Ci sono statue controverse a Lugano?
Le statue di Cristoforo Colombo rimosse a San Francisco, a Sacramento e in altre decine di città statunitensi. Quella di Churchill vandalizzata a Londra, quella di Montanelli imbrattata a Milano. Quella di David de Pury a Neuchâtel. La domanda ci è sorta spontanea: anche a Lugano ci sono statue controverse, che elogiano personaggi in grado di dividere l’opinione pubblica e che dunque rischiano di fare la fine di quelle citate poco sopra?
Una premessa è d’obbligo: in Ticino il concetto di statua tipo «mettiamo questo personaggio storico su un piedistallo» non era (e oggi lo è ancor meno) molto diffuso. Sarà per spirito democratico, sarà perché viviamo in uno Stato neutrale o perché nella nostra storia, perlomeno da dopo la battaglia di Marignano del 1515, non possiamo vantare grandi condottieri o (come Colombo, appunto) conquistatori. Abbiamo dunque fatto un giro per Lugano alla «scoperta» delle sue statue, che sono centinaia e che si concentrano prevalentemente sull’arte sacra oppure rappresentano opere d’arte in senso stretto, senza dunque connotati storici o politici. Quando invece a essere ricordato è un personaggio, ecco che quasi sempre si tratta di una personalità locale, spesso legata al pensiero liberale. Giacomo Luvini-Perseghini, Antonio Gabrini (che partecipò con i volontari ticinesi alla guerra di liberazione del Lombardo-Veneto), Paride Pelli (sindaco di Lugano dal 1948-1968 - la cui statua venne presa di mira tre anni fa dai vandali). Ma la statua più grande è quella che raffigura Carlo Battaglini: sindaco di Lugano (1878-88), deputato al Gran Consiglio, alla Dieta federale, consigliere nazionale e agli Stati.
Personaggi soprattutto «local» dunque («E spesso legati alla massoneria», ci spiega uno storico che ci ha aiutato in questa breve ricerca), in un discorso che non riguarda solo le statue, ma anche le strade. In Ticino infatti è raro imbattersi in vie dedicate a politici stranieri ( l’eccezione è rappresentata da largo Kennedy a Chiasso), mentre in Italia è facile trovare vie dedicate a Churchill, a De Gaulle, a Roosevelt o perfino a Lenin e a Karl Marx. Ma un’eccezione c’è, ed è la statua di George Washington (massone anche lui) al Belvedere. Negli Stati Uniti in questo mese diversi monumenti raffiguranti il primo presidente americano (giudicato da alcuni un razzista) sono stati vandalizzati. Da noi qualcuno si è limitato - più o meno simpaticamente - a far indossare alla statua una mascherina. Ma il monumento in passato ne ha viste di brutte. Nel 1908 ignoti presero il busto e lo fecero sparire. Al suo posto misero un cartello che, in italiano, francese e inglese diceva: «Partito per recarsi in America in occasione delle imminenti elezioni presidenziali». Una goliardata. La statua venne poi ritrovata nel lago, non lontana dalla riva, e rimessa al suo posto.
Tanto Risorgimento
Neutralità, si diceva prima. Eppure Lugano (e questo causò parecchi grattacapi alla Confederazione) non rimase indifferente durante il risorgimento italiano, anche perché gli esuli provenienti soprattutto da Milano plasmarono culturalmente la città). E questo si riflette anche nelle statue. Ci sono omaggi a Carlo Cattaneo, a Giuseppe Mazzini (a villa Malpensata, vicino alla lapide in onore dei già citati volontari ticinesi nelle battaglie del Risorgimento) o a Giovanni Grilenzoni (che morì a Viganello nel 1868). E fu proprio un esule, Abbondio Chialiva, a far posare il busto di Washington nel 1859.
C’è solo Beatrice Cenci
E le donne? Praticamente assenti. Ci sono molte Madonne, questo sì, ma personaggi storici femminili ritratti in una statua sono quasi inesistenti a Lugano (ma a dire il vero è così in molte parti d’Europa). Unica eccezione è Beatrice Cenci (1577-1599), nobildonna romana che si ribellò ai continui abusi del padre (ma poi condannata per parricidio). Considerata da molti una femminista ante litteram, una sua statua è posata alla Foce.
Quando Guglielmo Tell guardava il presidente
Una delle statue più conosciute di Lugano - assieme all’obelisco di piazza Indipendenza - è però chiaramente il Guglielmo Tell nell’omonima piazzetta sul lungolago. Non molti sanno che il monumento (opera di Vincenzo Vela e commissionata da Giacomo Ciani) in passato si trovava davanti al Palace. Rivolto a Nord (a simboleggiare la fedeltà del Ticino alla Confederazione) sembrava anche guardare la non lontana statua di George Washington, primo presidente degli Stati Uniti.