Enclave

Campione come Las Vegas? Spunta l'idea di un casinò-albergo

Ai gestori della casa da gioco è stata suggerita l’opportunità di adibire la parte non utilizzata dell’immobile a struttura ricettiva per ospitare i giocatori – Il sindaco Roberto Canesi: «È una possibilità che stiamo studiando»
© CdT/Chiara Zocchetti
Bernardino Marinoni
20.11.2024 06:00

A Las Vegas è la regola: casinò e albergo sono integrati. Perciò non può stupire il suggerimento dato da specialisti del ramo immobiliare, interpellati, ai gestori della casa da gioco di Campione d’Italia circa l’utilizzazione degli spazi del palazzo progettato dall’architetto Mario Botta non utilizzati per il gioco: offrire ospitalità alberghiera ai giocatori. Per ora è un’ipotesi di lavoro, tutt’altro che peregrina però. Se il presidente del Consiglio di amministrazione della casa da gioco, Mario Venditti, ha rivelato l’idea nelle dichiarazioni rilasciate al sito specializzato Gioconews.it, il sindaco dell’enclave, Roberto Canesi, conferma apertamente che si tratta di una possibilità già allo studio, un’ipotesi di lavoro, certo, ma più che sensata poiché la «congruità di un versante ricettivo» con gli interessi del Casinò – e del Comune che ne è socio unico – è palese.

Ala nord e ala sud

A proposito degli «spazi commerciali» del grande edificio – esteso per oltre 55 mila metri quadri su 9 piani e con 3 livelli di parcheggio sotterraneo –, il presidente Venditti aveva riferito gli esiti dello «studio per la valorizzazione degli spazi attualmente non in uso nell’edificio della casa da gioco». Dall’«analisi economico-territoriale del contesto ambientale di Campione d’Italia», compiuta un’adeguata ricognizione degli spazi, l’indicazione è «di usare parte dell'immobile per ospitare i clienti», abbandonando l’idea di realizzarvi invece una galleria commerciale, pure prevista dal concordato in virtù del quale il Casinò aveva riaperto i battenti dopo quasi un lustro di forzata chiusura. «Attualmente non usiamo l'ala nord e usiamo poco quella sud» del palazzo, ha spiegato Venditti, ed è in esse che «si prevede la collocazione di attività turistico-alberghiere».

Non soltanto: «Pure di servizi anche in campo sanitario, come poliambulatori, studi dentistici o per interventi estetici». S’intende che occorrerebbe «ristrutturare l’immobile nel rispetto delle sue linee architettoniche, cedere un ramo d’azienda, trovare in proposito una soluzione dal punto di vista giuridico, ferme restando le difficoltà di individuare un imprenditore che voglia investire e occuparsi di questa attività». La visione è in prospettiva, «un obiettivo futuro» da discutere per un verso con i commissari giudiziali – che nella più recente relazione hanno ritenuto che la società di gestione del Casinò «sta ampiamente sovraperformando sia dal punto di vista economico che da quello finanziario» – e con il Tribunale nell’ambito della procedura concordataria. E, ovviamente con il Comune, il socio «con cui abbiamo un ottimo rapporto».

Se andasse in porto...

Il sindaco Canesi, come detto, concorda e si propone di portare avanti, magari fino al progetto, l’ipotesi turistico-alberghiera dentro la casa da gioco. Un’ipotesi che sarebbe stata inimmaginabile nel vecchio Casinò, nonostante dal 1984 l’enclave fosse del tutto priva di strutture ricettive, almeno fino a una dozzina di anni fa quando vi ha finalmente aperto un hotel, e la casa da gioco tradizionalmente ospitasse negli alberghi di Lugano la propria clientela di riguardo. Del resto i pure reiterati tentativi di uso commerciale degli spazi altrimenti inutilizzati del Casinò non avevano mai dato risultati soddisfacenti e la nuova ipotesi alberghiera e di servizio, ancorché complessa, esplora un percorso inedito in riva al Ceresio. Con la curiosa constatazione, qualora andasse in porto, che in provincia di Como si tratterebbe del secondo edificio dell’architetto Botta – dopo quello già del quotidiano La Provincia – a integrare la ricettività alberghiera nella propria destinazione d’uso.

In questo articolo: