Mendrisio

Capire la lingua dei segni non è mai stato più facile

Una collaborazione tra Municipio, Handy System e SUPSI ha portato alla creazione di DEEP: una tecnologia che consente alle persone sorde di comunicare senza barriere – Si parte con un progetto pilota all’Ufficio controllo abitanti, ma i campi di applicazione sono tutti da scoprire
© Ti-Press/Elia Bianchi
Lidia Travaini
14.04.2025 17:12

«Come possiamo utilizzare la tecnologia per abbattere ulteriori barriere?». Se lo è chiesto ormai un paio di anni fa Daniele Raffa, CEO di Handy System ed esperto in tecnologia assistiva, a cui oggi è spettato l’onere – ma per lui siamo certi che si sia trattato anche di un onore – di introdurre DEEP. Di cosa si tratta? Una tecnologia che facilita la comunicazione tra persone sorde e udenti. Le barriere a cui si riferisce la domanda che apre l’articolo sono infatti di tipo comunicativo. Per sormontarle si sono dovuti incontrare due mondi: quello delle nuove tecnologie e quello della lingua dei segni.

Sogni condivisi

Il risultato, per ora, è un prototipo: una tecnologia che sarà testata dalla Città di Mendrisio, la quale ha aderito senza esitare al progetto. «Per me oggi è un giorno speciale, si realizza un sogno – ha spiegato Raffa –. Ma per realizzare i sogni servono anche le persone giuste, che condividano le tue visioni». E queste persone sono state trovate, anzi forse si sono trovate. Dalla collaborazione con la Città di Mendrisio e con il Servizio Informatica Forense della SUPSI è quindi nato «DEEP: Segna che ti sento!». Una prima, non solo a livello ticinese.

«Da anni puntiamo sull’inclusione – ha sottolineato il capodicastero Socialità e pari opportunità Daniele Caverzasio –, non potevamo che accogliere questo progetto pilota. Quando si crea un incontro tra un’idea e delle visioni è facile arrivare in fretta a una collaborazione». DEEP si inserisce infatti doppiamente nelle visioni della Città, che puntano sempre di più all’inclusione, ma anche alla digitalizzazione dei processi amministrativi.

DEEP sarà testato all’Ufficio controllo abitanti di Mendrisio. Permetterà alle persone con problemi di sordità di presentarsi allo sportello e comunicare senza barriere con il personale comunale. Come? Sfruttando un totem – così è denominata la parte fisica del dispositivo che traduce – con videochiamata e schermo che permetterà a chi vi si pone di fronte di esprimersi in Lingua dei Segni italiana (LIS), mentre un’applicazione web tradurrà i segni in italiano (e viceversa) permettendo a chi è dall’altra parte dello sportello di comprendere le richieste e rispondere in modo comprensibile. Immaginate una chat WhatsApp, che non permette solo di scrivere o «dettare» messaggi, ma anche di tradurli da video.

Per loro e con loro

Ma attenzione, qui le cose si complicano. Perché «l’espressività della LIS va ben oltre i segni delle mani. Abbiamo capito ben presto che anche le espressioni facciali e i movimenti del corpo erano essenziali per esprimersi», ha spiegato dal canto suo Nicolas Tagliabue, collaboratore scientifico del Servizio di informatica forense della SUPSI. Di più: la LIS è legata al territorio in cui viene utilizzata, quasi come un dialetto. Affinché DEEP garantisse una traduzione accurata «abbiamo dovuto trovare un sistema che raccogliesse tutto questo».

Per riuscirci è quindi stata coinvolta la comunità con disabilità uditive. «La comunità ci ha permesso di creare il corpus linguistico, che è il cuore del progetto – così Elisa Colletti della SUPSI–, fornendo oltre 62 ore di video in LIS per addestrare l’intelligenza artificiale». Trattandosi ancora di una fase di test, il corpus sarà progressivamente migliorato, grazie ai feedback degli utenti e ai test «in situazione reale» all’Ufficio controllo abitanti.

Quello amministrativo è infatti soltanto uno degli ambiti in cui questa tecnologia può rappresentare un salto di qualità: «Oltre agli uffici comunali e alle farmacie, sarà importante poter implementare DEEP nel settore delle emergenze, per facilitare la comunicazione con i mezzi di soccorso», ha aggiunto Raffa. Ma nessun passo sarà fatto senza l’accompagnamento della comunità con disabilità uditive: «Niente per loro senza di loro», ha concluso Raffa citando lo slogan del progetto.

Finanziamento firmato Innosuisse

«È un progetto a sei zeri», ha spiegato Alessandro Trivilini, responsabile del Servizio informatica forense della SUPSI. L’iniziativa ha ricevuto oltre un milione di franchi di finanziamento, garantito in parte (circa il 50%) da Innosuisse, l’Agenzia svizzera per la promozione dell’innovazione. «L’altra metà è stata coperta dall’azienda, che si è presa per così dire il rischio».