Il caso

Cambiare le date del Festival del film, a Locarno domina la prudenza

Dal sindaco agli albergatori e agli operatori turistici, la prima reazione all’idea lanciata dalla presidente Maja Hoffmann di anticipare a luglio la kermesse è stata di attesa - Luigi Pedrazzini: «Ma la discussione è in atto da tempo, nessuna decisione prima del 2026»
Lunghe code al FEVI. Lo spostamento del Festival fa temere un calo degli spettatori. ©Gabriele Putzu

Il più classico dei sassi nello stagno. L’idea che travolge le abitudini, spiazza, fa parlare. La proposta lanciata da Maja Hoffmann a tre giorni dell’inizio del Festival - immaginare uno spostamento di date per la kermesse locarnese - ha inevitabilmente catalizzato l’attenzione. E se una qualità si può riconoscere alla neopresidente, questa è sicuramente la capacità di orientare la discussione. Il dibattito.

La domanda che tutti si sono fatti è: chi ha deciso? E perché? Luigi Pedrazzini, che di Hoffmann è il vice, spiega la genesi dell’idea. «La proposta è chiaramente orientata a un obiettivo di crescita del Festival in termini di visibilità internazionale - dice al CdT - e, in quest’ottica, credo che la questione delle date, già sollevata in passato, vada posta. Tuttavia, intendiamo farlo con la sensibilità e l’attenzione che riflessioni come questa richiedono, tenendo quindi conto dei vari interessi: il turismo, i partner e lo stesso pubblico». Pedrazzini rassicura che non ci sarà alcuna decisione calata dall’alto. «Non è nel nostro interesse, ma è altrettanto corretto che il Festival metta la questione sul tavolo», insiste.

Ma, chiediamo, il tema è stato discusso nel consiglio di amministrazione o siamo di fronte a un’intuizione della presidente? «Abbiamo avuto contatti sul piano locale con alcuni attori della manifestazione. Non ci sono state discussioni approfondite, ma il tema è stato posto», dice ancora Pedrazzini. Del resto, anche in passato erano state sollevate alcune criticità sulle date. Di certo, un eventuale cambiamento non sarà per l’edizione del 2025, né per quella del 2026. «Il tempo per condividere la scelta c’è - conclude l’ex consigliere di Stato, e comunque non sarà una rivoluzione - dal periodo estivo non si vuole uscire».

Tempo. È la parola chiave che tutti evocano. Il tempo della valutazione. Il tempo della discussione. Il tempo che forse la presidente del Festival vorrebbe accorciare il più possibile, ma che gli “attori” locali pensano di prendersi fino all’ultimo istante.

In questo senso vanno forse lette le considerazioni che il sindaco di Locarno, Nicola Pini, ha fatto al CdT in un messaggio scritto. «Come Città di Locarno - dice Pini – attendiamo, se del caso, le riflessioni e gli argomenti del Festival, perché di richieste ufficiali non ne sono ancora giunte». Tiepida, a dir poco, la reazione di Palazzo Marcacci. Che probabilmente non si attendeva, a poche ore dal primo “ciak” in piazza, una simile uscita.

«Di certo, così come per ogni cosa, valuteremo pro e contro dei vari scenari - dice ancora Pini - ritenuto che l’equazione dovrà tenere conto dello sviluppo del Festival, ma anche del contesto e degli attori che lo accolgono e lo frequentano, così come delle varie manifestazioni che si svolgono nella regione durante l’estate».

Eccolo, allora, il vero elemento del contendere. L’ostacolo più alto che qualcuno già innalza davanti alla proposta di Hoffmann, per rallentarne - se non frenarne del tutto - la marcia. Come si concilierebbe lo spostamento a luglio del Festival - perché di questo, in sostanza, si sta parlando - con l’organizzazione di Moon & Stars, l’altra grande manifestazione estiva del Locarnese?

Su questo punto, Massimo Perucchi, presidente degli albergatori del Sopraceneri, è molto netto. «I due eventi devono continuare a convivere», dice al CdT. Tutto il resto viene dopo. «Personalmente, sono uno che accetta le sfide e non sono mai contrario per principio alle novità - dice ancora Perucchi - così come ogni altra, anche la proposta di Maja Hoffmann va quindi valutata con attenzione da tutti coloro i quali sono interessati alla manifestazione. Bisogna sedersi attorno a un tavolo e discutere, approfondire».

Nessuno stop pregiudiziale. Ma nemmeno un’apertura incondizionata. «È troppo presto per giudicare - aggiunge il presidente degli albergatori sopracenerini - bisognerebbe fare uno studio, valutare l’impatto. Ripeto: se lo spostamento implicasse la perdita di Moon & Stars, saremmo contrari. Anche per questo, credo che sia essenziale che le due manifestazioni valutino insieme ogni scelta». Dopodiché, anche in passato si era immaginato di cambiare date. Ma «anticipare a giugno è impossibile, per via della luce, e slittare a settembre, dopo Venezia, altrettanto complicato per via del freddo».

Ciò che manca, al momento, è una controprova, conclude Perucchi. Il Festival è sicuramente il più grande attrattore di turismo per l’intero Ticino. «Gli unici due anni senza Festival ad agosto sono stati quelli del Covid, non abbiamo dati sufficienti per capire che cosa succederebbe se spostassimo le date della kermesse. Sappiamo, però, che il turismo ticinese vive di eventi. Da questo non si può prescindere».

«Il turismo del Locarnese si basa su precisi equilibri che si sono creati nel tempo: offerta turistica, ma anche grandi manifestazioni ed eventi», ribadisce Fabio Bonetti, direttore dell’Organizzazione turistica (OTR) Lago Maggiore e valli. «Bisognerà quindi valutare con molta attenzione la questione di un eventuale spostamento di data». L’importanza del Festival è indubbia, «ma lo è altrettanto un evento come Moon & Stars, che si svolge in luglio».

La questione, dice Bonetti, «credo sarà tematizzata nelle prossime settimane, e ancora di più nei prossimi mesi. Esprimersi ora, è prematuro». Tuttavia, «bisogna fare attenzione prima di andare a toccare gli equilibri creati nel corso dei decenni. Entrambi gli eventi - Moon & Stars e Festival - generano indotto economico e attirano turisti. Non possiamo permetterci che uno comprometta l’altro. Si tratta, ripeto, di equilibri fragili, che devono essere considerati».