Como-Lecco chiusa due anni: i pendolari alzano la voce
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Blocco totale dei treni per 835 giorni per i lavori di elettrificazione della linea. Più di due anni – 27 mesi circa – di stop lungo il percorso della Como-Lecco, una tratta fondamentale per il collegamento tra le due città lombarde e per chi dal Lecchese deve spostarsi in Ticino. Una prospettiva «inaccettabile» per i pendolari, che hanno avviato una battaglia per chiedere una modifica del piano di intervento che riduca i disagi.
L’opera è attesa da anni e ha avuto un sostegno unanime sul versante italiano. La richiesta però è di una suddivisione in lotti dei lavori che consenta di evitare un’interruzione così lunga del servizio ferroviario. I portavoce del Comitato pendolari Como-Lecco, Giovanni Galimberti e Cristina Vaccani, hanno scritto una lettera al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e agli assessori regionali della Lombardia Claudia Maria Terzi e Franco Lucente per esprimere la preoccupazione dei viaggiatori e chiedere un intervento. L’avvio del cantiere, con la conseguente interruzione del servizio, non è ancora stato indicato con certezza, ma potrebbe scattare nel prossimo mese di giugno.
«L’elettrificazione della linea Como-Lecco è un’opportunità fondamentale per il nostro territorio, per la quale ci impegniamo da più di dieci anni – sottolineano i portavoce dei pendolari -. Tuttavia, una chiusura prolungata e la realizzazione di un’opera per la quale non si prevede un servizio adeguato, come richiesto da Regione Lombardia, rappresentano un rischio che non possiamo permetterci. Chiediamo il vostro supporto affinché questa infrastruttura venga realizzata nel modo più efficace e con il minor impatto possibile per cittadini e viaggiatori».
La stessa Regione Lombardia aveva chiesto a Reti Ferroviarie Italiane (Rfi) di suddividere il primo lotto dell’elettrificazione, tra Albate e Molteno, in tre fasi funzionali: Albate-Cantù, Cantù-Merone e Merone-Molteno. «La suddivisione – ribadiscono Galimberti e Vaccani -, avrebbe permesso di evitare una chiusura totale prolungata, garantendo almeno un servizio ferroviario parziale durante i lavori. Rfi però ha respinto la richiesta, motivando la scelta con un presunto aumento di costi e tempi. Il piano attuale prevede quindi una chiusura della linea per 835 giorni consecutivi, oltre due anni, una soluzione inaccettabile per la mobilità del nostro territorio».
L’impatto per gli utilizzatori della linea sarebbe difficilmente sostenibile: «Un blocco totale della linea per oltre 2 anni avrebbe ripercussioni pesantissime su studenti, lavoratori, frontalieri e sul turismo, con un impatto significativo sulla vivibilità del territorio», denunciano i pendolari. Il Comitato chiede poi chiarezza anche sugli ulteriori obiettivi per incrementare il servizio. «Il piano attuale – spiegano -, non ha una chiara visione del servizio ferroviario post-elettrificazione, in particolare sulle richieste di estensione del servizio TiLo e il potenziamento dell’infrastruttura, risposte rimandate a futuri interventi senza una pianificazione definita».
«Chiediamo un intervento per rivedere il piano di cantierizzazione, in modo da ridurre il periodo di chiusura e limitare i disagi per i viaggiatori – concludono Galimberti e Vaccani -. In particolare, proponiamo priorità all’elettrificazione tra Albate e Cantù, consentendo l’estensione del servizio TiLo fino a Cantù già in una prima fase e il mantenimento della mobilità con un servizio sostitutivo su bus nella tratta Molteno-Merone-Cantù. Il nostro territorio merita un’infrastruttura moderna e adeguata, ma non merita una chiusura così prolungata né un’opera incompleta».