Bellinzona

Cassa malati, in piazza contro «gli schiaffi» inflitti ai ticinesi

Manifestazione di protesta dopo l'ennesimo aumento sui premi (+10,5% nel 2025) – Ce n'è per tutti: Cantone, Parlamento federale e partiti, «affinché i cittadini siano protetti dall’erosione del potere d’acquisto»
© CdT

Sono alcune centinaia le persone che, in piazza Nosetto a Bellinzona, hanno aderito alla protesta indetta dall’ampio fronte progressista composto da PS, Verdi, GISO, UNIA, POP, Syndicom, SSM, VPOD, Forum alternativo, MPS, USS, SEV contro il nuovo aumento dei premi di cassa malati annunciato la scorsa settimana a Berna. I rappresentanti delle varie forze politiche e sindacali hanno condiviso la propria «indignazione» di fronte al rincaro che ha colpito, in particolare, il Ticino (+10,5%). «La salute non è un lusso», «mentre Helsana ride di noi, mamma Elvezia piange per noi» e «la salute al volante ma i costi al capolinea» sono alcuni degli slogan che si potevano leggere sui cartelloni.

«Tre schiaffi» ai ticinesi

Gli interventi si sono focalizzati soprattutto sulla pressione finanziaria che la popolazione ticinese sta vivendo. «È tempo di una svolta», ha esordito il co-presidente del PS. «La situazione attuale non è più sostenibile. I cittadini e le cittadine non possono continuare a subire aumenti senza fine, mentre i loro salari e le pensioni restano invariati». In piazza Nosetto, microfono alla mano, Fabrizio Sirica ha parlato di «tre schiaffi» inflitti alla popolazione ticinese. Il primo: è il terzo anno consecutivo di un incremento sui costi del premio di cassa malati, «aumentata del 30% in tre anni». Il secondo: «Il giorno precedente all'annuncio, il Governo propone nel Preventivo di tagliare sui sussidi di cassa malati, quindi sulle persone che sono in difficoltà, escludendo più di 2.000 persone». Il terzo, «forse meno evidente», le mozioni a Berna che vorrebbe aumentare la franchigia minima, «ovvero scarichiamo ancora di più sulla popolazione il costo della salute».

Tre richieste dalla piazza

I promotori della manifestazione «non vogliono solo dirsi indignati, ma propongono tre soluzioni». Sirica, come detto, ha evocato il contesto politico ed economico entro cui si realizza questo rincaro. Un contesto segnato dalla discussione sul Preventivo 2025 che prevede, appunto, tagli per 10 milioni di franchi sui sussidi di cassa malati. «Questi tagli, se approvati, peserebbero ulteriormente sulle famiglie». Di qui, l’appello al Gran Consiglio di rinunciare a questa misura di contenimento della spesa.

Al Parlamento federale, invece, la piazza ha chiesto di introdurre urgentemente un tetto massimo per i premi di cassa malati e di bloccare l’aumento delle franchigie minime, «che renderebbero l’accesso alle cure ancora più difficile per le fasce meno abbienti». A complemento di questa richiesta, il PS martedì ha lanciato un’iniziativa cantonale che propone di «introdurre una moratoria urgente sui premi di cassa malati al livello del 2024». La proposta che dovrà essere discussa dal Gran Consiglio vuole plafonare i premi al rincaro del 2024, «per proteggere i cittadini dall’erosione del potere d’acquisto». Allo stesso tempo si vuole offrire alla politica il tempo necessario per elaborare una serie di misure per frenare l’aumento progressivo dei costi. In questo contesto si inserisce la seconda iniziativa cantonale del PS, che propone la creazione di una task force incaricata di sviluppare misure urgenti per contenere l’aumento progressivo dei costi.

Infine, il fronte progressista ha chiesto a gran voce ai partiti federali di lanciare il prima possibile un’iniziativa popolare per l’istituzione di una cassa unica e pubblica, con premi proporzionati al reddito. «Solo così potremmo garantire un sistema sanitario più giusto e accessibile a tutte le persone», ha dichiarato Sirica. Gli ha fatto eco Giangiorgio Gargantini, segretario regionale di Unia Ticino e Moesa: «Con una cassa malati pubblica, unica, con premi in base al reddito, si paga per quello che si ha (è una questione di giustizia) e i soldi si prendono dove sono (da coloro che hanno redditi superiori)». Il sindacalista ha voluto«mandare un messaggio anche al mondo padronale»: «Non è vero che non si può fare niente. I soldi che possiamo spendere sono quelli che guadagniamo lavorando. Se aumentano i costi della vita, aumentano anche i salari, e si abbatte la povertà».

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