Il cordoglio

«Buon viaggio Jörg, con te se ne va un pezzo di Lugano»

La morte di Jörg Wolters ha colpito i cittadini di Lugano ma non solo: c'è chi ha omaggiato l'organettista di origini tedesche dal Giappone
© CdT/Archivio
Marcello Pelizzari
12.10.2024 17:30

Jörg Wolters, per tutti semplicemente Jörg o «Barbarossa», non c’è più. Ne abbiamo dato notizia oggi. Con lui, se n’è andata anche la sua musica e quell’organetto fuori dal tempo. Restano e resteranno, certo, i ricordi. E i sorrisi. I suoi, innanzitutto. E poi quelli che sapeva strappare ai passanti. Lugano era il suo regno. Anche se, per anni, questo gigante buono dalla lunga, lunghissima barba rossiccia ha girato anche gli altri angoli del Ticino. Accompagnato dal suo organetto e da quella manovella che, una volta girata, faceva scattare la magia.

Il cordoglio, in queste ore, corre veloce sul web. E in particolare sui social. Raffaele, grande amico di Jörg e gestore della sua pagina Facebook, scrive: «Per anni siamo stati sempre insieme nelle varie manifestazioni popolari del Ticino». E ancora: «Con il suo organetto metteva allegria a tutti. Ora non è più tra di noi. Jörg, ti abbiamo tutti voluto bene e da lassù guiderai tutti noi con la tua musica e ci proteggerai ovunque andremo. Ti voglio tanto bene Jörg. Un abbraccio».

Anche la Città di Lugano, sui propri profili, ha voluto omaggiare il suo organettista: «Con profonda tristezza, salutiamo Jörg Wolters, meglio conosciuto come ''Barbarossa'', l’organettista che con la sua musica ha portato allegria nelle nostre strade per oltre trent’anni. Un volto noto e amato da tutti, Jörg incarnava lo spirito di libertà e gioia di vivere che condivideva ogni giorno con i suoi sorrisi e le sue note. La sua presenza rimarrà indelebile nella memoria di Lugano e nel cuore di chi ha avuto il piacere di incontrarlo».

C’è chi, appresa la notizia, ha chiesto che a Jörg ora venga dedicata una via, una piazza, anche una statua. Perché, a detta di molti, diciamo tutti, era e rappresentava Lugano. «Buon viaggio caro Jörg, continuerai a suonare il tuo organetto ovunque tu sarai» scrive qualcuno. Ma i messaggi di affetto, davvero, sono tantissimi: «Ciao amico mio, grazie per quello che sei stato. Persona sincera, altruista e vera, un vuoto nel mio cuore». Di nuovo: «Ti avevo visto per la festa d’autunno sorridente come sempre, non sembra vero che non ti rivedremo più».

Jörg, a suo modo, era una sorta di madeleine di Proust. Sapeva sbloccare i ricordi più lontani e felici, quelli della nostra infanzia. Non attraverso il profumo di un dolce, evidentemente, ma con la sua musica. «Sei il mio primo ricordo, la prima persona che ho visto quando arrivai in Ticino dieci anni fa» scrive un utente. Le fa eco un’altra cittadina di Lugano: «Ti conoscevo fin da quando ero piccola, avevi anche conosciuto mia figlia. Riposa in pace, mi mancherai con il tuo organetto».

Scorrendo fra i commenti, non manca chi afferma che «Lugano, ora, non sarà più la stessa». E poi: «Un sorriso cordiale, una costante presenza, una parte integrante della Città che già manca. Fa male al cuore pensare che il suo organetto ora tacerà per sempre. Che la terra ti sia lieve, caro Jörg. Buon viaggio». Un pezzo di Lugano, scrive qualcun altro, «se ne va via insieme a te». Quest’anno, durante le feste natalizie, «le vie di Lugano saranno più tristi». E poi quei franchetti che, di tanto in tanto, venivano allungati a Jörg per ringraziarlo del suo contributo: «Un caffè in meno per noi, ma quei soldi erano meritati. Grazie dei tuoi sorrisi». Il trasporto per Jörg, incredibilmente, sta superando anche i confini cittadini e perfino nazionali. Su X, infatti, un pianista giapponese – Joe the Boogie Woogie Pianist – ha raccontato il suo incontro con Jörg: «Incontrai Jörg mentre suonava il suo organo da strada sul Lago di Lugano, in Svizzera. Disse che era andato in Giappone per lavoro. Scoprii che, in effetti, era stato a un parco divertimenti a Rindo Lake. So che era famoso a Lugano e in tutto il Ticino. Avrei voluto incontrarti di nuovo, Jörg. Grazie per i ricordi». Quindi, Joe ha condiviso anche la foto della spilletta che Jörg gli regalò durante la loro conversazione a Lugano: «È carina, vero?». 

«Riposa in pace Om dala barba» scrive, sfoderando un dialetto invidiabile, uno dei tanti, tantissimi ammiratori di Jörg. Il cui organetto, ne siamo certi, suonerà ancora e ancora nelle nostre teste. E nei nostri cuori.