Turismo

Carì alla ricerca di unicità e soluzioni per l'ospitalità

Gabriele Gendotti tratteggia le strategie della stazione leventinese: dobbiamo distinguerci da altri impianti di risalita
Uno scorcio della località medioleventinese. © CdT / Chiara Zocchetti
Davide Rotondo
Davide Rotondo
22.08.2022 06:00

La destagionalizzazione degli impianti di risalita è un progetto avviato ormai da alcuni anni per permettere ai diversi comparti dell’Alto Ticino di sopravvivere anche in mancanza di neve. L’idea è stata quella di aprire la propria offerta ad attività che si possono svolgere anche d’estate. Via libera dunque a percorsi dedicati alle mountain bike e a eventi per intrattenere proprietari di residenze secondarie e visitatori di giornata. «Il fatto è che facciamo tutti un po’ la stessa cosa – osserva il presidente della Nuova Carì Società di gestione Sagl Gabriele Gendotti –. Già da un po’ di tempo stiamo pensando a come fare per distinguerci dagli altri. Vogliamo trovare quella chicca di forte richiamo, un motivo particolare e unico che spinga le persone a venire da noi». Smarcarsi dalla concorrenza sembra essere una priorità nella località sopra Faido. «Non è facile però trovare l’idea, abbiamo pensato a dei percorsi con i gommoni, a degli scivoli che portano direttamente in paese ma non abbiamo ancora una risposta precisa», ammette l’ex consigliere di Stato e già municipale di Faido. E vanno trovati accordi sia a livello pianificatorio sia con il Patriziato.

Massa critica
Una Spa a Carì, come si sta valutando in altre località, potrebbe funzionare? «Non credo. Lavoriamo solo alcuni mesi all’anno, quindi i calcoli vanno fatti su 7 mesi: 4 di inverno e 3 d’estate. Nel resto dell’anno non abbiamo offerta. Ma è normale, a novembre non c’è gente nemmeno a St. Moritz. Loro però hanno una massa critica nel resto dell’anno tale da reggere gli investimenti». Un’altra sfida che la Società che gestisce gli impianti di risalita sta affrontando è quella dei pernottamenti. «Qui è impossibile trovare un posto dove stare, anche solo per un paio di giorni o settimane. Con la Lex Weber non si possono più costruire case secondarie e questo ci penalizza molto visto che abbiamo una forte domanda. Ma non solo, perché avremmo anche potenziali terreni e investitori. A Carì non c’è un appartamento libero e i proprietari non sono intenzionati a mettere a disposizione le proprie camere vuote o appartamenti, quelli che comunemente vengono chiamati letti freddi. È stata fatta anche un’indagine, ma qui la gente sta bene e non c’è una grande disponibilità in questo senso. Parliamo di circa 500 case secondarie».

Tanti letti freddi
Un potenziale che non si può sfruttare, quindi che fare? «Stiamo lavorando ad un albergo diffuso, così potremmo anche ad esempio abbinarlo a dei bungalow sia di estate che di inverno. È un progetto abbastanza concreto ma che avanza con una certa difficoltà. Per questo motivo stiamo pensando ad alcune piccole costruzioni compatibili con la Lex Weber per ovviare al problema della mancanza di posti letto». Il punto nevralgico del progetto è il ristorante La Pineta. «L’edificio è di proprietà della Società, ma non ha camere – spiega Gabriele Gendotti –. L’idea è di costruirci intorno offerte alternative. È difficile trovare soluzioni, anche perché il territorio a disposizione ha i suoi limiti. Ci stiamo comunque lavorando e puntiamo a realizzarlo entro un paio di anni».

«Stagione positiva»
In attesa dell’opera, a Carì la stagione estiva prosegue come da programma. «Siamo agli stessi livelli del 2019, anzi un po’ meglio. Nel 2020 abbiamo registrato tantissimi passaggi ma la situazione era diversa, con tanta utenza che non poteva viaggiare all’estero. La scorsa estate invece non è stato un buon anno a causa del cattivo tempo. Prevediamo un buon finale di stagione, ci aspettano ancora una quindicina di giorni intensi», osserva il nostro interlocutore.

L’inverno resta trainante
Per stessa ammissione del presidente della Nuova Carì Sagl, l’offerta non si è ampliata molto rispetto a quella invernale. «La ragione è che il nostro core business rimane l’inverno con l’estate a complemento, visto che non si potrebbero mai coprire i costi solo con quella. La nostra specialità è lo sci e l’escursionismo invernale. È lì che abbiamo molti utenti. Per capirci, in inverno possiamo arrivare a registrare anche 38.000 passaggi mentre d’estate ne vediamo 4.000. Come tutte le stazioni abbiamo avuto un inverno quasi disastroso. Siamo stati i primi ad aprire, a febbraio, ma abbiamo perso tutta la parte della stagione migliore intorno a Natale».

A questo proposito, oltre che lavorare alla destagionalizzazione, si sta pensando anche di potenziare l’esistente impianto per la neve programmata. «Attualmente non riusciamo a raggiungere le quote più basse, quindi dovremo sicuramente investire. Ad ogni modo puntiamo a potenziare l’offerta estiva, offrendo manifestazioni culturali, esposizioni, passeggiate».