Beltrami: «Si torna tutti al lavoro: sarà come l’estate 2020»
Netto cambio di passo del Consiglio federale che, visto il miglioramento della situazione epidemiologica e l’avanzamento spedito della campagna di vaccinazione, ha deciso di allentare più del previsto le misure poste in consultazione il 12 maggio. La spinta verso la normalità del capo del Dipartimento federale dell’interno Alain Berset - come anticipato ieri sera dal «Blick» - si è tramutata in un «sostanziale passo avanti» nelle riaperture che entreranno in vigore da lunedì 31 maggio. Per quanto riguarda il settore della ristorazione, l’Esecutivo federale ha deciso, oltre a dare luce verde agli spazi chiusi dei locali, di aumentare il numero massimo di clienti per tavolo sulle terrazze da 4 a 6 e revocare l’obbligo di chiusura tra le 23 e le 6 del mattino.
Le aspettative degli addetti ai lavori sono state confermate da Berna che ha concesso anche qualcosa in più al settore, come sottolinea il direttore di GastroTicino Gabriele Beltrami: «Ben venga questo passo avanti, finalmente potrà tornare a lavorare anche chi sprovvisto delle terrazze oppure chi nelle zone dislocate di montagna non ha potuto usufruire neppure di quelle. È un ritorno all’estate 2020, periodo in cui ci siamo abituati a lavorare con i piani di protezione anti-COVID, ossia le dovute separazioni e l’obbligo di tracciamento». C’è però una domanda ricorrente tra la popolazione e i membri della ristorazione: certe decisioni non potevano essere prese prima? Beltrami ricorda che GastroTicino «ha sempre sostenuto la volontà di far ripartire l’attività, con le dovute protezioni, che abbiamo dato prova di saper gestire, anche di coloro che non disponevano delle terrazze. Ma il Consiglio federale non ha mai voluto ascoltare il settore e ha sempre declinato la nostra proposta che si è poi rivelata penalizzante per i ristoratori che non possedevano lo spazio fuori dal locale».
Anche perché, prosegue il direttore di GastroTicino, «i negozi e i mezzi pubblici erano sempre affollati». Lasciando da parte queste «disparità di trattamento», Beltrami ritiene chiusa la questione e guarda al presente: «Mettiamoci una pietra sopra e pensiamo al futuro, da lunedì speriamo di recuperare, in parte, ciò che il settore ha perso perché, non dimentichiamolo, siamo stati chiusi dal 22 dicembre. Ringraziamo però tutti i clienti ticinesi e spero che si ricordino del sacrificio fatto dal settore».