In aula

Caso Adria Costruzioni: «Siamo davvero di fronte a una truffa colossale?»

Continuano le picconate delle difese alla credibilità di banca WIR quale presunta vittima del suo ex direttore Yves Wellauer e dei Cambria - Il legale di Filippo: «Era un giovane ambizioso e l’istituto di credito gli ha concesso una valanga di milioni senza praticamente fare controlli»
© CdT/Chiara Zocchetti
Federico Storni
24.09.2024 19:29

Altro giorno di processo per il caso Adria Costruzioni e altro avvocato a picconare la credibilità di banca WIR quale presunta vittima dell’agire del suo ex direttore Yves Wellauer e di Adriano e Filippo Cambria, titolari di Adria. Se queste picconate (e quelle che seguiranno) saranno in grado di frantumare o solo di scalfire lo scopriremo al momento della sentenza della Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Marco Villa (con giudici a latere Emilie Mordasini e Monica Sartori-Lombardi, e gli assessori giurati), che non cadrà in ogni caso prima di venerdì 4 ottobre.

Una richiesta sgradita

Per gran parte della giornata ha parlato ancora l’avvocato Eero De Polo per Wellauer, chiedendone il proscioglimento da tutte le accuse. Il legale è entrato nel dettaglio per ogni singola imputazione, non mancando di criticare l’atto d’accusa stilato dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli per una sua presunta opacità. Fra i passaggi più notevoli quello in cui ha contestato che la banca WIR abbia effettivamente subito un danno e la sua quantificazione, effettuata «astrattamente»; e quello in cui ha affermato che più che di bustarelle si dovrebbe parlare di «donazioni», sia perché sono arrivate dopo le concessioni di credito a chi le ha elargite, sia perché «non vi è nesso fra i soldi ricevuti e i doveri di Wellauer». De Polo ha infatti fermamente ribadito che l’ex direttore non aveva alcun ruolo nella concessione e nella supervisione della spesa dei crediti di costruzione. Il legale ha inoltre usato parole dure rispetto alla richiesta di carcerazione di sicurezza in caso di condanna chiesta dalla procuratrice Borelli negli scorsi giorni per i tre principali imputati: «Ha destato stupore e sgomento. Sembra essere stata fatta a cuor leggero ed è sintomatica di un accanimento privo di fondamento. Vi si cita un pericolo di fuga che nemmeno nel 2015 era stato evocato».

«Doveri non ottemperati»

Terminata l’arringa di De Polo («Non potete che assolvere Wellauer: è anche un atto di giustizia per quanto ha patito e sofferto»), a prendere la parola per un’oretta scarsa è stato l’avvocato Carlo Borradori per Filippo Cambria (continuerà domani: a seguire la legale Sabrina Aldi per il papà Adriano) e il copione non è mutato granché, ma gli argomenti sì. «C’è un problema, per usare un eufemismo - ha detto Borradori: - nei confronti dei Cambria e delle loro società la banca non ha ottemperato ai suoi doveri». Per spiegarsi, l’avvocato ha citato due altre operazioni immobiliari dei Cambria, non oggetto d’accusa. Ha in particolare notato come in un progetto immobiliare a Ponte Tresa - peraltro il primo dei Cambria con WIR - la richiesta di credito era manchevole di documenti quali i preventivi, i contratti di vendita, la descrizione del progetto o delle superfici da vendere. Eppure il credito viene concesso (i documenti arriveranno in seguito): «La banca non ha fatto i controlli perché non le interessava più di tanto o per via di negligenze o disfunzioni interne?». Quale che sia la risposta, per Borradori non vi è nulla di imputabile ai Cambria: «Filippo allora aveva solo 23 anni ed era in Svizzera da un anno, eppure la banca gli ha concesso una valanga di milioni in soli dodici mesi senza praticamente fare controlli. Gli ha chiesto solo la dichiarazione fiscale del 2013. Nemmeno la decisione di tassazione!». Tornando all’atto d’accusa Borradori ha notato come per i cantieri sotto accusa i mezzi propri dei Cambria dovevano ammontare a 27 milioni: «È evidente che non li avevano e soprattutto non hanno fatto finta di averli. Non è piuttosto che quella famosa corsa all’oro in Ticino, di cui si parla nel verbale di una seduta di CdA, permetteva di soprassedere ai controlli in nome di una politica bancaria aggressiva e spregiudicata finalizzata al rischio e al massimo profitto?».

Quanto a Filippo Cambria, che l’accusa vorrebbe condannato - al pari del padre - a 6 anni e 4 mesi - Borradori ha parlato di «un giovane dalle grandi ambizioni, alle prime esperienze in ambito di promozione immobiliare che però faceva proiezioni e calcoli sulla proverbiale carta del formaggio. Ma non se ne può concludere che ne abbia approfittato per dimostrare un utile maggiore di quello che pensava di conseguire in queste operazioni: una perizia ordinata dal compianto procuratore generale John Noseda ha infatti dimostrati che i preventivi dei cantieri erano congrui con quanto si stava realizzando. Siamo davvero di fronte a una truffa colossale e sofisticata?».