La protesta

Cinquecento persone in piazza per criticare il «Far west» Ticino

Poco dopo la fine della sessione di Gran Consiglio, i sindacati hanno manifestato in piazza Governo contro i tagli contenuti nel preventivo e che toccano il settore pubblico – Fitas (OCST): «Ancora una volta il Consiglio di Stato pensa più ai numeri che alle persone»
© CdT/Gabriele Putzu
Giona Carcano
16.10.2024 20:45

Musiche di Sergio Leone, clima londinese e mezzo migliaio di manifestanti in piazza. Sotto una pioggia battente, i sindacati UNIA, OCST, VPOD ed ErreDiPi  sono tornati a far sentire la loro voce contro quello che definiscono il «Far west» Ticino, un luogo in cui – a furia di tagli sul settore pubblico e sul sociale – si rischia di ritrovarsi con uno Stato assente. Con la conseguenza che, a vincere, sarà la legge del più forte. Tutti rischi che i manifestanti, indignati per un Preventivo 2025 «miope», addossano alla politica. In particolare, in questa precisa fase, al Governo. «Non siamo qui solo per protestare, ma anche per difendere ciò che ci appartiene», ha urlato davanti a Palazzo delle Orsoline Davina Fitas, responsabile del settore pubblico e docenti di OCST. «Il nostro servizio pubblico. Il Governo ancora una volta pensa più ai numeri che alle persone, e ha deciso di tagliare senza una prospettiva per il futuro. Noi siamo qui per dire basta!». Il tema di fondo, evidentemente, sono i tagli prospettati nel preventivo. «Tagli che colpiscono i settori più vitali della nostra comunità», ha aggiunto la sindacalista. «Stanno raschiando il fondo del barile,  stanno prendendo dalle riserve di chi si prende cura dei nostri anziani, dei malati, dei nostri bambini. Rubano il futuro del nostro cantone». Applausi dalla piazza, e il classico «vergogna, vergogna» che oramai da più di un anno risuona nelle strade della capitale.

«Partecipazione debole»

Sul palco, arriva quindi il turno del sindacato VPOD. Ma le rivendicazioni sono le stesse. «Come lo scorso anno, il Consiglio di Stato ha presentato un preventivo pieno zeppo di tagli», ha rimarcato Fausto Calabretta. «E come l’anno scorso il Gran Consiglio rifiuta ogni misura per aumentare le entrate indispensabili al buon funzionamento del settore sociosanitario e della scuola. I fautori del decreto Morisoli continuano l’attacco contro il servizio pubblico». Il riferimento va dunque all’iniziativa per ridurre i dipendenti dell’amministrazione pubblica. «Oggi iniziamo quindi la protesta contro la politica neoliberista irresponsabile», ha proseguito il sindacalista. «Vogliamo difendere i diritti dei dipendenti pubblici e privati, il cui potere d’acquisto è messo in crisi dalla crescita dei prezzi e dall’esplosione dei premi di cassa malati». E anche qui, «vergogna!». Giangiorgio Gargantini ha invece sottolineato un altro aspetto contenuto nel preventivo, e che ricalca quanto già visto lo scorso anno: il riconoscimento del caro-vita. «Come sindacato del settore privato siamo qui per esprimervi la nostra solidarietà», ha tuonato il segretario cantonale. «Anche noi lavoratori del settore privato, per colpa del Consiglio di Stato, l’anno scorso non abbiamo beneficiato del rincaro sui salati. E questo perché il Cantone non l’ha riconosciuto ai suoi dipendenti». E questo, ha spiegato Gargantini, si è riflesso anche nel settore privato. «Quando noi ci troviamo in trattativa, perché il datore di lavoro del settore privato dovrebbe riconoscere quello che il Cantone si è rifiutato di riconoscere? È questa la conseguenza diretta sulle nostre condizioni di lavoro».

Tanti, come visto, i temi legati al preventivo lanciati durante la manifestazione. Una manifestazione che si è tenuta pochi minuti dopo una sessione del Gran Consiglio in cui si sono tolte dal tavolo due misure – tassa di collegamento e progressione a freddo – che hanno aggravato il deficit di parecchi milioni di franchi: a oggi, il rosso previsto è di 103 milioni di franchi. Il margine di manovra prima di far scattare il meccanismo del freno ai disavanzi (fissato a -116,5 milioni) si è quindi ridotto. «Siamo molto preoccupati», ha spiegato a questo proposito Giulia Petralli, sindacalista VPOD e deputata dei Verdi. «Ci preoccupano soprattutto le misure che all’ultimo potrebbero venire adottate per ridurre questo deficit di bilancio. Il margine di negoziazione si è assottigliato». Il timore della sinistra, quindi, è che si proceda con tagli ulteriori ai settori sensibili della società. «C’è il rischio di aggravare i tagli sul settore pubblico e parapubblico per recuperare i tagli che il Parlamento ha ‘‘bruciato’’ in questi giorni». Infine, un dato sulla partecipazione. Per Petralli è stata «debole, a causa sia della pioggia sia del fatto che le persone negli ultimi tempi sono state chiamate più volte in piazza. Ma se la situazione dei tagli peggiorasse, sicuramente la prossima volta la partecipazione sarà più numerosa».