituzionale. Mettiamoci anche il PLR che potrebbe perdere per strada il vicesindaco e neoconsigliere nazionale Simone Gianini ed Il Centro che dovrà aspettare altri quattro anni prima di mettere in pratica l’auspicato ricambio generazionale. Non dimentichiamo, infine, Avanti con Ticino&Lavoro e Più Donne.

Aprile non sarà un dolce dormire, cari appassionati di proverbi. Qualche pisolino di troppo, invece, è stato schiacciato nei decenni passati per quanto riguarda l’edilizia scolastica, come evidenziato in modo lampante dalla radiografia effettuata dagli esperti zurighesi. In termini di investimenti il deficit supera i 70 milioni. Dopo tre mesi di discussioni ed approfondimenti il Legislativo si è preso ancora qualche settimana prima di esprimersi scientemente sulla ristrutturazione da 27 milioni delle Elementari Nord. Un’opera la cui spesa è raddoppiata in cinque anni e che il Municipio ritiene «semplicemente imprescindibile», come evidenziato nell’accorata lettera trasmessa ai 60 consiglieri comunali due giorni prima della discussione nel merito che poi è slittata a gennaio. Una missiva con tanto di frasi sottolineate e punti esclamativi a testimonianza di quanto timore abbia l’Esecutivo che il credito possa venire bocciato. E ne ha ben donde: le condizioni dell’istituto (inaugurato 115 anni fa!) sono ritenute da bollino rosso.

Mario Branda e colleghi, così come il plenum, non vogliono cadere nello stesso errore di chi li ha preceduti: quell’«improvvisazione regolata» che c’è stata nella «vecchia» Bellinzona a livello di infrastrutture scolastiche non deve più ripetersi. Vanno benissimo i progetti strategici, ma per comprenderne l’importanza per lo sviluppo socioeconomico della capitale le future generazioni devono innanzitutto essere istruite. Possibilmente in una scuola al passo coi tempi e non in anonimi prefabbricati.