Il caso

Bonificare le Officine costerà fra i 30 e i 50 milioni

Bellinzona, secondo le prime stime a tanto ammonterà l’investimento per il risanamento dei terreni oggi occupati dallo stabilimento industriale - La spesa sarà a carico delle Ferrovie - Il sindaco Mario Branda: «Né l’ente pubblico né i privati avrebbero potuto permettersi una simile somma»
Il sito produttivo lascerà la capitale dal 2026. © CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
11.03.2021 06:00

«Se non si fosse andati in questa direzione per decenni e decenni avremmo avuto un’area inutilizzata perché il costo per la bonifica è talmente oneroso che nessuno avrebbe voluto metterci né i soldi né le mani». La cifra l’ha fatta, il sindaco di Bellinzona Mario Branda, in occasione del recente dibattito promosso in streaming dai Verdi sul quartiere che sorgerà al posto delle Officine FFS: 30-50 milioni di franchi.

A tanto dovrebbero ammontare le spese per la decontaminazione dei circa 114.000 metri quadrati occupati dallo storico stabilimento industriale che, come noto, lascerà la capitale nel 2026. A Castione sorgerà un moderno impianto da 360 milioni di franchi. L’area in centro città non rimarrà vuota: dopo il risanamento vedrà la luce un innovativo comparto che accoglierà contenuti formativi, sociali, culturali, residenziali e commerciali.

Cosa dice la «Dichiarazione»

Siamo andati a ripescare il messaggio del Governo del 27 giugno 2018, quello per intenderci con il quale si chiedeva al Gran Consiglio di concedere un credito di 100 milioni per la realizzazione di un sito produttivo all’avanguardia. A pagina 13 si specifica che «i terreni (dell’attuale Officina, ndr.) verranno consegnati liberi da edifici e impianti e risanati da eventuali contaminazioni. FFS si impegna ad effettuare a proprie spese le indagini necessarie a stabilire la qualità del terreno» ai sensi dell’Ordinanza federale sul risanamento dei siti inquinati.

La stessa frase è riportata nella «Dichiarazione d’intenti» sottoscritta fra le parti (vale a dire Cantone, Città e Ferrovie) l’11 dicembre 2017, al punto 5.5. Dove si aggiunge che l’azienda cederà all’ente pubblico superfici per un totale di 45.000 metri quadri, compresa l’imponente «Cattedrale», bene protetto dove dal 1919 vengono revisionate le locomotive.

Tempistica e contenuti

La cifra riferita dal sindaco Mario Branda è corretta? Abbiamo girato la domanda al responsabile comunicazione Regione Sud dell’ex regia federale Patrick Walser, il quale sottolinea che «sulla base di prime stime approssimative possiamo confermare l’importo». I costi, aggiunge il nostro interlocutore, «saranno a carico delle FFS». Di più al momento non si sa, in quanto il tema relativo alla bonifica dei sedimi è oggetto di approfondimento. Nella convenzione siglata nel giugno 2018 fra il Cantone e la Città di Bellinzona (concernente il finanziamento del nuovo stabilimento e lo sviluppo del comparto ex Officine) si fissa a metà 2021 l’arco temporale per l’analisi, da parte delle FFS, sulla base dell’ordinanza citata in precedenza.

Ciò vuol dire, altresì, che nei prossimi mesi si avrà la certezza dell’investimento, appunto, per la bonifica dei fondi inquinati. Terreni la cui cessione verrà ufficialmente sancita a partire dall’anno prossimo. Si tratta, in sostanza, del trapasso di proprietà. Vi è insomma da credere che se ne saprà di più quando verrà finalmente svelato il piano industriale della futura Officina 2.0. È questione di pochi mesi.

Marco Noi: «Un regalo all’ex regia»

Durante la serata-dibattito il sindaco Mario Branda, a proposito dei 30-50 milioni di franchi per il risanamento dei sedimi, ha aggiunto che «Bellinzona non ha dei magnati che possono permettersi un simile investimento. E per noi (ossia la Città, ndr.) non è possibile spendere questa somma». Il consigliere comunale e deputato dei Verdi Marco Noi, tuttavia, ha evidenziato che questi costi «si fanno comunque ricadere sulla collettività e poi bisogna speculare, ovvero costruire, per recuperarli. Per farla breve: si fa ancora un regalo alle Ferrovie trasformando i terreni da industriali ad edificabili. Avremo dunque delle nuove costruzioni senza però la possibilità di riempire ciò che andremo ad edificare, se non facendo una politica aggressiva per sottrarre abitanti ad altri Comuni, Cantoni o addirittura nazioni».