Il caso

Che ne sarà dei campi da calcio sintetici?

Inizia anche in Ticino la sostituzione dei manti artificiali, molto difficili da riciclare - Quelli di Capriasca e Bellinzona, ad esempio, non finiscono in discarica ma vengono bruciati
Smaltirlo non è semplice come posarlo. © CDT/ARCHIVIO
Federico Storni
27.02.2020 20:38

Nella prima scena della sigla dei Simpson si vede la scritta «Benvenuti a Springfield», la centrale nucleare e una pila di pneumatici in fiamme. Oggi lo è molto meno, ma a inizio anni Novanta cosa fare delle gomme esauste era un grosso problema, e questo tipo di roghi era tutt’altro che infrequente, con tutti i problemi ambientali. Poi si sono trovati sistemi per dare loro una seconda vita, in particolare come intaso dei campi sintetici, ad esempio da calcio: gli pneumatici vengono tritati e usati per dare elasticità al terreno da gioco. I campi sintetici nell’ultimo ventennio hanno preso sempre più piede (anche Lugano pensa al loro impiego per il futuro Polo sportivo a Cornaredo). Quelli di prima generazione hanno però un’aspettativa di vita di una decina d’anni, e questo sta creando un nuovo problema: come smaltirli? Il problema è stato tematizzato di recente in un’inchiesta del sito ambientale americano FairWarning, che ha evidenziato come il loro riciclo sia complicato e oneroso e come rischino di finire abbandonati in discarica. Il sito riporta che negli Stati Uniti vi sono già stati tre incendi di campi esausti. Il problema è sentito anche in Europa: sul sito italiano «Il Post» il titolare di una ditta italiana specializzata nello smaltimento di terreni sintetici ha parlato di «disastro ambientale» in Germania, e un documentario olandese ha mostrato «montagne di campi sintetici» depositati nelle discariche locali.

Una ditta italiana specializzata nello smaltimento di terreni sintetici ha parlato di «disastro ambientale» in Germania

Un problema nuovo

In Svizzera, e in Ticino, il problema si sta presentando in questi anni. Vediamo di capire come funziona partendo da un esempio concreto: Capriasca deve sostituire il campo sintetico dell’Arena Sportiva, inaugurata nel 2004. Il costo dell’operazione supererà il milione di franchi, e circa il 10% sarà destinato allo smaltimento del vecchio campo, che in Svizzera le direttive pongono a carico del committente (per contro in America e anche in Italia al momento c’è incertezza giuridica al riguardo).

Che ne sarà del vecchio campo, per ora non è dato sapere. Dal Municipio siamo stati rimandanti all’Ufficio tecnico, che ci ha informato che a occuparsi dello smaltimento sarà la ditta che vincerà l’appalto per rifare il manto, pubblicato nelle scorse settimane sul Foglio Ufficiale, cosa confermataci anche dal progettista Giovanni Gianinazzi, che ha aiutato il Comune a stilare il bando.

Se il materiale è inquinato e non può andare in Ticino, lo mandiamo all’estero

Ci siamo quindi rivolti a chi quest’operazione l’ha già svolta: il Comune di Bellinzona, che lo scorso anno ha sostituito il sintetico del campo B allo stadio comunale. Il direttore del Dicastero opere pubbliche e ambiente, al momento di andare in stampa, non ha però saputo dirci dove sia finito il tappeto esausto, ma ci ha riferito che dello smaltimento si è occupata la Gianni Ochsner SA. L’omonimo titolare, pur non entrando nel merito specifico, ci ha confermato che «ogni tanto ci capita di avere a che fare con lo smaltimento di campi sintetici». «Ci sono diversi canali a dipendenza del grado di inquinamento del tappeto – ha spiegato il nostro interlocutore. – Innanzitutto vengono fatti dei prelievi per capire la tipologia di inquinamento del materiale. Con le dovute pratiche e se non è inquinato è possibile mandarli al termovalorizzatore dell’Azienda cantonale dei rifiuti (ACR), altrimenti se ne occupa l’azienda Ebiox, che è parte del Centro Logistico Rivalorizzazione Materiali di Taverne, da noi costituito nel 2015». Ed è proprio contattando la Ebiox che otteniamo una risposta: «Se il materiale è inquinato e non può andare in Ticino, - ha detto il capoprogetto alla filiale di Taverne Renato Giovanoli - lo mandiamo all’estero, dove vi sono termovalorizzatori che operano a temperature più alte e possono trattare anche questo tipo di rifiuti». Il problema, ha spiegato Guglielmo Bernasconi, direttore amministrativo dell’ACR, è che l’intaso di gomma dei campi sintetici «spesso contiene un tenore di metalli pesanti molto elevato che noi non possiamo incenerire», in quanto le temperature necessarie per trattare questi metalli sono superiori a quelle necessarie per le gomme. «Abbiamo visto che arriva il problema dello smaltimento - ha continuato, - e lo scorso anno ci siamo dotati di un regolamento interno piuttosto stretto, anche perché in una settimana riusciamo a smaltire un metro cubo». Un sintetico da calcio standard ha un’area fra i 4.000 e i 10.000 metri quadrati e contiene tra le 80 e le 120 tonnellate di gomma riciclata. «Da quando abbiamo questo regolamento - ha concluso Bernasconi - di richieste di smaltimento non ce ne sono più arrivate», anche per una questione di costi.

L’altra faccia della medaglia

Da quel che abbiamo appreso, i campi da noi vengono quindi bruciati e non abbandonati in discarica. Riciclarli è invece complicato. Nel frattempo, la tecnologia ha fatto passi avanti e quelli di nuova generazione dovrebbero essere più «green». «Oggi l’intaso gommato viene trattato e incapsulato in modo che non vengano rilasciate sostante nocive - ci ha spiegato l’ingegner Gianinazzi. - E stanno arrivando intasi completamente riciclabili fatti di materiale non gommato, come i residui di canna di bambù». Allo stesso tempo le necessarie omologazioni chieste dalla FIFA si fanno sempre più severe. Ma, se si passerà a intasi più ecosostenibili, tornerà un vecchio problema: che fare degli pneumatici esausti? In Italia, per fare un esempio, si stima che ogni anno si usino oltre 500.000 tonnellate di pneumatici per creare e mantenere campi sintetici.

Ma chi ricicla i campi sintetici?

«Per scherzo diciamo che chi capirà come riciclarli sarà ricco», ha detto un dirigente di una società americana che smantella campi sintetici a FairWarning. La difficoltà sta nel separare i fili d’erba artificiale, la sabbia e la gomma dell’intaso. Le aziende che offrono questo servizio al mondo si contano sulle dita di una mano. La più nota è la danese ReMatch, che promette di riciclare il 99% di un campo e ha anche ricevuto una certificazione dalla FIFA. Anche una ditta italiana, Sabbie di Parma, garantisce un riciclo completo del terreno esausto e afferma che per il committente potrebbe essere un’opzione meno dispendiosa del mandarlo in discarica o nei termovalorizzatori. L’azienda reputa inoltre di poter dare nuova vita in questo modo a 150 campi ogni anno.