Società

Cannabis ricreativa in Ticino? La strada resta (molto) in salita

Approderà tra qualche mese in Gran Consiglio la discussione legata al consumo di canapa – Sotto la lente la possibilità di avviare anche nel nostro cantone un progetto pilota – L'ultima parola spetterà all'UFSP
© KEYSTONE/DPA/Sebastian Gollnow
Martina Salvini
27.01.2025 06:00

Approderà presto in Gran Consiglio la discussione sul consumo ricreativo della cannabis. In Commissione sanità e sicurezza sociale è infatti pendente una mozione - inoltrata nel 2017 dall’allora deputato PS Carlo Lepori e cofirmatari, poi ripresa da Laura Riget - che chiede la creazione di un gruppo di lavoro «che coinvolga rappresentanti esperti di tutti i pilastri della politica delle droghe e delle varie forze politiche», con l’obiettivo di avviare un progetto pilota di regolamentazione della cannabis. Del tema si è parlato in Commissione ancora qualche settimana fa e in Parlamento in primavera potrebbero arrivare due rapporti distinti. Da un lato, infatti, ci sono PS e Verdi che si dicono favorevoli all’avvio di una sperimentazione in Ticino, mentre dall’altro c’è chi - Centro e UDC in primis, ma probabilmente anche Lega e PLR - frena. «La nostra posizione - spiega da parte sua il deputato del PS Danilo Forini - non deve essere intesa come una liberalizzazione incondizionata, anche perché è materia di competenza federale. Piuttosto, sosteniamo la necessità che anche nel nostro cantone si possa testare il consumo controllato di cannabis attraverso una sperimentazione circoscritta, alla stregua di quanto sta già avvenendo in altri cantoni». Un modo, insomma, «per controllare meglio il fenomeno. Per non farci trovare impreparati quando arriveranno le probabili aperture a livello federale». Secondo Forini, infatti, «la società si sta evolvendo in una certa direzione e non si può semplicemente pensare di chiudere gli occhi e far finta di niente». Anche perché, ricorda, «sul tavolo ci sono molte implicazioni, alcune delle quali molto sensibili, come la protezione dei minorenni». Quello del consumo ricreativo di cannabis, ricorda il granconsigliere, è un tema divisivo. «Non è perciò da escludere che, durante la discussione parlamentare, i singoli deputati possano votare in maniera indipendente rispetto alla posizione dei partiti».

Di parere diverso il deputato del Centro Maurizio Agustoni, che con la collega democentrista Lara Filippini sta preparando un rapporto che va nella direzione opposta, proponendo di non dare seguito alla mozione. «Premettendo che se qualcuno vuole farsi promotore di un progetto pilota è libero di farsi avanti, personalmente sono del parere che non debba farsene carico il Cantone», spiega Agustoni. Infatti, sebbene Governo e Parlamento possano dare un proprio preavviso politico, la decisione sull’avvio di una sperimentazione spetta alla Confederazione. «Sono già molte le sperimentazioni attive - prosegue Agustoni -, non vedo quindi quale valore potrebbe aggiungere avviarne una anche in Ticino. Ritengo che il Cantone abbia ben altre priorità, senza dimenticare che questa operazione avrebbe ripercussioni anche finanziarie». In più, osserva, «per un territorio di frontiera come il nostro non possiamo escludere ripercussioni negative di ordine pubblico, come già avvenuto in passato». Insomma, il deputato del Centro ritiene più opportuno che il Ticino al momento resti alla finestra, aspettando di vedere che cosa emergerà dalle sperimentazioni portate avanti oltre San Gottardo. Un parere che ricalca la posizione espressa dal Governo, che nel suo messaggio scrive: «Il Consiglio di Stato seguirà certamente con interesse le eventuali sperimentazioni in corso in Svizzera, ma ritiene non esservi necessità di farsi parte attiva in un processo sociopolitico e sperimentale in atto gestito a livello federale e fondato su progetti promossi da gruppi di ricerca scientifica e accademica».

