Domande e risposte

«C’è un legame tra eventi estremi e aumento delle temperature»

La catastrofe naturale in Emilia-Romagna solleva una volta di più il tema del cambiamento climatico e del ruolo dell’attività umana nei fenomeni climatici violenti - Le considerazioni degli esperti Marco Gaia (MeteoSvizzera) e Stefano Caserini (Politecnico Milano)
©EMANUELE VALERI
Francesco Pellegrinelli
20.05.2023 06:00

Quando si parla di maltempo estremo, spesso, si chiama in causa il cambiamento climatico. Ma quali sono i presupposti scientifici di questo argomento e che ruolo ha l’attività umana?

Da un punto di vista puramente meteorologico che cosa è accaduto in Emilia-Romagna?

In due giorni sono caduti i quantitativi di acqua che solitamente cadono in tre mesi. Le forti precipitazioni - all’origine dell’alluvione - sono state causate dalla presenza di una depressione (denominata Minerva) che è rimasta bloccata sull’Italia centrale per 48 ore, spiega al CdT Marco Gaia, fisico dell’atmosfera e responsabile di MeteoSvizzera in Ticino.

Esiste un legame diretto tra la siccità prolungata e le precipitazioni intense di questi giorni?

«No, non c’è un legame diretto», spiega Gaia. «Non è perché siamo reduci da un prolungato periodo di siccità che dovevamo attenderci un fenomeno di precipitazioni così intenso».

Queste precipitazioni così intense sono da ricondurre al cambiamento climatico, ossia all’aumento delle temperature?

«Il fenomeno è assolutamente compatibile con i modelli che descrivono come si manifestano i cambiamenti climatici. Sappiamo che l’aumento delle temperature globali modifica una serie di fenomeni dell’atmosfera, portando anche a un aumento delle precipitazioni intense», osserva Gaia. La comunità scientifica - aggiunge Stefano Caserini, docente di mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano - è concorde nel ritenere che il riscaldamento globale determini un aumento di eventi estremi, sia a livello di temperature (con ondate di caldo), sia a livello di precipitazioni, (con piogge più intense). «La scienza ci dice che è molto probabile che a causa del riscaldamento climatico andremo incontro a precipitazioni più intense».

Che responsabilità ha l’uomo sul cambiamento climatico e sull’aumento delle temperature?

«Chi dubita che il cambiamento climatico abbia un’impronta umana è appena un gradino sopra di chi dubita che la Terra sia piatta», commenta Caserini. Perentorio anche Gaia: «Più di 70 anni di ricerche in climatologia hanno messo in evidenza che l’attuale riscaldamento climatico è dovuto sostanzialmente alle attività umane, in primo luogo all’emissione di gas a effetto serra».

Alcuni scienziati, però, ritengono che l’aumento delle temperature sia dovuto a fluttuazioni climatiche del pianeta su cui l’uomo incide solo in minima parte. È così?

«Non si tratta di una posizione condivisa tra coloro che si occupano professionalmente di climatologia», taglia corto Gaia. Sulla stessa lunghezza d’onda Caserini: «La comunità scientifica ha una spiegazione molto solida che lega l’aumento delle temperature all’uso dei combustibili fossili. Le persone che sostengono la tesi dell’impatto minimo dell’uomo non appartengono alla comunità scientifica». E ancora: «Nelle riviste di climatologia questo quesito non compare più da oltre 20 anni. Del resto, se 194 Paesi hanno sottoscritto un accordo per limitare il riscaldamento globale dovuto alle attività umane, sarebbe strano che ad aver ragione siano i laureati su Facebook». Secondo Caserini, inoltre, «non esiste al momento una teoria alternativa». Tutti, insomma sono concordi nell’attribuire all’attuale riscaldamento globale un’origine umana, «almeno tra coloro che si occupano di climatologia in maniera professionale», chiosa ancora Gaia.

Come si dimostra che l’aumento delle temperature dipende dall’aumento delle emissioni di CO₂ e non da fluttuazioni climatiche del pianeta?

«Lo si dimostra applicando il metodo scientifico utilizzato in tutte le discipline dello scibile umano», premette Gaia: «Nel caso specifico, ci sono modelli climatici che descrivono tutto ciò che accade nell’atmosfera, comprese le interazioni con gli oceani e con le calotte polari. Oggi disponiamo di supercalcolatori in grado di eseguire le simulazioni in base a tali modelli. Ebbene, se nel calcolo matematico del supercalcolatore consideriamo solo ciò che ha un’origine naturale, mantenendo le concentrazioni di gas a effetto serra ai livelli di inizio Novecento, non riusciamo a spiegare l’aumento delle temperature osservato. Se, invece, consideriamo l’effettivo aumento delle concentrazioni di gas a effetto serra, ossia il reale impatto della attività umane negli ultimi 50 anni, si può ricostruire, scientificamente, l’aumento delle temperature. Di qui, la convinzione della comunità scientifica che le attività umane sono responsabili dell’attuale aumento delle temperature su scala globale».

La Svizzera è al riparo da fenomeni così intensi come quello verificatosi in Romagna?

Le alluvioni del 1978 in Ticino e del 1993 sul versante Sudalpino, oppure quelle del 2005 e 2007 sul versante Nordalpino, mettono in evidenza che anche la regione alpina può essere oggetto di fenomeni molto intensi e impattanti sul territorio, spiega Gaia: «La dinamica dettagliata dell’impatto sarebbe però diversa, vista la diversa conformità del nostro territorio rispetto all’Emilia-Romagna». Secondo Gaia, tuttavia, fenomeni naturali di questo tipo possono verificarsi anche in Svizzera. «Per proteggere la società in un territorio alpino, notoriamente ostile, Confederazione, Cantone e Comuni hanno fatto molto».

Come è possibile smentire che in passato non vi siano state analoghe fluttuazioni di temperature?

«Il bello della scienza è che le leggi della fisica non mutano nel tempo», osserva Gaia. «Ciò significa che le simulazioni di cui parlavamo prima riescono a ricostruire che cosa è successo, per esempio, un milione di anni fa, ma non riescono a ricostruire ciò che sta accadendo ora, se non si considera l’impatto dell’uomo. Detto ciò, nel passato le condizioni ambientali erano completamente diverse rispetto a oggi. Milioni di anni fa, la Terra era sostanzialmente disabitata; mentre oggi un’ondata di caldo può provocare fino a 10 mila morti, come accaduto in Europa alcuni anni fa. Insomma, un milione di anni fa, un’eventuale ondata di caldo non impattava nella stessa misura».