Il caso

Chi ha visto il cinghiale?

Piano di Magadino, rispetto a cervi e caprioli l’ungulato appare saltuariamente sul Piano di Magadino: gli agricoltori temono però il suo arrivo in pianta stabile – Una misura per monitorare e contrastare la selvaggina è il previsto ponte faunistico di Gudo
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Alan Del Don
09.03.2023 18:30

Nonostante le vie di accesso, il cinghiale è «sorprendentemente e quasi inspiegabilmente assente» dal Piano di Magadino. Strano, sì, considerando la fauna presente nei 2.350 ettari di superficie del Parco: ben 60 specie di mammiferi sulle 99 catalogate in Svizzera, 129 uccelli e oltre 24.000 animali domestici. L’agricoltura va a braccetto con il patrimonio naturalistico in senso lato e con la varietà della biodiversità. Ma lui, l’ungulato che gli esempi recenti (alzi la mano chi non ha visto i video virali delle sue scorrazzate per le vie di Roma) ci insegnano essersi avvicinato viepiù agli abitati, non si è finora palesato. Almeno così affermano i granconsiglieri Matteo Buzzi (Verdi) e Fabio Battaglioni (il Centro), relatori del rapporto della Commissione ambiente, territorio ed energia sul messaggio da 8 milioni di franchi complessivi inerente la sistemazione del fiume Ticino nel Bellinzonese al vaglio del Parlamento settimana prossima. Sporadicamente ha già fatto la sua apparizione. Ma non sembra avere l’intenzione di diventare un ospite sedentario, per intenderci.

«Una grande opportunità»

Il riferimento alla Sus scrofa è scaturito durante la discussione su una delle opere previste quale misura accessoria alla rinaturazione del comparto Boschetti a Gudo, vale a dire il ponte faunistico (una galleria artificiale lunga 75 metri di due corsie per le auto ed altrettante ciclabili nonché un marciapiede e una banchina). I commissari hanno approfondito la realizzazione del manufatto del costo di 7,3 milioni di franchi circa, di cui poco più di 3 milioni a carico del Cantone. «A prima vista sembrava un intervento aggiuntivo non logicamente legato al resto del progetto e avrebbe potuto presentare alcune criticità, non da ultimo di carattere finanziario», rilevano i deputati nella relazione con la quale preavvisano favorevolmente i crediti.

L’argomento è stato valutato a fondo, anche grazie alle spiegazioni fornite dai competenti uffici del Dipartimento del territorio: «Se da un lato è chiaro che il ponte permetterà di ricucire le zone boschive dei pendii della sponda destra del fiume Ticino con la zona golenale favorendo una maggiore mobilità della fauna selvatica e riducendo i frequenti conflitti tra la fauna selvatica in attraversamento e il traffico stradale, dall’altro la realizzazione del ponte faunistico è un’opportunità per poter smaltire in loco una grande quantità di materiale inerte e di terreno attualmente infestato da piante neofite invasive (si tratta di mettere a dimora circa 150.000 metri cubi di scarti che altrimenti avrebbero dovuto essere trasportati in discarica; n.d.r.)».

Le specie problematiche

L’altra criticità emersa, oltre a quella più prettamente tecnica, riguardava appunto l’eventuale afflusso maggiore di selvaggina sul Piano di Magadino nelle zone agricole (il 70% della superficie totale). Secondo Buzzi e Battaglioni il ponte non andrà a «collegare uno spazio di territorio completamente isolato, ma piuttosto» permetterà di convogliare la selvaggina «in passaggi preferenziali e sicuri». Non solo, la costruzione del manufatto potrebbe persino allontanare cervi e caprioli in primis, rafforzare il monitoraggio e contenere le specie maggiormente problematiche.

Fra queste ultime rientra chiaramente il cinghiale. Per i deputati il collegamento ecologico consentirà di controllare il suo arrivo (oramai assodato) e di «agevolare eventuali azioni di contrasto». A dire il vero, come detto, l’ungulato ha già fatto la sua apparizione sul Piano, come si evince dallo studio del biologo Federico Tettamanti consultabile sul sito www.parcodelpiano.ch. Quella della Sus scrofa, nel perimetro del polmone verde, è una presenza però saltuaria e limitata, alla pari di quella del camoscio.

L’importanza del censimento

«La conoscenza del numero di individui che compongono una popolazione di ungulati è un dato di base importantissimo per la conservazione e la gestione di una specie (…). Prendendo in esame i censimenti effettuati dal 2014 (anno in cui il Piano di Magadino è entrato a far parte delle zone campione) ad oggi, si può osservare un aumento nel numero di cervi (stimati, allo stato attuale, in un centinaio; n.d.r.)», osserva il consulente. Sia maschi sia femmine, in proporzioni pressoché identiche. Se i cervi possono ritenersi degli ospiti fissi del Parco, lo stesso non si può dire del cinghiale. Tuttavia gli animali che passano dal corridoio faunistico sovraregionale per la fauna già presente «non necessariamente vengono stimati come popolazione sedentaria del Piano ma devono ugualmente essere tenuti in considerazione. Questi animali, passando dal Piano, si fermano e devono nutrirsi andando così ad aumentare i conflitti con l’agricoltura», rileva nello studio Federico Tettamanti.

Alveo da ampliare

Per il resto Buzzi e Battaglioni evidenziano l’importanza degli interventi riguardanti la sistemazione del Ticino, in special modo la seconda tappa del Parco fluviale nel comparto Saleggi-Boschetti. Il primo dei crediti (pari a 4,7 milioni di franchi) che dovranno essere discussi dal Gran Consiglio è relativo all’ampliamento dell’alveo del fiume per garantire un’adeguata protezione contro le piene. Predisponendo così «un maggiore spazio di scorrimento, favorendo nel contempo la dinamicità naturale delle acque, con particolare attenzione alla fauna ittica, alla strutturazione e valorizzazione degli spazi marginali al corso d’acqua quali ambienti naturali di interconnessione».

Fra latte e ortaggi

Il Parco del Piano di Magadino copre un territorio di 2.350 ettari di superficie per complessivi otto Comuni tra Bellinzonese e Locarnese. Il 70% della superficie è agricola; il settore primario è rappresentato da un’ottantina di aziende (di cui 24 agrituristiche) che danno lavoro ad oltre 300 impiegati. Il polmone verde fornisce il 43% della produzione lattiera ticinese in estate ed il 23% in inverno. Non solo, il 75% della produzione orticola cantonale proviene dal Piano di Magadino. Comprende infine una sessantina di oggetti inventariati a più livelli.

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