I progetti in Svizzera

Ma che cosa si sta facendo, concretamente, nel resto della Svizzera? Innanzitutto, vale la pena ricordare che nel 2020 le Camere federali hanno adottato una modifica della Legge sugli stupefacenti (LStup), creando le basi legali per lo svolgimento di sperimentazioni scientifiche con canapa. La modifica di legge è poi entrata in vigore nel maggio del 2021 con una validità di dieci anni. L’obiettivo, si legge sul sito dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), «è di acquisire maggiori conoscenze sui vantaggi e gli svantaggi di una dispensazione controllata della canapa e ottenere una comprovata base scientifica per eventuali decisioni in materia di regolamentazione del consumo della canapa». In Svizzera, viene quindi ricordato, è proibito coltivare, importare, fabbricare o vendere canapa. «Nonostante questo divieto, il consumo è diffuso, il mercato nero prospera e la sicurezza dei consumatori non è garantita». Di qui la decisione di consentire l’avvio di progetti pilota con l’obiettivo di valutare l’effetto di nuovi approcci di regolamentazione del consumo. Attualmente sono sette le sperimentazioni in corso - tutte oltre San Gottardo -, disciplinate da regole molto rigorose. Per esempio, hanno una durata di cinque anni, prorogabile per altri due. La partecipazione a ciascuno studio può essere al massimo di 5 mila persone, tutte maggiorenni e che fanno già uso di canapa. La cannabis venduta deve essere coltivata in Svizzera, la quantità acquistabile è limitata ed è vietato il consumo nei luoghi pubblici. Nelle diverse città in cui è partito un progetto pilota si fa capo a diversi modelli di distribuzione: ci sono le farmacie, ma anche i cannabis social club e i negozi senza scopo di lucro. Le sperimentazioni possono essere svolte da organizzazioni private o pubbliche, ma è necessario anche il coinvolgimento di un istituto di ricerca riconosciuto. Inoltre, ciascun progetto deve avere un obiettivo specifico di ricerca. Solo per citarne alcuni, il «Cannabis Research Zürich» punta a esaminare le conseguenze sociali ed economiche della legalizzazione della canapa a scopo ricreativo, mentre il progetto «Cann-L» di Losanna mira a valutare la fattibilità e l’impatto di un modello di disciplinamento della cannabis tramite la vendita senza scopo di lucro. «WeedCare» di Basilea Città, invece, sta esaminando gli effetti sulla salute di una vendita di canapa regolamentata, mentre l’obiettivo dello studio a Berna, Bienne e Lucerna è quello di valutare in che modo la vendita regolamentata e a scopo non lucrativo influisce sulle abitudini di consumo.

Due proposte sotto la lente

Due proposte di sperimentazione, in realtà, sono state avanzate nei mesi scorsi anche in Ticino e sono attualmente al vaglio del Comitato etico cantonale, presieduto dal farmacista cantonale Giovan Maria Zanini. «Inizialmente - spiega - i progetti erano tre, uno poi è stato ritirato. Per quanto riguarda gli altri due posso dire che da parte nostra abbiamo evidenziato ai promotori alcuni punti da adeguare, prima di poter dare il nostro preavviso». L’ultima parola, poi, spetterà all’UFSP, che in tutti i casi, prima di dare il via libera, dovrà consultare il Cantone, ma anche i Comuni coinvolti nel progetto. I punti vendita previsti - siano essi negozi o farmacie - devono infatti essere approvati dalle autorità comunali interessate. «Visto che la procedura è ancora in corso, non posso entrare nel dettaglio delle due proposte. Posso però dire che in una è coinvolta anche l’Università della Svizzera italiana, mentre nell’altra si tratta di un ateneo fuori cantone». Impossibile, dice Zanini, anche stimare una tempistica. Quel che è certo è che la strada, per le due proposte, appare in salita. «Il principio è quello di un uso oculato delle risorse», evidenzia Zanini. «E in un contesto nel quale sono già attivi sette progetti pilota, è chiaro che per chi arriva dopo è più complicato. Innanzitutto, perché un progetto può essere accettato solo se si fa promotore di una ricerca supplementare - e quindi nuova - rispetto a quella degli altri sette. Oltretutto, anche il fatto di avere ben due proposte alternative in Ticino, anziché una soltanto, complica il tutto». L’obiettivo dell’intera operazione, ribadisce Zanini, è di «acquisire un bagaglio di informazioni che potrebbero essere importanti per poter prendere le prossime scelte politiche. Di conseguenza, non c’è alcuna esigenza che i progetti pilota si svolgano in tutta la Svizzera».

Le prime analisi

Per quanto riguarda invece i progetti in corso, a dicembre è stata pubblicata una prima analisi dei risultati provvisori. «Fino a giugno 2024 - si legge nel documento - sono state incluse circa 7 mila persone nelle sperimentazioni. Ciò che corrisponde a poco più del 3% della popolazione che ha dichiarato di aver consumato cannabis nel corso dell’ultimo mese, secondo le cifre del 2022 dell’Ufficio di statistica». Secondo l’analisi, i partecipanti ai progetti pilota hanno un livello di formazione più elevato rispetto alla media della popolazione (il 46% è laureato), sono per la maggior parte uomini (80,7%) e con un’età media di 36 anni. I sette progetti, viene ricordato, sono svolti in punti vendita diversi tra loro. «Due sperimentazioni sono a scopo di lucro - Zurigo e Basilea Campagna - mentre le altre cinque non lo sono». In generale, poi, viene osservato che «non si sono constatati problemi di ordine pubblico attorno ai punti vendita», ma alcune sperimentazioni «hanno comportato un grande impegno in termini di comunicazione nel vicinato».  

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