Lugano

Carcere sovraffollato: se la soluzione è «creativa»

Per ovviare alla mancanza di celle ordinarie i detenuti sono stati collocati in quelle di rigore: «È successo in una ventina di occasioni in tre mesi» – Alcune persone preferiscono «pagare» una multa in giorni di carcere
© CdT / Chiara Zocchetti

Che le Strutture carcerarie cantonali siano in overbooking è noto da tempo. Le grosse inchieste, come quella dello scorso settembre che ha visto finire dietro le sbarre una ventina di indagati per traffico di stupefacenti che vendeva droga tramite un’app criptata, hanno dato per così dire il colpo di grazia al fenomeno del sovraffollamento. Mancano celle dove mettere i detenuti, ecco. Dove ricavare spazio, quindi? A mali estremi, la direzione delle carceri si è vista costretta a trovare delle soluzioni «creative», mettiamola così, per collocare quei detenuti in attesa di essere trasferiti. Stiamo parlando delle celle di rigore, che negli ultimi tre mesi sono state utilizzate una ventina di volte. Niente di estremo, è bene sottolinearlo, non parliamo delle celle della colonia penale dell’Isola del Diavolo. Ma questa soluzione, temporanea, ben spiega la problematica cui sono confrontate le Strutture carcerarie cantonali.

«Vedendo l’andazzo...»

La cronaca degli ultimi mesi testimonia l’aumento dei fermi di polizia e dell’approdo dietro le sbarre di numerose persone, anche diverse donne e minori. Un aspetto che con il passare del tempo ha reso la situazione nelle carceri sempre più complicata, arrivando a utilizzare celle alternative per la mancata disponibilità di quelle normali. «Le celle di rigore si differenziano da quelle ordinarie solo per il fatto di essere meno illuminate, per servizi igienici più rudimentali e per l’assenza di TV – spiega il direttore delle carceri ticinesi, Stefano Laffranchini –. Negli ultimi tre mesi, in una ventina di occasioni in totale, vi abbiamo collocato, per motivi di spazio, persone che sono transitate dalle strutture carcerarie cantonali restandovi per poche ore, in ogni caso per al massimo una notte. Questa soluzione temporanea, in ogni caso, «ha avuto un impatto minimo sui detenuti coinvolti, considerato anche il fatto che, in una situazione “normale”, sarebbero stati collocati in una cella quadrupla».

Una situazione, questa, che presenta sì un problema logistico, ma che è tutto sommato sotto controllo. La conferma arriva da chi, ogni mese, visita le strutture carcerarie cantonali per monitorare la situazione, ovvero la Commissione di sorveglianza sulle condizioni di detenzione. «L’ultima visita è stata effettuata lo scorso 22 dicembre e sì, il problema del sovraffollamento è reale, ma ancora gestibile – rileva la presidente, Maruska Ortelli –. Ultimamente la Farera è al completo, gli ultimi fermi non aiutano e vedendo l’andazzo dubito che la situazione migliorerà. Inoltre, il personale è sotto pressione». Per quanto riguarda le celle di rigore, Ortelli sottolinea che ogni qualvolta un detenuto vi è stato collocato, la direzione delle carceri lo ha notificato subito alla Commissione. Per tornare a una situazione di normalità, in ogni caso, bisognerà attendere ancora un po’. «Con la costruzione della futura Sezione femminile (aprirà nel corso del 2025 e ridurrà il problema dato dalla sovraoccupazione della Farera, a detta di Laffranchini) si guadagnerà sicuramente spazio», conclude Ortelli.

Pagare o scontare?

Sul tavolo resta un’altra questione: la scelta di alcune persone cui viene comminata una multa di «pagarla» in giorni in carcere (un giorno per ogni 100 franchi). Un fenomeno, chiamiamolo così, che fortunatamente non ha un impatto rilevante sull’occupazione del carcere. «I numeri sono esigui, e in ogni caso non impattano sul sovraffollamento, in quanto questa tipologia di detenuti sconta la pena in carcere aperto che, a differenza di quelli chiusi, non presenta un’occupazione elevata», spiega Laffranchini. Piuttosto, le conseguenze si fanno sentire per lo Stato, che dovrebbe incassare dei soldi ma finisce per spendere una cifra maggiore. Ma c’è un ma. «È senz’altro vero che una persona a cui la multa viene comminata in giorni di arresto rappresenta un costo per lo Stato, così come è vero che il deterrente dato dalla prospettiva di finire in carcere è estremamente importante. Ritengo che questa modalità permetta allo Stato di recuperare più di quanto non spenda».