Arner

«Col personale la trasparenza paga»

In vista della fusione la banca ha concepito con l’ASIB una ristrutturazione coinvolgendo i collaboratori
La Banca Arner di Lugano. (Foto Zocchetti)
Roberto Giannetti
25.01.2019 06:00

LUGANO - Banca Arner ha scelto la trasparenza e il coinvolgimento del personale nella preparazione della ristrutturazione in vista della fusione, già annunciata negli scorsi giorni, con l’istituto ginevrino GS Banque. Il processo ha potuto contare anche su un importante contributo da parte dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB), e soprattutto di Natalia Ferrara, responsabile regionale dell’organizzazione. L’obiettivo era di dare importanza ai collaboratori e di permettere alla banca di poter contare su un personale motivato e produttivo anche in vista della fusione. In conclusione, dopo tre settimane intense di lavoro insieme, i licenziamenti saranno 13, ossia circa un terzo in meno di quanto preventivato all’inizio del processo. Ieri è stato comunicato al personale il nome delle persone toccate.

Ma come si è svolto questo processo? Ne abbiamo parlato con Jean-Jacques Schraemli, Chief Operative Officer (COO) di Banca Arner SA, e con Natalia Ferrara, responsabile regionale ASIB.

«Il processo di licenziamento collettivo con piano sociale portato avanti assieme ad ASIB e all’avvocato Ferrara - spiega Schraemli - a priori non era necessario, ma era per noi socialmente importante, un passo verso i nostri dipendenti, ai quali siamo estremamente riconoscenti. Questo ci ha permesso di avere un feeling maggiore con loro, più accettazione e unione d’intenti, e, alla fine, siamo riusciti a raggiungere comunque esattamente i target economici prefissati. La mia vuole essere una testimonianza nei confronti di altri datori di lavoro, soprattutto nell’ambito finanziario, per valorizzare un processo possibile anche in un breve lasso temporale. Colloqui con tutti i dipendenti, presa in considerazione anche delle situazioni personali, ricerca di compromessi in favore del personale e non solo dell’istituto. Il risultato è maggiore accettazione per misure comunque emotivamente pesanti e di cui ci dispiace».

«La ristrutturazione - precisa - si protrarrà per tutto il 2019. A gennaio verranno licenziati solo tre dipendenti, gli altri nel corso dei prossimi mesi. Al periodo di disdetta verrà aggiunto per tutti un piano sociale. Tutti informati subito, la maggior parte coperti per quasi tutto l’anno. Si tratta di un rischio, è chiaro che queste persone cercheranno un altro lavoro e se lo trovano, come ci auguriamo e come meritano, li liberiamo subito e garantiamo comunque delle prestazioni di uscita. Siamo convinti che dando più sostegno ai nostri dipendenti potremo aspettarci di più da loro durante la fusione, e avere anche un ambiente più unito e positivo, anche per tornare a svilupparci in futuro. In tutto questo delicato processo, il sostegno dell’ASIB è stato per noi e per i dipendenti fondamentale».

«Il punto - spiega dal canto suo Natalia Ferrara - è la differenza fra obbligo e opportunità. L’asticella dei licenziamenti collettivi e del piano sociale obbligatorio sono molto alte secondo la legge. Qui si è dato valore all’opportunità di consultare il personale, di coinvolgerlo e di offrire questo tipo di misure, sulla base anche della Convenzione relativa alle condizioni di lavoro degli impiegati di banca (CCIB), cui Arner aderisce».

«Verranno licenziate 13 persone (questo è stato fatto ieri, ndr), il minimo legale per procedere secondo le regole di un licenziamento collettivo è di 10. Purtroppo, in molti adottano la ‘tattica del salame’, scaglionando i licenziamenti, mettendo tutto il personale in allarme, senza che ognuno sappia se e quando toccherà a lui. E, per di più, senza offrire nient’altro che il misero periodo di disdetta. Arner invece ha lavorato in maniera completamente diversa, e prima di procedere ad una fusione semplificata con un’altra banca ha voluto occuparsi del futuro dei propri dipendenti. Di tutti. Quelli a cui suo malgrado deve rinunciare, e quelli che ancora lavoreranno nel nuovo istituto con la branch a Lugano. Se di ristrutturazione si parla, c’è modo e modo d’affrontarla. Dispiace per ogni posto perso e per ogni persona, cui va il sostegno concreto di ASIB, è importante però affrontare i problemi e non lasciarsi sopraffare. In questo i dipendenti non vengono lasciati soli».

«Normalmente - prosegue Natalia Ferrara - nelle fusioni la vecchia entità passa nella nuova, e solo dopo i collaboratori vengono licenziati, ma non ci sono spesso i numeri per appellarsi a procedure e piani sociali e, soprattutto, non c’è più quel legame con il datore di lavoro di lunga data. La conoscenza, la fiducia, attivano più facilmente quella responsabilità sociale che fa la differenza. Il tema della trasparenza è centrale: bisogna comunicare chiaramente che tutti sono importanti e che tutti ricevono o delle garanzie nell’entrare nella nuova struttura fusionata, o delle misure di accompagnamento per trovare un nuovo lavoro. Chi parte è importante come chi resta».

«Per i dipendenti - precisa - io non sono solo la responsabile ASIB, ma anche un avvocato, e quindi qualcuno in grado di tutelare appieno i loro interessi. Questo rapporto di fiducia permette ai dipendenti di fare scelte e di discutere con l’istituto in maniera trasparente su quali sono le opportunità di crescita se restano, su quali difficoltà incontrano se licenziati. Questo dialogo ha permesso ad Arner di farsi parte attiva nei confronti della partner ginevrina, riducendo così di comune accordo il numero di licenziamenti».

«Le persone licenziate ricevono diverse misure di aiuto, dal 20% del tempo di lavoro per cercare un altro impiego, una società di outplacement che li segue, indennità basate sull’età e gli anni di servizio, e ancora assegni per i figli agli studi e altre prestazioni. A chi resta invece viene garantita l’applicazione del piano sociale anche dopo la fusione per almeno 12 mesi. Un grande lavoro è stato fatto nel dialogare con tutti, trovando anche soluzioni di riduzione della percentuale di impiego per salvare dei posti».

«Abbiamo privilegiato la continuità», sottolinea Schraemli, figlio di uno dei fondatori della banca nel 1994. «Vogliamo mantenere una presenza importante a Lugano, con servizi alla clientela rafforzati. L’obiettivo è di ristrutturare prima e poi tornare a crescere».

«ASIB - conclude Natalia Ferrara – ha accompagnato Banca Arner, perché in Ticino gli impieghi continuano a diminuire ed è nell’interesse degli stessi dipendenti che vi siano sufficienti istituti, e solidi, sulla piazza. Spesso non c’è altra scelta e non ha senso opporsi ad una ristrutturazione.Piuttosto è opportuno lavorare insieme a soluzioni che rispettino sia il target economico dell’istituto sia i collaboratori. Il futuro della piazza finanziaria ticinese è fatto dalle persone che vi lavorano, non solo dai numeri. La qualità dei servizi e dunque la solidità delle strutture è determinata dalle collaboratrici e dai collaboratori e noi ne siamo i portavoce».