Mendrisiotto

Ciò che resta del nubifragio è la tenuta delle opere

Dopo un giorno di «paralisi» a causa delle forti precipitazioni, il Distretto è tornato sostanzialmente alla normalità – Rimane chiusa al traffico, ma ancora per poco, la strada che collega Monte a Casima in Valle di Muggio
©Keystone/Elia Bianchi

È stata l’esondazione quasi contemporanea di diversi fiumi, tra cui quella in più punti del Laveggio, il problema più grande e conseguenza principale del nubifragio da record che ha colpito il Mendrisiotto tra le prime ore di domenica e la notte tra domenica e lunedì. A riassumerci la situazione d’emergenza che si è creata, così come il dispiegamento di forze sul territorio, è Corrado Tettamanti, comandante del Centro Soccorso Cantonale Pompieri Mendrisiotto.

Centoventi militi

Il giorno dopo è quello della conta dei danni e dei bilanci. E per il Distretto le conseguenze materiali parlando di un collegamento stradale tuttora interrotto e di sostanziale ritorno alla normalità: «Siamo stati impegnati in 120 interventi totali, che hanno coinvolto una settantina di pompieri, dalla mattina di domenica alla notte su lunedì». Sebbene i momenti di maltempo siano stati due, il primo domenica mattina «con 5 o 6 ore di pioggia intensa, a partire dalle cinque di mattina circa», e il secondo domenica notte, questo secondo momento di precipitazioni non ha sollecitato i pompieri con nuovi momenti di emergenza particolare. «Alcuni interventi di domenica mattina si sono protratti fino a domenica sera. Ora (ieri pomeriggio, ndr) la nostra attività è sostanzialmente rientrata nell’ordinario – prosegue Tettamanti –. È possibile che verranno sollecitati nuovi interventi, ma più per piccoli allagamenti scoperti in ritardo, ad esempio in qualche cantina, o per conseguenze del terreno molto inzuppato».

Oltre gli argini

I pompieri, supportati anche dalla Protezione civile del Mendrisiotto, sono stati richiesti per far fronte soprattutto ad allagamenti, smottamenti e cadute di alberi. Ma, come anticipato, domenica a un certo punto si è temuto che la situazione potesse degenerare: «Il problema maggiore è stata l’esondazione dei vari riali: il Raggio a Balerna che ha allagato la zona Sottobisio, poi il Faloppia, il Roncaglia e il Laveggio in più punti su tutta la sua lunghezza, e poi c’è stato lo straripamento delle ove di Capolago che ha portato al blocco dell’autostrada – riassume Tettamanti –, quello è stato il culmine e in quel momento, per fortuna, le previsioni annunciavano l’imminente fine delle precipitazioni». A farne le spese, nell’immediato, alcuni collegamenti viari che hanno dovuto essere chiusi, sul lungo termine gli argini, in particolare in zona foce del Laveggio, dove ci sono state delle erosioni. In più casi, per poter intervenire sui danni delle esondazioni si è dovuto attendere che l’acqua rientrasse negli argini.

Ma le esondazioni nei fiumi non sono state la sola grande conseguenza del maltempo del fine settimana. Seppur si parli di soli danni materiali e disagi alla circolazione, anche la Valle di Muggio è stata particolarmente toccata, con delle frane che hanno ostruito in più punti la strada di accesso ai vari paesi delle due sponde. A due giorni dall’evento, una di queste frane è il «residuo» più visibile del nubifragio. Èlo scoscendimento che si è verificato tra Monte e Casima. La strada, al momento, non è ancora transitabile. «La situazione si sta normalizzando, i colleghi del Centro di manutenzione stradale del Mendrisiotto stanno evacuando il materiale e mettendo in sicurezza il pendio» spiega il geologo cantonale Andrea Pedrazzini. Questione di ore: appena possibile, ma indicativamente già oggi, la strada sarà riaperta alla circolazione.

Per quel che concerne fiumi e riali – già citati dal comandante dei pompieri – Andrea Salvetti dell’Ufficio corsi d’acqua sottolinea che, «considerando le precipitazioni che si sono concentrate in 8-10 ore tutte le opere hanno retto bene». In tal senso, nella giornata di ieri si è provveduto a svuotare tutte le camere di contenimento, comprese le ove lungo la A2 all’altezza di Capolago.

Il Laveggio e le piene idrauliche

Nel dettaglio di Genestrerio, il Laveggio ha creato non pochi problemi alle ditte (come pure a qualche abitazione) presenti tra via Vallera e via Ponte Laveggio. Fiume che, come noto, quando è sottoposto alle «piene idrauliche» esonda piuttosto facilmente. Un problema che dovrebbe essere risolto grazie alla rinaturazione del corso d’acqua lungo un tratto di 600 metri: un progetto da 6 milioni di franchi la cui domanda di costruzione è stata pubblicata all’albo di Mendrisio lo scorso febbraio.