Carona deve dire addio alla sua storica piscina
Fulmine a Carona. Non a ciel sereno, ma pur sempre un fulmine. La piscina comunale chiude, almeno nella sua forma attuale. Lo ha deciso il Municipio nella sua seduta di giovedì, spiegando di aver «preso atto degli elevati costi di manutenzione straordinaria e tenuto conto dei costi di gestione corrente previsti in caso di apertura al pubblico», oltre che delle «approvate misure di contenimento della spesa corrente» della Città. Come spiegatoci dal vicesindaco Roberto Badaracco, per tenere aperto il centro balneare la prossima stagione, Lugano dovrebbe investire circa 350 mila franchi per ammodernare alcuni impianti, a cui andrebbero sommati 250 mila franchi di spese per il personale. «E per la stagione successiva dovremmo intervenire ancora per sistemare altri impianti» aggiunge il capodicastero. Un cerotto dietro l’altro, per dirla in parole povere. E questi cerotti Palazzo civico non vuole metterli. «Non possiamo investire a fondo perso in struttura molto vecchia solo per farla funzionare – sintetizza Badaracco – anche perché il rapporto fra costi e risultati non è ottimale».
Tocca al Consiglio di Stato
Il riferimento è alle entrate registrate la scorsa stagione, «che sono state superiori solo a quelle del 2021». La piscina di Carona è passata dai quasi 33 mila biglietti del 2022, ai quasi 28 mila del 2023, ai 24 mila di quest’anno, complice il fatto che dal cielo, tra la primavera e l’estate, è piovuto tutto quello che poteva piovere. Sta di fatto che la Città non è disposta ad aprire il portafogli. O meglio: è disposta a farlo solo per contribuire al progetto che dovrebbe trasformare l’intero comparto e che prevede l’inserimento di un villaggio glamping promosso dal TCS, così come la realizzazione di nuove vasche e di un corpo per i servizi. «Se tutto fosse filato liscio – continua Badaracco – avremmo potuto cominciare i lavori l’anno prossimo, ma i tre ricorsi inoltrati contro la necessaria modifica del Piano regolatore hanno cambiato le cose». Il nuovo orizzonte per la realizzazione del progetto, complice la necessità per Lugano di diluire i suoi investimenti, è il biennio 2027-28. Sempre che il Consiglio di Stato non fermi tutto accogliendo le contestazioni alla variante di PR. Di sicuro, così come la vediamo oggi e come l’hanno vista i suoi utenti affezionati fino a pochi giorni fa, la piscina di Carona non riaprirà più. «Ci sarà molta contrarietà... – prevede il vicesindaco – ma il Municipio ha dato molti segnali».
Amarezza e rimpianto
La contrarietà paventata da Badaracco è subito confermata dalle parole di Cornelia Deubner-Marty, presidente di Pro Carona. «Questa piscina esiste da sessant’anni, e la sua chiusura è una grande perdita non solo per la popolazione locale, ma anche per chi vive a Lugano oppure Oltralpe. Non parliamo solo di una piscina, ma anche di un parco». Poi cominciano le bordate a Palazzo civico. «La Città ha voluto portare avanti il progetto del Villaggio Glamping, che avrebbe tolto gran parte di questo spazio verde. La struttura balneare deve rimanere uno spazio pubblico e non va stravolta insieme a un privato. Si dice che a Carona si fa sempre ricorso, ma bisogna capire i motivi che portano la popolazione a opporsi. Il vecchio Comune di Carona – conclude Deubner-Marty – era capace a tenere la piscina aperta; ora la grande Lugano non lo è? La Città deve trovare una soluzione: si vantano di avere un gioiello, ma questo gioiello costa, ed è normale che ci siano determinate spese».