Giovani

«Butta il cuore oltre l’ostacolo!»: parola di scout

Forse anche a causa della COVID-19 l’attività – compresa quella della Brigata locarnese – torna a interessare – Ivanoé Pittet: «I valori rimangono quelli propugnati da Baden-Powell ma oggi vengono declinati adeguandosi ai tempi»
Divertimento, natura e condivisione: ingredienti immancabili nell’attività scout. ©Scout Locarno
Barbara Gianetti Lorenzetti
Barbara Gianetti Lorenzetti
29.10.2021 06:00

«Butta il cuore oltre l’ostacolo!». «La felicità non viene stando seduti ad aspettarla». «Vedi il peggio, ma guarda il meglio». Dite la verità: almeno una di queste frasi in vita vostra l’avete già sentita. Sapete chi ne è l’autore? Sir Robert Baden-Powell, l’educatore, generale e scrittore britannico passato alla storia per aver fondato, nel 1907, il movimento scoutistico, oggi una delle associazioni più grandi a livello mondiale. A Locarno lupetti, esploratori e pionieri sbarcarono nel 1915 e da allora – fino alla fine degli anni Ottanta – gli effettivi sono costantemente cresciuti. Poi il numero di attivi è diventato altalenante. Ultimamente però – complice forse anche la COVID-19 – si sta notando una certa generale ripresa. Ne abbiamo parlato con Ivanoé Pittet, uno dei due capi della Brigata di Locarno (che raggruppa la sezione cittadina e quelle di Ascona e di Minusio), a margine della giornata delle porte aperte che si è svolta di recente in piazza Sant’Antonio.

Quasi unica ed economica

«Al di là dei valori propugnati – spiega Pittet –, nei primi decenni dopo la nascita del movimento, alla sua crescita contribuì di certo anche il fatto di essere una delle poche proposte allora destinate al tempo libero di bambini e giovani. Non solo. Uno dei principi da sempre sostenuti (e che rimane attuale ancora oggi) è quello dell’economicità. Agli inizi diventare scout era praticamente gratuito e oggi le tasse di iscrizione per l’attività settimanale e per i due campi annuali sono sempre molto ridotte. Una scelta precisa, perché vogliamo rimanere un’attività aperta a tutti».

Un’attività sicuramente cambiata negli anni. Finiti, insomma, i tempi delle parate e della disciplina in stile militare che si videro un secolo fa anche a Locarno. Oggi ci si è adeguati ai tempi. «Ma, come dicevo – prosegue il nostro interlocutore – i valori rimangono sempre quelli in cui credeva il fondatore». Crescere, ad esempio, imparando a farlo con gli altri, collaborare divertendosi, affrontare sfide e avventure e acquisire strada facendo il senso di responsabilità. Altri elementi imprescindibili sono il legame con la natura e la condivisione.

Il segreto del successo

Si nasconde forse qui il segreto del recente successo registrato in generale dalle sezioni scout. «Anche da noi – conferma Pittet – vi è stata una crescita di nuovi arrivi, dopo anni in cui il numero degli attivi era altalenante, con una certa tendenza al ribasso. Addirittura, guardando all’intero Locarnese, vi sono state sezioni che sono sparite definitivamente e altre che, per garantirsi un futuro, hanno scelto la via della fusione. Tutto ciò di sicuro anche perché è andato costantemente crescendo il numero delle attività alternative del tempo libero un po’ in tutti gli ambiti. Quello sportivo in primis, ma non solo. Con la pandemia, però, si è ricominciato a interessarsi delle proposte legate alla natura e il bisogno di aggregazione dei giovani è tornato fortemente alla ribalta. Due ‘ingredienti’ che sono fra i pilastri del movimento scoutistico».

Da qui la ripresa registrata da una Brigata la cui prima sezione ha visto la luce oltre un secolo fa. «Una sessantina di anni dopo, viste le adesioni sempre in crescita – chiarisce ancora il nostro interlocutore – sono state fondate le sezioni di Ascona e poi di Minusio», che con quella cittadina hanno mantenuto un legame diretto. Ognuna ha una sua sede, solitamente messa a disposizione dal Comune. «Per Locarno – aggiunge Pittet – il caso è un po’ diverso. La nostra, situata scendendo verso la Maggia da via Varenna, è infatti di proprietà». Attualmente gli attivi della Brigata sono un centinaio, di cui circa cinquanta lupetti (fra gli 8 e gli 11 anni), quaranta esploratori (fra gli 11 e i 15) e una ventina di pionieri (fra i 15 e i 17). «Il numero di questi ultimi – afferma il capo brigata – ci fa ben sperare per il futuro. Si tratta infatti dei giovani che seguono i due anni di formazione per poi diventare capi animatori.

Continuità garantita

«Per riuscire ad andare avanti – prosegue – non servono infatti solamente nuovi bambini che abbiano voglia di intraprendere l’avventura scout, ma anche i più grandi disposti a guidarli e a stimolarli». E le prospettive su entrambi i fronti parrebbero essere positive. «In attesa – conclude Ivanoé Pittet – del campo estivo nazionale, che avrebbe dovuto svolgersi l’anno scorso e che sarà invece nel 2022». Un evento sentitissimo, che si ripete ogni 15 anni e che riunirà 30 mila giovani.