Carì alla ricerca di unicità e soluzioni per l'ospitalità
![](https://naxos-cdn01.gruppocdt.ch/cdt/stories/2022/08/21/1920x1080/4de9bc46-0860-4f18-87fe-a40debaffcc8.jpeg)
La destagionalizzazione degli impianti di risalita è un progetto avviato ormai da alcuni anni per permettere ai diversi comparti dell’Alto Ticino di sopravvivere anche in mancanza di neve. L’idea è stata quella di aprire la propria offerta ad attività che si possono svolgere anche d’estate. Via libera dunque a percorsi dedicati alle mountain bike e a eventi per intrattenere proprietari di residenze secondarie e visitatori di giornata. «Il fatto è che facciamo tutti un po’ la stessa cosa – osserva il presidente della Nuova Carì Società di gestione Sagl Gabriele Gendotti –. Già da un po’ di tempo stiamo pensando a come fare per distinguerci dagli altri. Vogliamo trovare quella chicca di forte richiamo, un motivo particolare e unico che spinga le persone a venire da noi». Smarcarsi dalla concorrenza sembra essere una priorità nella località sopra Faido. «Non è facile però trovare l’idea, abbiamo pensato a dei percorsi con i gommoni, a degli scivoli che portano direttamente in paese ma non abbiamo ancora una risposta precisa», ammette l’ex consigliere di Stato e già municipale di Faido. E vanno trovati accordi sia a livello pianificatorio sia con il Patriziato.
Massa critica
Una Spa a Carì, come si sta valutando in altre località,
potrebbe funzionare? «Non credo. Lavoriamo solo alcuni mesi all’anno, quindi i
calcoli vanno fatti su 7 mesi: 4 di inverno e 3 d’estate. Nel resto dell’anno
non abbiamo offerta. Ma è normale, a novembre non c’è gente nemmeno a St.
Moritz. Loro però hanno una massa critica nel resto dell’anno tale da reggere
gli investimenti». Un’altra sfida che la Società che gestisce gli impianti di
risalita sta affrontando è quella dei pernottamenti. «Qui è impossibile trovare
un posto dove stare, anche solo per un paio di giorni o settimane. Con la Lex Weber
non si possono più costruire case secondarie e questo ci penalizza molto visto
che abbiamo una forte domanda. Ma non solo, perché avremmo anche potenziali
terreni e investitori. A Carì non c’è un appartamento libero e i proprietari
non sono intenzionati a mettere a disposizione le proprie camere vuote o
appartamenti, quelli che comunemente vengono chiamati letti freddi. È stata
fatta anche un’indagine, ma qui la gente sta bene e non c’è una grande
disponibilità in questo senso. Parliamo di circa 500 case secondarie».
Tanti letti freddi
Un potenziale che non si può sfruttare, quindi che fare?
«Stiamo lavorando ad un albergo diffuso, così potremmo anche ad esempio
abbinarlo a dei bungalow sia di estate che di inverno. È un progetto abbastanza
concreto ma che avanza con una certa difficoltà. Per questo motivo stiamo
pensando ad alcune piccole costruzioni compatibili con la Lex Weber per ovviare
al problema della mancanza di posti letto». Il punto nevralgico del progetto è
il ristorante La Pineta. «L’edificio è di proprietà della Società, ma non ha
camere – spiega Gabriele Gendotti –. L’idea è di costruirci intorno offerte
alternative. È difficile trovare soluzioni, anche perché il territorio a
disposizione ha i suoi limiti. Ci stiamo comunque lavorando e puntiamo a
realizzarlo entro un paio di anni».
«Stagione positiva»
In attesa dell’opera, a Carì la stagione estiva prosegue
come da programma. «Siamo agli stessi livelli del 2019, anzi un po’ meglio. Nel
2020 abbiamo registrato tantissimi passaggi ma la situazione era diversa, con
tanta utenza che non poteva viaggiare all’estero. La scorsa estate invece non è
stato un buon anno a causa del cattivo tempo. Prevediamo un buon finale di
stagione, ci aspettano ancora una quindicina di giorni intensi», osserva il nostro
interlocutore.
L’inverno resta trainante
Per stessa ammissione del presidente della Nuova Carì Sagl,
l’offerta non si è ampliata molto rispetto a quella invernale. «La ragione è
che il nostro core business rimane l’inverno con l’estate a complemento, visto
che non si potrebbero mai coprire i costi solo con quella. La nostra specialità
è lo sci e l’escursionismo invernale. È lì che abbiamo molti utenti. Per
capirci, in inverno possiamo arrivare a registrare anche 38.000 passaggi mentre
d’estate ne vediamo 4.000. Come tutte le stazioni abbiamo avuto un inverno
quasi disastroso. Siamo stati i primi ad aprire, a febbraio, ma abbiamo perso
tutta la parte della stagione migliore intorno a Natale».
A questo proposito, oltre che lavorare alla destagionalizzazione, si sta pensando anche di potenziare l’esistente impianto per la neve programmata. «Attualmente non riusciamo a raggiungere le quote più basse, quindi dovremo sicuramente investire. Ad ogni modo puntiamo a potenziare l’offerta estiva, offrendo manifestazioni culturali, esposizioni, passeggiate».